L’azzurro racconta in esclusiva per La Gazzetta dello Sport il suo rapporto col coach di San Antonio, diventato il terzo pi¨´ vincente della storia
A Pop di questo primato credo importi poco. Lui ¨¨ fatto cos¨¬, ¨¨ sicuro che ci sono cose pi¨´ importanti del basket nella vita. E’ questo il consiglio pi¨´ importante che mi ha dato, quello di ricordarmi che c’¨¨ un mondo fuori che vale molto pi¨´ di quello che succede in campo. La famiglia, la mia ragazza Martina, gli amici, gli hobby...
L’abbraccio tra Belinelli, in maglia azzurra, e Popovich durante l’Europeo 2017. Ciam/Cast
Ricordo quando sono arrivato agli Spurs, nel 2013. Devo confessare che avevo un po’ di timore riverenziale, anche se lo avevo gi¨¤ conosciuto e sapevo che mi seguiva da tempo. Avevo gi¨¤ avuto grandi coach, ma quello era Gregg Popovich, dei San Antonio Spurs. Ho scoperto una persona piena di interessi, con voglia di conoscere il mondo e di parlare di quei vini su cui ci confrontiamo spesso. Siamo diventati una famiglia, con la gioia indimenticabile del titolo 2014 e lo siamo stati anche quando sono andato via. E’ stato un onore che mi abbia rivoluto, che mi abbia sempre cercato, sempre elogiato. E’ venuto a trovarmi persino quando giocavo con la Nazionale. Un vero signore.
Da lui ho imparato tanto. E so quanto lui abbia stima di me, anche se vedo le sue smorfie in panchina quando prendo un tiro fuori equilibrio. Continuer¨° a farli, sapendo che mi sono conquistato il rispetto di uno dei pi¨´ grandi coach di sempre. Il pi¨´ grande che abbia avuto.
Marco Belinelli
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