Gli infortuni di due superstar come Gordon Hayward e Kyrie Irving sono stati assorbiti dalle grandi prestazioni dei nuovi leader della squadra
Nonostante l’ormai famigerata maledizione infortuni, che aleggia da inizio stagione su tutta Boston e che ha messo fuori gioco le due superstar Gordon Hayward e Kyrie Irving (oltre a Daniel Theis e Shane Larkin, di cui non si conoscono i tempi di rientro), i Celtics non sembrano avere la minima intenzione di rallentare la loro marcia trionfale in questi playoff, arrivati ormai alla finale di Conference. Il prossimo ostacolo si chiama LeBron James, ma coach Stevens sa di poter contare sui "nuovi" Big 3: Terry Rozier, Al Horford e Jayson Tatum.
scarry terry — "Avanti il prossimo": questa ¨¨ la filosofia con la quale i Celtics hanno fronteggiato l’emergenza infortuni. E Rozier ne ¨¨ l'emblema. Lui aveva il compito pi¨´ difficile: rimpiazzare una superstar come Kyrie Irving. Nessun problema per Scary Terry, soprannome ormai molto in voga in citt¨¤, che ha preso in mano le chiavi della squadra di coach Stevens dirigendo l’orchestra senza mettere da parte il talento da realizzatore. Proprio ci¨° di cui i Celtics avevano pi¨´ bisogno. Dall’inizio della postseason, ha infilato record personali uno in fila all’altro. I 26 punti infilati in gara 7 contro Milwaukee hanno fatto da consacrazione e steso il tappeto rosso per i 29 (cereer high) messi a tabellino in gara-1 della serie con Phila, chiusa con 19 punti, 7.2 rimbalzi, 4.4 assist di media e solo 5 palle perse totali. Il tutto impreziosito da un carattere d’acciaio: "Non ho paura di nulla e di nessuno” ha affermato Rozier “neanche delle pressioni dei playoff. Erano in tanti quelli che non credevano in me. Dal mio punto di vista, invece, la postseason non mi spaventa, ma la vedo come la mia grande occasione".
scarry terry — "Avanti il prossimo": questa ¨¨ la filosofia con la quale i Celtics hanno fronteggiato l’emergenza infortuni. E Rozier ne ¨¨ l'emblema. Lui aveva il compito pi¨´ difficile: rimpiazzare una superstar come Kyrie Irving. Nessun problema per Scary Terry, soprannome ormai molto in voga in citt¨¤, che ha preso in mano le chiavi della squadra di coach Stevens dirigendo l’orchestra senza mettere da parte il talento da realizzatore. Proprio ci¨° di cui i Celtics avevano pi¨´ bisogno. Dall’inizio della postseason, ha infilato record personali uno in fila all’altro. I 26 punti infilati in gara 7 contro Milwaukee hanno fatto da consacrazione e steso il tappeto rosso per i 29 (cereer high) messi a tabellino in gara-1 della serie con Phila, chiusa con 19 punti, 7.2 rimbalzi, 4.4 assist di media e solo 5 palle perse totali. Il tutto impreziosito da un carattere d’acciaio: "Non ho paura di nulla e di nessuno” ha affermato Rozier “neanche delle pressioni dei playoff. Erano in tanti quelli che non credevano in me. Dal mio punto di vista, invece, la postseason non mi spaventa, ma la vedo come la mia grande occasione".
big al —
Troppo spesso lasciato in disparte nell’olimpo delle superstar Nba, Al Horford ¨¨ il totem dei Celtics, il pap¨¤ adottivo del giovane roster e l’uomo da cui andare nei momenti di difficolt¨¤, sia sul parquet che in spogliatoio. Il lungo dominicano ¨¨, fin qui, il miglior giocatore di Boston. Gli strepitosi numeri di questa postseason (17 punti, 8.7 rimbalzi, 3.3 assist, 1.2 palle rubate e 1.3 stoppate) raccontano di una presenza costante in ogni angolo del parquet: i compagni lo cercano quando hanno bisogno di canestri sicuri in attacco mentre coach Stevens gli affida gli avversari pi¨´ pericolosi in difesa. La sua versatilit¨¤ gli ha permesso di mettere i bastoni tra le ruote ad Antetokounmpo nel 1¡ã turno e di passare dalla marcatura su Embiid a quella su Simmons, limitando entrambi, nelle semifinali di conference. Leader silenzioso che sa quando far sentire la propria voce, come afferma coach Stevens: “Al ¨¨ quello che d¨¤ stabilit¨¤ al gruppo. Quando le cose si fanno difficili tutti, allenatori compresi, ci rivolgiamo a lui con uno sguardo del tipo ‘Al dicci cosa fare…’”.
tatum —
18.8 punti di media nei playoff (miglior realizzatore della squadra), 23.6 nel 2¡ã turno contro i Sixers, 7 gare di postseason consecutive con almeno 20 punti a referto (seconda striscia pi¨´ lunga nella storia Nba per un rookie), con le ciliegine sulla torta del canestro decisivo che ha piegato Phila in gara-5 e il dominio nella sfida interna contro l’altra super matricola Ben Simmons. A dispetto della carta d’identit¨¤, che alla voce et¨¤ dice 20 anni, Jayson Tatum ¨¨ gi¨¤ una solida certezza nel presente dei Celtics, oltre che il gioiello pi¨´ prezioso per il futuro della franchigia. Uno scenario che si preannuncia roseo: perch¨¦ assieme al debuttante da Duke questi playoff stanno facendo da consacrazione anche per Jaylen Brown che, nonostante i problemi al bicipite femorale che l’hanno tormentato da gara-7 contro i Bucks, ¨¨ diventato il two-way player che mancava nell’arsenale dei Celtics. Jason e Jaylen (ai quali di aggiunge Semi Ojeleye, che sta crescendo come specialista difensivo) sono il nucleo giovane che ha portato in alto Boston, quello che, ora, ¨¨ chiamato a misurare il proprio livello di maturit¨¤ contro LeBron e i pi¨´ esperti Cavaliers.
Andrea Grazioli
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