Otto stagioni di fila con almeno 2000 punti, dieci anni da fenomeno offensivo e un solo cruccio: non essere mai arrivato alle Finals. Il prodotto di South Carolina per¨° in Colorado ¨¨ diventato un simbolo. E un Hall of Famer
In una Nba che stava cambiando tra la fine degli Anni ’70 e l’inizio degli Anni ’80, i Nuggets hanno trovato in Alex English il loro profeta. Attaccante completo in grado di segnare in tutti i modi, English con la maglie della franchigia del Colorado ha fatto cose straordinarie, diventando uno dei giocatori pi¨´ difficili da marcare della sua epoca. Otto stagioni consecutive (dal 1981-82 al 1988-89) con almeno 2.000 punti a referto (record Nba) sono il suo marchio di fabbrica a Denver, una citt¨¤ nella quale ha vissuto una decade assolutamente straordinaria.
Alex English, oggi 64 anni, ha giocato a Denver dal 1980 al 1990. Archivio
l’inizio —
Arrivato a Denver il primo febbraio 1980 in quella che viene considerata una delle migliori operazioni di mercato nella storia della franchigia (scambio con i Pacers per un George McGinnis is fase calante), English fa subito capire quanto i Nuggets abbiamo guadagnato nella trade. In una squadra a trazione anteriore, lui si trova a meraviglia e nelle sue prime due stagioni in Colorado mostra la sua straordinaria capacit¨¤ di trovare il canestro e la sua versatilit¨¤. Nei suoi primi due anni a Denver l’ex stella della University of South Carolina getta le basi per una carriera da Hall of Fame.
il momento top —
Con English come terminale offensivo, una squadra che diverte i suoi fan per la pallacanestro che esprime diventa abbonata alla postseason. Il momento migliore di English arriva tra il 1984 e il 1987. Nel 1984-85 l’idolo dei Nuggets trascina la sua squadra alla finale della Western Conference, persa in cinque partite contro i Lakers Showtime (che poi vinceranno il titolo) di Kareem e Magic. In quella postseason English mette a referto qualcosa come 30.2 punti di media. L’annata successiva ¨¨ la migliore a livello personale per English, che chiude con quasi 30 punti di media (29.8) tirando con il 50.4% dal campo. Dopo una buona regular season, Denver si affida alle invenzioni offensive di English ma fatica a livello difensivo e si deve inchinare davanti ai Rockets di Olajuwon e Sampson al secondo turno. I Nuggets targati English non riusciranno pi¨´ a passare il secondo turno, ma nella sua lunga parentesi in Colorado il giocatore scelto al secondo turno (dai Bucks) nel draft del 1976 porta il club di Denver per nove volte alla postseason.
l’addio —
Nell’estate 1990, dopo una straordinaria decade a Denver, il 36enne English diventa free agent e ad agosto firma un contratto annuale da un milione di dollari con i Mavericks, chiudendo cosi la sua avventura con i Nuggets. A Dallas English gioca la sua ultima stagione sui parquet Nba per poi chiudere definitivamente la carriera l’anno successivo a Napoli.
i numeri —
Le otto stagioni consecutive (tutte in maglia Nuggets) con almeno 2.000 punti a referto rappresentano qualcosa di straordinario ma raccontano solo in parte l’impatto sul club di un giocatore capace d stabilire, nella sua decade a Denver, ben 31 record di franchigia. Tra i tanti primati giusto citare quello dei punti segnati (21.645), della media punti (25.9 a partita) e delle gare giocate (837): English, infatti, a Denver tra il 1980 e il 1990 ha saltato solamente cinque partite, un vero Highlander del parquet.
i trionfi —
Il cruccio di English, come altri grandi fenomeni della Nba, ¨¨ quello di non essere mai arrivato alle Finals. A livello di squadre il suo risultato migliore resta la finale della Western Conference nel 1985. English con i Nuggets ha meritato la convocazione all’All Star Game in otto stagioni e ha visto il suo numero 2 ritirato dalla franchigia del Colorado. Nel 1997 ¨¨ poi stato eletto nella Hall of Fame di Springfield.
Simone Sandri
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