Mike D'Antoni ce la farà?
Perché Jackson scartato?

L'ormai ex coach dei Lakers, Phil Jackson. Ansa

Ci sono poche persone nella storia dello sport che hanno riscosso tanta ammirazione quanta ne ha ricevuta Phil Jackson. Che lo amiate o lo odiate, Jackson ha il pedigree, la saggezza, i risultati, il rispetto e la stima generale che solo i più grandi leader sono riusciti a ottenere nel corso degli anni. E tutto questo se l'è guadagnato prima come giocatore, o da soldato sul campo, se preferite, prima di diventare un grande leader nel ruolo di coach. Jackson era ormai diventato una leggenda assoluta già al sesto-settimo titolo vinto, ma quando un paio di anni fa aveva deciso di ritirarsi, avrebbe meritato che la sua faccia venisse scolpita nel Mount Rushmore degli allenatori, immortalata in mezzo a Knute Rockne, John Wooden e tra i più grandi di sempre. Speriamo che possiate perdonarci, quindi, se non riusciamo a capire perché i Los Angeles Lakers abbiano scelto Mike D'Antoni come nuovo coach e non Jackson. Quando Phil lasciò le strutture di allenamento di El Segundo verso quella che sembrava essere una vita fuori dal basket, i Lakers sapevano benissimo che, in realtà, il vecchio coach avrebbe ancora avuto molto da dare. Non era finito e non era pronto per chiudere definitivamente con questo sport. Adesso i Lakers sono a un bivio, sperano che D'Antoni possa condurre la squadra alla lotta per il titolo mentre Jackson si chiederà come mai non è stato ritenuto adatto a sostituire l'esonerato Mike Brown, l'uomo che ha avuto la sfortuna di essere il suo successore. La storia non è dalla parte dei Lakers, perlomeno finché nel roster ci sarà Kobe Bryant, il quale non è mai arrivato alle Finali senza Jackson in panchina. E non lo diciamo per sminuire Brown, Del Harris, Kurt Rambis, Rudy Tomjanovich o Frank Hamblen. E' solamente un dato di fatto.

Per Mike D'Antoni una grande sfida. Epa

coach da record — Alcuni coach e giocatori sono legati indissolubilmente nel tempo. Anche Michael Jordan aveva lo stesso legame con Jackson e non ha mai raggiunto gli stessi livelli in Nba con altri (parliamo di Kevin Loughery, Stan Albeck o Doug Collins) prima o dopo aver giocato con Jackson. Il 67enne "Maestro Zen" ha avuto una carriera davvero unica in Nba ed è il detentore del record per il maggior numero di anelli vinti da giocatore e da allenatore (dopo aver superato Bill Russel grazie alla vittoria del titolo nel 2009 da parte dei Lakers). Il coach detiene inoltre il record per la percentuale più alta di partite vinte in Nba (70.4%) e potrebbe infilarsi i propri anelli in tutte le dita delle mani più tre dei piedi, avendone vinti due da giocatore con i New York Knicks e undici da coach dei Chicago Bulls (6) e dei Lakers (5).

guru offensivo — Probabilmente i Lakers volevano qualcosa di diverso. Forse preferivano qualcuno che ponesse meno condizioni sull'incarico o qualcuno che non richiedesse il controllo su tutte le decisioni riguardanti il personale, un punto davvero importante per una dirigenza ancora provata dalle precedenti discussioni con Jackson. D'Antoni è un buon allenatore, considerato da tutti uno dei migliori in circolazione prima che venisse esonerato da New York la scorda stagione. La sua familiarità non solo con Bryant, ma anche con Steve Nash, Pau Gasol e Dwight Howard farà senza dubbio bene ai Lakers in questa stagione. I Lakers hanno ogni diritto di essere entusiasti della filosofia offensiva di D'Antoni; quella che negli anni ha fatto miracoli per molti giocatori, primi fra tutti i playmaker. Tutto iniziò con Nash a Phoenix fino a Jeremy Lin a New York, con D'Antoni che diventava sempre più il guru del basket offensivo. Tuttavia, dobbiamo prendere atto che il gruppo pieno di stelle di Phoenix guidato da D'Antoni non riuscì mai a superare i Lakers o i San Antonio Spurs per approdare in finale. Inoltre, ha avuto un roster talentuoso (anche se con alcuna pecca) a disposizione a New York, ma non è mai riuscito a far esprimere il potenziale dei suoi giocatori.

panchina scottante — Quindi, esattamente come Brown o Mike Dunleavy, anch'egli preso in considerazione per la panchina, l'arrivo D'Antoni è costellato di punti interrogativi che riguardano la sua abilità di cavarsela nella panchina più scottante dell'Nba. L'unico coach che i Lakers avrebbero potuto prendere senza che si portasse dietro questi interrogativi era proprio quello che è stato messo da parte nel weekend. La volta scorsa, scegliendo Brown per rimpiazzare Jackson, hanno sbagliato, ma per il bene delle loro stelle ormai anziane, i Lakers dovranno per forza azzeccare questa.