Nba, Kobe Bryant trasformato da top scorer a uomo assist

Kobe Bryant, 34 anni, 11,2 assist di media nelle ultime 5 gare. Reuters

Per 17 anni Kobe Bryant è stato una vera e propria arma offensiva: tanto aggressivo quanto sicuro delle proprie potenzialità, Kobe era convinto che segnando più canestri possibile anche le possibilità di vittoria dei Lakers sarebbero aumentate in modo esponenziale. L’avvio di stagione di Bryant è stato fulminante, persino per i suoi standard abituali: i suoi tiri dal campo sono in media poco più di 22 a partita, ma le percentuali sono le migliori della sua carriera. Bryant è andato al tiro 31 volte in una sconfitta contro Houston, mentre sono state rispettivamente 41 e 32 i suoi tentativi in una vittoria contro Golden State e in una sconfitta a Toronto. Dopo un inizio di stagione da 17-25 che sta mettendo a serio rischio la qualificazione dei Lakers ai playoff, Kobe ha modificato il suo stile di gioco: adesso sembra molto più Magic che Jordan e di fatto sta diventando il vero playmaker dei Lakers, nel tentativo di trascinare una squadra che sta incontrando molte difficoltà.

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kobe, l'assistman — Dopo aver chiuso con più di 10 assist in appena 11 delle prime 42 partite, Bryant ha una media di 11,2 assist nelle ultime cinque gare: questa striscia positiva ha prodotto quattro vittorie e, soprattutto, ha riacceso la speranza che non tutto sia perduto. "È una bella sensazione – ha dichiarato Kobe dopo la vittoria dei Lakers contro i Timberwolves -. Sto solo cercando di fare tutto il possibile per vincere: anche se ho dovuto cambiare radicalmente il mio stile di gioco, per uscire da una situazione come questa e tornare a vincere devo dare alla squadra quello di cui ha bisogno in questo momento". Sarebbe inesatto dire che in tutti questi anni Bryant non abbia mai passato molto la palla, ma è altrettanto vero che gli assist non sono mai stati la sua prima scelta per attaccare le difese avversarie: Kobe ha sempre pensato di essere il miglior giocatore in circolazione nell’uno contro uno, e questa convinzione ha alimentato quella mentalità individualista che lo ha portato a segnare così tanto nel corso della sua carriera. Bryant ha una rispettabile media di 4.7 assist in carriera, la stessa che ha tenuto nelle prime 42 partite di quest’anno: la sua media assist in carriera è superiore a quella degli altri cinque giocatori che hanno segnato almeno 30.000 punti nella Nba. Ma il ruolo di Kobe è cambiato radicalmente nelle ultime due settimane: nella striscia di quattro sconfitte consecutive che ha preceduto la piccola impennata dei Lakers, Bryant ha tirato rispettivamente 25, 32, 22 e 23 volte e ha servito in tutto 14 assist. Nelle ultime cinque partite le conclusioni di Kobe sono state rispettivamente 10, 12, 12 e 17 (nell’unica sconfitta dei Lakers) mentre gli assist sono stati 56. "Sto cercando di fare la differenza con gli assist, ma anche attaccando il canestro e segnando quando ne ho l’opportunità - ha dichiarato Bryant -. Ci sono molti modi di essere decisivo".

arma letale — Per una persona notoriamente ostinata come Bryant, è una metamorfosi illuminante sotto molti aspetti: "Non è certo facile cambiare mentalità – ha dichiarato il coach dei Lakers, Mike D’Antoni -, ma Kobe ci sta provando". La carriera di Bryant volge ormai al tramonto, e Steve Nash e Dwight Howard non sono ancora quei giocatori che si erano imposti tra i migliori della Nba: di conseguenza la metamorfosi di Kobe è un’assoluta necessità anche per i Lakers, che al momento hanno un record di 21-26 e sono al 10° posto nella Western Conference. "Giocare contro Bryant è diverso da vederlo in televisione – ha dichiarato l’ala dei Wolves, Derrick Williams -. È un’arma letale: se gli lasci anche poco spazio ti punisce al tiro, mentre se ti avvicini troppo può far male con un assist in backdoor". Anche i compagni di squadra di Kobe stanno sfruttando al meglio questo nuovo altruismo: Pau Gasol ha avuto delle difficoltà per gran parte della stagione, ma contro i Timberwolves ha chiuso con 22 punti e 12 rimbalzi. Antawn Jamison viaggia in doppia cifra da quattro partite di fila, e Nash si sta adattando abbastanza bene a portare meno palla e a sfruttare quella libertà al tiro di cui può usufruire quando Bryant attira tutte le attenzioni della difesa avversaria. I Timberwolves non hanno saputo trovare una risposta al nuovo stile di gioco di Kobe: nel primo quarto Bryant ha costantemente surclassato Luke Ridnour, più basso di lui, in post e di conseguenza l’incerta difesa dei Wolves ha cercato di raddoppiarlo. Ma Kobe ha letto perfettamente la situazione e ha cominciato a servire i compagni liberi sul perimetro, lasciando loro spazio per delle conclusioni facili: i Lakers hanno segnato 8 dei loro primi 10 tiri da tre punti e hanno costruito un vantaggio di 29 punti nel secondo quarto.

studiando magic — Oltre a Jordan, Bryant ha sempre ammesso di aver studiato anche Magic Johnson, Oscar Robertson e John Stockton durante l’adolescenza: e quando gli viene chiesto un parere su Magic - che per molti si contende con Kobe la palma di miglior giocatore di tutti i tempi dei Lakers – risponde con un ampio sorriso. "Purtroppo con il passare degli anni si tende a dimenticare. La gente dimentica quanto fosse bravo Magic, e non si ricorda di alcuni dei suoi assist: quello che riusciva a fare sul parquet era straordinario, così come la sua visione di gioco. E anche io, da piccolo, ero un suo grande tifoso". Se Bryant dovesse riuscire a estrarre i Lakers dalle macerie e a trascinarli a un altro titolo conquisterebbe il sesto anello in carriera, eguagliando Jordan e superando Magic. "Stiamo cercando di trovare equilibrio – ha ammesso Kobe -. Se per un tempo non andassi mai al tiro forse non riusciremmo ad esprimere completamente il nostro potenziale, ma credo che sia altrettanto importante mettere in ritmo i miei compagni di squadra. Io posso comunque prendere il ritmo giusto in fase offensiva anche nel corso del match". Bryant continua a parlarne con D’Antoni: "È fondamentale essere aggressivi e trovare le giocate giuste – ha dichiarato il coach dei Lakers -. Quando stai per tirare e la difesa avversaria ti attacca, devi passare la palla: quando non succede, devi tirare, ed è importante farlo per tutta la partita. Un giocatore non può credere di entrare in campo, servire assist ai compagni per un quarto e poi improvvisamente pensare solo a tirare". Bryant si sta adattando sempre meglio a passare di più la palla, e improvvisamente anche i Lakers sembrano rinati a nuova vita: Los Angeles sembrava sepolta sotto un cumulo di infortuni e problemi, ma adesso è a sole 3,5 partite di distanza da Houston nella corsa all’ottavo e ultimo posto playoff e sta spingendo forte. I Lakers si sono avvicinati così tanto ai Rockets che Bryant ha ricominciato a guardare la classifica: "In un certo senso sì, soprattutto per avere un’idea di quello che sta succedendo – ha spiegato Kobe -. Ma sono sicuro che recupereremo".