Accendere la graticola. Mettere birre ghiacciate al fresco. Niente è più estivo di un barbecue nel giardino di casa. O di sogni ad occhi aperti, mentre si sta seduti a prendere il sole. Certo, il calendario della Nba esce tra pochi giochi. Certo, per le prime partite della stagione mancano meno di tre mesi. Ma perchè fermarci qui? Arriviamo fino alla prossima primavera, quando la stagione 2013-2014 sarà finita, e con buon anticipo diamo un’occhiata ai potenziali vincitori dei vari premi. Oggi guardiamo alla mia personale selezione di candidati ad essere il Most Improved Player. Qui sotto poi potrete dire la vostra.

Kawhi Leonard in azione contro Chris Bosh durante le Finals. Reuters

Kawhi Leonard, Spurs — C’è ancora qualcuno che non conosce i molti e magnifici talenti del ragazzo che porta il nome preferito da Charles Barkley, dopo che ha ricoperto un ruolo di primo piano nella corsa degli Spurs verso le Finals della scorsa stagione? Ad ogni round dei playoff Leonard si è fatto carico dei più gravosi compiti difensivi, facendo un lavoro lodevole su LeBron James. Non sono mancate le volte in cui si è prodotto anche in attacco, ma l’impressione è che Leonard abbia mostrato solo una minima parte di quello che sa fare. Non è più un azzardo pensare che possa davvero diventare, come previsto da coach Gregg Popovich, un uomo franchigia. Mentre l’età di Tim Duncan e Manu Ginobili continua ad avanzare e il loro minutaggio a calare, The Quiet One avrà ogni opportunità di fare molto rumore man mano che si assumerà maggiori responsabilità. Potrebbe fare il salto che il vincitore dello scorso anno, Paul George, fece con i Pacers.

Harrison Barnes, Warriors — Prima di sbattere la testa sul parquet e dover abbandonare Gara 6 delle semifinali della West Division, Barnes stava facendo il massimo per portare gli Spurs a Gara 7 della serie. Il giocatore della prima squadra dell’All-Rookie Team ha tenuto una media di 9.7 punti e 4.1 rimbalzi in soli 25.4 minuti a partita. Quanto più nei playoff coach Mark Jackson si affidava a lui, tanto più Barnes dava prova di quello che sa fare. É sceso a canestro, ha infilato tiri da tre: in altre parole, man mano che l’importanza delle partite aumentava, lui faceva vedere perchè Golden State ne aveva fatto la settima scelta nel draft del 2012. Con Andre Iguodala che velocizza il gioco e attira su di sé le attenzioni delle difese avversarie, a Barnes non mancherà l’opportunità di fare il grande balzo.

Jonas Valanciunas, Raptors — Dopo essere stato nominato MVP nella Las Vegas Summer League, sono in molti, tanto in Canada quanto negli Usa, a credere che questa sia la stagione in cui il giovane big man dei Raptors esploderà, soprattutto ora che non deve concedere minuti ad Andrea Bargnani. Ha lavorato per irrobustire la parte superiore del suo esile fisico, a quanto sembra senza perdere rapidità. Le sue cifre da rookie - 8.9 punti, 6.0 rimbalzi, 1.3 stoppate e una percentuale di 55.7canestri dal campo in 23.9 minuti a partita - hanno mostrato che, avendo a disposizione un maggiore minutaggio, il lituano ha margini di crescita, specialmente in attacco, dove prende decisioni ponderate e non forza i tiri. Ma i Raptors dovranno sforzarsi di fargli arrivare la palla. Valanciunas tira i liberi, preceduto in questo solo da Bradley Beal, Andre Drummond e Barnes tra i rookie dello scorso anno. Se continua a lavorare sulla massa e sulla forza, può diventare un solido baluardo a guardia del canestro in difesa.

Eric Bledsoe, Suns — Ci sono molti posti in cui Bledsoe sarebbe potuto finire, che sembrerebbero fare al caso suo più di Phoenix. I Suns hanno già un playmaker: Goran Dragic. Ma è probabile che coach Jeff Hornacek li faccia giocare in tandem e Bledsoe ha le qualità per giocare in posizione 2 e sfruttare la sua abilità difensiva per rubare palloni e creare opportunità per contropiedi e canestri facili per l’attacco. Nei Clippers mordeva il freno per poter uscire dall’ombra di Chris Paul e se adesso riuscisse a contenere una certa tendenza a tirare d’impulso, Bledsoe potrebbe mettere a referto delle belle prestasioni per una squadra come quella dei Suns votata all’attacco.

Jeremy Lamb, Thunder — Si muove sul parquet facendo sembrare tutto così lento e facile che la metà delle volte vorresti andare a vedere se quegli occhi all’apparenza assonnati sono davvero aperti. Da rookie non ha giocato molto, andando di continuo avanti e indieteo tra OKC e Tulsa nella Nba-D League per maturare un po’ di esperienza sul campo. Nella Orlando Summer League ha segnato molto e giocato bene ed ora, con la partenza di Kevin Martin, la porta è spalancata e la scelta numero 12 del Draft del 2012 può entrare e mettere a frutto tutte quelle occasioni di tiro senza difesa che si creano giocando con Kevin Durant e Russell Westbrook. Se quegli occhi sono ben vigili, Lamb potrebbe riuscire a fare cose davvero grandi nella corsa per il titolo.