Nba: Miami-Portland 117-104, LeBron record. Utah piega OKC, vincono i Lakers

Heat e Thunder si avvicinano in maniera opposta alla sfida di giovedì prossimo, riedizione dell'ultima finale Nba, che precederà l'All Star Game (leggi i convocati): Miami tocca con Portland la sua più lunga striscia vincente stagionale godendosi il record Nba di ogni epoca di LeBron James di sei gare di fila con almeno 30 punti e il 60% al tiro; Oklahoma City cade a sorpresa a Salt Lake City, surclassata dalla maggior consistenza in area dei Jazz. Notte strana a Los Angeles, dove Kobe Bryant chiude una delle serate meno produttive della sua carriera con 4 punti e 1/8 al tiro ma basta contro i Suns fanalino di coda a Ovest. Colpo playoff di Houston in casa Warriors, Memphis supera Sacramento.

LeBron James, 28 anni, media di 27 punti a partita. Reuters

Miami Heat-Portland Trail Blazers 117-104
Nel giorno del successo numero 1000 degli Heat in regular season, LeBron James scrive una volta in più il suo nome nel libro dei record con la sesta gara di fila con almeno 30 punti segnati e il 60% al tiro. Altrettante, sei, sono le vittorie di fila di Miami, con 11,8 punti di scarto medio, eguagliando la più lunga striscia vincente stagionale. Portland tiene alla grande fino al vantaggio 101-102 a 4'37'' dalla fine con la tripla di Matthews: 9/17 da tre per il quintetto Blazers, la guardia insieme a un Lillard da stropicciarsi gli occhi con 33 punti e il 13/20 di Aldride segnano 82 punti sui 104 di squadra, 10 arriveranno dal testo del quintetto e 12 (con 4/14 dalla panchina). In queste condizioni, con Hickson e Batum entrambi fermati a 5 punti, rispettivamente con zero rimbalzi e 5 perse, è difficile per Portland restare in gara, e infatti in neanche tre minuti arriva il 14-0 che la stende: approfittando di sei errori in fila di Batum, Lillard e Matthews, Wade in entrata crea per sé o generando le triple di Allen e Chalmers, prima che James e Bosh chiudano il break sul 115-102, quando a due minuti dal termine gli ospiti alzano bandiera bianca e mandano in panchina i titolari. James è l'uomo copertina, vendicando il precedente stagionale di inizio gennaio quando – fermandosi a 15 punti – è rimasto sotto quota 20 per l'unica volta nelle ultime 70 partite, ma per Miami pesano il 3/6 da oltre l'arco dalla panchina sia di Battier che di Allen, ma anche un Wade da 26 punti di media nelle ultime quattro partite (anche 7 assist e 5 rimbalzi d'attacco, oltre al 15/18 dalla lunetta in coppia con LeBron) e un Super Bosh da 10/12 da due nell'eccellente 35/55 di squadra degli Heat, privi dell'influenzato Miller e che perdono per una contusione allo stinco Haslem a gara in corso. Alla quinta di sei gare in trasferta, è la quarta sconfitta di fila per i Blazers, con 112,5 punti subiti di media.

Miami: Bosh 32 (13/15, 0/1, 6/6 tl), James 20, Wade 24, Allen 14. Rimbalzi: Bosh 11. Assist: James 9.
Portland: Lillard 33 (7/10, 3/8, 10/11 tl), Aldridge 29, Matthews 20. Rimbalzi: Matthews 6. Assist: Batum 4.

Memphis Grizzlies-Sacramento Kings 108-101
Terza vittoria di fila per Memphis, che sta ritrovando solidi equilibri dopo la partenza di Gay. Sacramento perde la quinta gara consecutiva in trasferta, dove in stagione ha perso 22 gare su 27, pur essendo reduce da un buon momento. Come nei due precedenti stagionali, i Grizzlies imbavagliano Thomas, reduce da 48 punti in due partite, che stavolta segna solo 13 punti con 0/6 da tre in coppia con Salmons, dopo essere stati insieme gli eroi dell'ultimo successo Kings. Le troppe palle perse (5 di Gasol, 4 di Conley e Allen) tengono in gara più del necessario i californiani, che complice il 4/16 da tre chiudono il match col 46,5% dal campo, senza impiegare Fredette e Outlaw ma ripescando Brooks, con Evans e Cousins a tirare la carretta. È Tony Allen, al massimo stagionale, a mettere la firma sul break che decide il match, un 13-4 in poco più di quattro minuti per l'81-71 a un minuto dalla fine del terzo quarto, da cui Sacramento non rientrerà più oltre il -7, ricacciata indietro dal 46,2% da tre dei padroni di casa.

Memphis: Gasol 24 (8/13, 8/9 tl), Conley 22, Allen 19, Randolph 13. Rimbalzi: Gasol 12. Assist: Conley 7.
Sacramento: Cousins 23 (8/15, 7/9 tl), Evans 20, Thompson e Thornton 15, Thomas 11, Brooks 10. Rimbalzi: Cousins e Evans 7. Assist: Cousins e Brooks 4.

Utah Jazz-Oklahoma City Thunder 109-94
Utah ferma i Thunder dominandoli in area. Reduce da quattro vittorie di fila con almeno 21 punti di scarto e subendo 88,5 punti, Oklahoma City stavolta ne incassa 20 in più e resta ben sotto i 106,4 punti segnati di media. Gli ospiti vanno sotto 56-46 a un paio di minuti dalla fine del primo tempo con un 8-0 casalingo e non rientra oltre il -5 di fine terzo quarto, quando un 8-0 firmato quasi tutto da Jefferson dà l'avvio a un nuovo parziale di 20-4 in 8' (durante i quali i Thunder mandano a vuoto 13 possessi su 15, con in mezzo il primo flagrant foul in carriera di Durant) per il severo 104-83 a 5'22'' dalla fine su cui Brooks decide di cambiare tutto il quintetto. Reduce da due sconfitte, tra cui quella casalinga con Chicago che aveva interrotto una serie di 10 successi nelle ultime 11 gare casalinghe, Utah riesce a giocare una ventina di palloni in più tra la valanga di palle perse di Oklahoma City (20 in tutto, tra cui 7 di un Westbrook in giornata no, anche 4/8 dalla lunetta) e il dominio in area: sotto il tabellone ospite sono 19 i rimbalzi difensivi dei Thunder e 16 quelli offensivi dei Jazz, di cui 9 solo della coppia Millsap-Jefferson. E così, una volta messa la testa avanti, Utah è riuscita a mantenerla, forte dei 59 punti (con tre uomini in doppia cifra) arrivati dalla panca mentre dall'altra parte con Martin mezzo influenzato che sparava a salve (0/4 da tre) solo 27 punti sono arrivati fuori dai Big Three, tra cui peraltro il solo Durant ha giocato ai suoi livelli. I Jazz erano ancora senza gli infortunati Hayward e Mo Williams.

Utah: Jefferson 23 (11/21, 0/1, 1/2 tl), Millsap 18, Favors 15, Carroll e Burks 13, Foye 11. Rimbalzi: Millsap 10. Assist: Millsap e Tinsley 6.
Oklahoma City: Durant 33 (8/12, 3/4, 8/9 tl), Westbrook 22, Jackson 12, Ibaka 10. Rimbalzi: Durant 6. Assist: Durant e Westbrook 5.

Los Angeles Lakers-Phoenix Suns 91-85
Al ritorno a casa dopo aver fatto 6500 miglia in 13 giorni con lo Staples Center occupato dai Grammy Awards, i Lakers raccolgono il quinto successo in sette partite ma faticano a riconoscere Kobe Bryant. Enfatizzata da qualche settimana la fase di playmaking del suo gioco a scapito di quella prettamente realizzativa, resta senza tirare tutto il primo tempo, in cui distribuisce 8 assist, e solo a 2'13'' dalla fine troverà l'unico canestro della sua partita: chiuderà con 9 assist ma anche 1/8 al tiro (0/4 da tre) e 4 punti con 8 perse in 36', una delle prestazioni offensive più modeste della sua carriera. Ma se un mese fa a Phoenix i gialloviola ci lasciarono le penne, stavolta neanche una prestazione del genere della loro stella mette a rischio il successo (sesto in sette gare casalinghe) contro i Suns fanalino di coda a Ovest e seconda peggiore squadra in trasferta della Nba (5-23 il record fuori casa), reduci oltretutto dal minimo franchigia di punti sfiorato nella partita prima con Oklahoma City (69). Trovando qualità vicino a canestro da Howard e Jamison (19 punti a testa, rispettivamente con 18 e 10 rimbalzi), se i Lakers hanno bisogno di arrivare fino in fondo per chiudere il match è perché si impantanano in un blackout nel terzo quarto in cui per nove minuti restano senza segnare, così addirittura a 10' dalla fine sono sotto 67-73. Poi però gli errori di O'Neal, Morris e Beasley lasciano campo libero ai losangeleni per il 75 pari a 8' dalla fine con un 10-2 in quasi 5 minuti che è solo l'inizio del 18-4 in 7' con cui sull'85-77 incanalano definitivamente la partita sui loro binari. Phoenix trova quantità da Beasley, Scola e O'Neal, ma – già limitata di per sé – non può sperare nel colpaccio a Los Angeles in una giornata in cui sbaglia 10 triple su 13 e trova dal leader Dragic solo 3/12 al tiro con 4 perse. Per l'ex Nash stavolta 10 punti con 8 assist e 5/11 al tiro in 32'.

LA Lakers: Jamison 19 (6/12, 2/4, 1/2 tl), Howard 19 (8/15, 3/6 tl), World Peace 17, Clark 11, Nash 10. Rimbalzi: Howard 18. Assist: Bryant 9.
Phoenix: Beasley 18 (6/12, 1/3, 3/3 tl), Scola 15, Tucker 13, O'Neal 12, Dudley 10. Rimbalzi: O'Neal 13. Assist: Dragic 6.

Golden State Warriors-Houston Rockets 107-116
Dopo le 23 triple del record Nba eguagliato di qualche giorno fa, Houston si conferma la bestia nera di Golden State, che al ritorno tra le mura amiche deve rimandare l'appuntamento col successo e perde la quinta partita consecutiva, seppur a pieno organico col rientro di Bogut e Jack. I Rockets, che avevano perso le ultime tre trasferte e nove delle ultime dodici, piazzano l'allungo sul finire del terzo quarto, quando tengono i Warriors a 4 punti in 4', toccando coi canestri di Parsons (super: 6/9 da due, 3/6 da tre, 8 rimbalzi e 9 assist) il 77-88, da cui i californiani torneranno al massimo a -5 a suon di triple a inizio quarto periodo. Qui però un rimbalzo d'attacco di Asik e due triple in sequenza di Delfino e Morris ribadiscono il 9-107 della sicurezza a metà ultimo quarto. Ex di turno cresciuto nella vicina Palo Alto, Lin è insieme a Harden protagonista con un 19/19 in coppia dalla lunetta per cancellare il loro 2/10 da tre punti e 10/33 complessivo al tiro. Golden State soffre sotto, dove Lee e Landry chiudono con 4/16 da due, e da oltre l'arco colpisce solo il rientrante Jack (4/7) mentre i bomber Curry e Thompson si arenano sul 3/10 in coppia da oltre l'arco: troppo poco sulla distanza contro la macchina da canestri di Houston, che manda sette uomini in doppia cifra e chiude con 33/57 da due.

Golden State: Curry 27 (8/14, 2/5, 5/6 tl), Thompson e Jack 22, Lee 12. Rimbalzi: Lee e Bogut 12. Assist: Curry 6.
Houston: Harden 27 (5/14,2/8, 11/11 tl), Parsons 21, Lin 14, Asik 13, Morris e Patterson 12, Delfino 10. Rimbalzi: Asik 15. Assist: Lin 10.