Irving show, Oklahoma cade
Successi per Knicks e Spurs

Kyrie Irving, play dei Cavs, contro Westbrook di Oklahoma City. Ap

Il super rush finale di Kyrie Irving regala una notte di gloria a Cleveland, che approfitta del momento di leggera flessione dei Thunder. Non si fa invece sorprendere San Antonio nel testa-coda con Washington, anche se teme per l'infortunio di Duncan, così come l'uscita in barella di Kidd-Gilchrist immobilizzato preoccupa Charlotte, sconfitta a Houston dalla prima tripla doppia di Harden e dal gran finale di Patterson. Il ritorno di Curry prolunga il buon momento Warriors contro Phoenix, mentre Portland vendica la sconfitta di 24 ore prima nella sfida playoff con Utah. Travolte sia Sacramento che New Orleans: a New York il protagonista di serata non è Anthony ma Stoudemire, a Minneapolis i Wolves interrompono una striscia di sei sconfitte. Senza i suoi tre migliori giocatori, Orlando tiene ma nel finale deve arrendersi a Milwaukee.

Prima tripla doppia per Harden, qui contro Kemba Walker. Reuters

New York Knicks–Sacramento Kings 120-81
Amare Stoudemire sfiora il record di franchigia Knicks di 11 canestri realizzati senza errori: chiude con 10/10 e, a 16,6 punti di media nelle ultime 9 gare col 69% al tiro, è il motore del break di 34-8 con cui New York nel primo tempo orienta da subito la sfida contro Sacramento allo sbando. I Kings segnano 11 punti nel secondo periodo, 20 in tutto nei quarti centrali, chiuderanno con il 42,1% al tiro e 6/23 in coppia delle proprie guardie Thomas e Evans, col solo Cousins in grado di mettere in piedi numeri fini a se stessi: alla settima sconfitta nelle ultime otto partite, Sacramento segna 80,7 punti di media nelle ultime tre partite. Così i Knicks non si accorgono neanche che Anthony interrompe a 31 la serie di partite da almeno 20 punti, fermandosi a 9. Chandler domina a rimbalzo (8 offensivi), New York tira con un impressionante 28/42 da due e 19/43 da tre. Ma nelle ultime partite, di cui 7 vinte, i Knicks viaggiano anche a soli 89,4 punti subìti di media.
New York: Smith 25 (2/2, 7/14), Stoudemire 21, Novak 15, Chandler e Thomas 11. Rimbalzi: Chandler 20. Assist: Felton 8.
Sacramento: Cousins 25 (10/13, 0/1, 5/5 tl), Fredette 14, Robinson 11. Rimbalzi: Cousins 9. Assist: Thomas 6.

Cleveland Cavaliers–Oklahoma City Thunder 115-110
Quando Kyrie Irving entra in trance, diventa inarrestabile. Succede con 13 punti negli ultimi 2'51'' della sfida ai Thunder, per ribaltare il copione della sfida tra i finalisti uscenti Nba con il secondo record al momento e i derelitti Cavs che hanno il terzo peggior record della lega. Al quarto successo nelle ultime sei gare, grazie alla giornata da 9/18 da tre (4/6 Miles) Cleveland va 20 punti sopra la propria media realizzativa stagionale per giocarsela fino in fondo da big. Nonostante una botta al costato Durant è il solito fattore, anche a rimbalzo, e Westbrook, dopo il nervosismo diventato di dominio pubblico nell'ultima uscita, contribuisce con 28 punti. Ma più che perderla Oklahoma City, la vince Irving. Sul 100-101 a 3' dalla fine l'australiano mette in fila due liberi, una penetrazione, un floater dalla linea di fondo, poi il sottomano in esitation del 110-108 e soprattutto, approfittando del momento in cui i Thunder perdono un giro con un tiro sbagliato da Durant la tripla del +5 a 42'' dal termine, completando l'opera ribadendo il divario a 17'' dalla fine. Nell'ultimo mese Oklahoma City ha giocato 12 partite su 15 fuori casa, spera di rialzarsi dopo l'indubbia flessione (tre k.o. in cinque gare) giocando a domicilo le prossime tre e sette delle prossime dieci.
Cleveland: Irving 35 (9/18, 3/5, 8/8 tl), Speights 21, Miles 16, Waiters 12, Thompson 11. Rimbalzi: Thompson 12. Assist: Waiters e Livingston 6.
Oklahoma City: Durant 32 (5/14, 3/7, 13/17 tl), Westbrook 28, Ibaka 18, Martin 15. Rimbalzi: Ibaka 12. Assist: Perkins e Westbrook 5.

Michael Kidd-Gilchrist, di Charlotte, portato via in barella. Ap

Houston Rockets–Charlotte Bobcats 109-95
Preoccupa vedere la seconda scelta assoluta Kidd-Gilchrist uscire in barella e con il collo immobilizzato da un collare dopo aver battuto la testa su Taylor in una lotta a rimbalzo dopo il tentativo di stoppare Douglas. Portato in ospedale, gli è stata riscontrata una commozione cereblare dopo che gli esami non hanno rilevato lesioni. E' la nota stonata della prima tripla doppia nella carriera di James Harden, anche se è la super serata di Patterson (10/12) a orientare la partita verso il quarto successo dei Rockets nelle ultime cinque gare. Con due triple di Gordon Charlotte entra negli ultimi 9 minuti con la testa avanti 81-86, ma segnerà solo 7 punti negli ultimi 8'37''. E' qui che esplode un Patterson da 14 punti negli ultimi quattro minuti, anche con due triple, che quasi da solo costruisce il 19-5 con cui Houston orienta sui propri binari una partita a cui i Bobcats (undicesima sconfitta in 13 gare) erano rimasti aggrappati nonostante il 41,8% al tiro grazie alla serata da 24 punti e 4 recuperi di Kemba Walker.
Houston: Patterson 24 (8/9, 2/3, 2/2 tl), Parsons 24 (6/11, 3/6, 3/3 tl), Harden 21, Aik 19. Rimbalzi: Asik 15. Assist: Harden 11.
Charlotte: Walker 24 (8/17, 2/6, 2/2 tl), Sessions 20, Henderson e Taylor 15, Gordon 11. Rimbalzi: Adrien 7. Assist: Sessions 6.

Minnesota Timberwolves–New Orleans Hornets 115-86
Minnesota riesce a interrompere contro New Orleans un momento nero da sei sconfitte di fila, di cui tre in casa, e 11 nelle ultime 13 partite. Ancora protagonista Shved ad accendere la miccia delle seconde linee Wolves in cui spicca il 9/9 di Cunningham, record franchigia di canestri consecutivi senza errore. Senza Gordon, che da protocollo medico non gioca le seconde serate dei back-to-back, il meglio che New Orleans pesca dal roster sono i 18 punti – ma con consistenza ancora relativa – della prima scelta assoluta Anthony Davis: 3/11 con 5 perse per un Vasquez da 7 punti, 8 punti in 20' per un Anderson da 1/5 da tre nella brutta giornata da 3/14 di squadra da oltre l'arco. Ne esce una prestazione da 40% al tiro e soprattutto 23 perse per gli Hornets, che fa il paio con le 22 perse della sera prima. Così non c'è mai partita, perché Minnesota ha la scaltrezza di andare sempre in un'area facile terra di conquista, a partire dalle penetrazioni di Rubio, lavorando da lì in poi per trovare tiri facili: i Wolves chiuderanno con 40/62 da due e vincendo 58-32 il computo dei punti in area. E' così che i padroni di casa fuggono già dall'avvio sul 33-14, toccando presto il larghissimo 57-27 fino al massimo vantaggio nel finale di 110-76. Per New Orleans è la quarta sconfitta in cinque giorni.
Minnesota: Cunningham 18 (9/9), Pekovic 14, Shved e Kirilenko 12, Gelabale 11. Rimbalzi: Pekovic 7. Assist: Shved 8.
New Orleans: Davis 18 (6/12, 6/7 tl), Lopez 16. Rimbalzi: Vasquez 6. Assist: Vasquez 7.

Milwaukee Bucks–Orlando Magic 107-98
Senza Afflalo, Nelson e Davis, Orlando non è oggi un avversario credibile e non c'è bisogno di vedere che anche un Redick troppo solo stecca la partita (5/16) per capire come andrà a finire, ovvero con la nona sconfitta consecutiva, la numero 20 nelle ultime 22 partite. Difficile aspettarsi piuttosto che, sia con Ellis e Jennings ad almeno 20 punti, i Magic trovino la forza per riaffacciarsi alla partita sul 101-96 a 33'' dalla fine, quando c'è bisogno di quattro liberi di Ellis per chiudere i giochi. Succede perché nonostante la giornata da 43,6% al tiro (3/14 Moore) Orlando ha comunque l'energia e la gioventù per tenersi in partita con 20 rimbalzi d'attacco: proprio Redick tira fuori il meglio dalla sua prestazione con 7 punti nel 10-0 con cui i Magic approfittano dell'incauto rilassamento dei Bucks, che infilano 4 errori di fila e 3 palle perse sul 101-86 a 3'39'' dal termine, aggiungendo così il brivido in coda. Flop finale a parte, Milwaukee non aveva dilagato ma aveva semplicemente orientato il match con un 10-2 per il +7 a metà terzo quarto e con un nuovo 12-2 a cavallo degli ultimi due periodi per l'82-67, esteso poi a 4'48'' dalla fine fino al 96-80: da segnalare l'incisività in area di un Sanders non solo da 17 punti ma anche da 6 rimbalzi d'attacco e 6 stoppate.
Milwaukee: Ellis 21 (6/10, 1/6, 6/7 tl), Jennings 20, Sanders 17, Ilyasova 16, Dunleavy 11. Rimbalzi: Sanders 13. Assist: Ellis 11.
Orlando: Vucevic 20 (10/16), Harkless 19, Redick 15. Rimbalzi: Harkless 14. Assist: Redick 8.

Tim Duncan a terra dopo l'infortunio contro Washington. Ap

San Antonio Spurs–Washington Wizards 96-86
“Non è niente di grave”, prova a tranquillizzare tutti Tony Parker uscendo dagli spogliatoi, ma San Antonio teme la beffa di un nuovo infortunio per Tim Duncan proprio nel giorno in cui il suo impiego, a posteriori, era superfluo per lo sbilanciamento di valori del testa-coda tra la migliore e la peggiore squadra Nba (record alla mano). Tornato dopo quattro gare di assenza, Duncan viene portato fuori dal campo a braccia da Jackson e Blair dopo la distorsione del ginocchio sinistro e della caviglia destra ricadendo da un contatto in una battaglia a rimbalzo a quattro minuti dalla fine dell'intervallo con Webster. Movimento di palla e rotazioni difensive danno comunque agli Spurs il decimo successo di fila, il 18° consecutivo in casa, per confermarsi in vetta alla Nba. Peggiore squadra in trasferta della lega (21 sconfitte in 24 partite) e in una serata da 40,9% al tiro, ancora senza Beal ma trascinata dal desiderio di Wall di ripartire dopo la brutta prestazione del giorno prima (21 punti e 9 assist), Washington resta aggrappata al match fino al 73-67 a 8'37'' dal termine, quando i giochi sono chiusi da Parker e Green, in proprio o innescando Splitter.
San Antonio: Parker 19 (9/15, 1/2 tl), Green 15, Splitter 12, Leonard 10. Rimbalzi: Leonard 11. Assist: Parker 12.
Washington: Wall 21 (10/22, 1/1), Webster 14, Singleton e Nenè 11, Ariza 10. Rimbalzi: Okafor 9. Assist: Wall 9.

Portland Trail Blazers–Utah Jazz 105-99
Oltre al fattore campo, a sorpresa è la panchina l'arma in più di Portland per ribaltare il risultato nella rivincita della sconfitta di 24 ore prima a Salt Lake City, per di più dovendo fare anche a meno di Matthews per la distorsione alla caviglia destra riportata in casa Jazz. Cifre alla mano, le seconde linee Blazers sono le più deboli di tutta la Nba ma tirano fuori, con 28 punti, la loro miglior prestazione dell'ultimo mese, col picco del massimo stagionale di 13 punti (3/4, 2/3 in 18') di Nolan Smith, normalmente poco utilizzato, ma necessario viste le assenze: k.o. anche il play di riserva Ronnie Price, in quintetto è partito Claver a completare gli esterni. E l'ex Duke, al secondo anno, ha risposto con 9 punti nell'ultimo quarto, quando a 8' dalla fine Utah è ancora in parità a quota 79. Qui un frangente da 1/5 al tiro dei Jazz in quasi tre minuti, punito dal 7-2 di Babbitt, Lillard e Aldridge, scava quei due possessi di divario da cui gli ospiti rinverranno al massimo sul 99-96 a 33'' dal termine, prima dei tiri liberi della staffa con cui Hickson chiude la sua partita di sostanza (9/11 dalla lunetta). Dopo i 77 punti col 36,7% della sera prima, Portland rinviene tra le mura amiche con una giornata da 50,7% complessivo e 10/18 da tre. Metà di questo bottino da oltre l'arco arriva da Batum (a un assist dalla tripla doppia!) e Lillard, che in coppia mettono insieme 17 assist ma anche 8 palle perse, sulle 16 di squadra. Nonostante la perdurante assenza del regista titolare Mo Williams, proprio la migliore gestione del pallone (solo 4 perse) permette a Utah di restare in gara nonostante una giornata da 31/71 da due punti: manca ancora Hayward (spalla), ma la sua abituale spinta dalla panchina stavolta la garantisce Carroll, mentre il suo contributo al tiro da fuori è compensato dal 6/12 da oltre l'arco di Foye, tra cui appunto la tripla finale per provare a riaprire il match nell'ultimo minuto. Con questo successo Portland, 23-23, resta nona a Ovest, riportandosi a due partite e mezzo da Utah settima (26-21) e restando a una partita e mezzo da Houston ottava (26-23).
Portland: Lillard 23 (6/12, 3/5, 2/2 tl), Hickson 21, Aldridge 18, Smith 13, Batum 12. Rimbalzi: Aldridge e Hickson 11. Assist: Batum 9.
Utah: Foye 23 (1/3, 6/12, 3/4 tl), Millsap 18, Williams 15, Jefferson 12, Carroll 11. Rimbalzi: Millsap 8. Assist: Tinsley 6.

Golden State Warriors–Phoenix Suns 113-93
Il ritorno di Curry mette il turbo ai Warriors per il quarto successo di fila, il settimo nelle ultime nove partite. Con Thompson a non farlo rimpiangere nelle ultime uscite (21,4 punti nelle ultime 10 partite), il regista di Golden State torna con una gara da 19 punti nella ripresa e da sei triple: un paio le aggiunge proprio Thompson per il 9/19 di squadra da oltre l'arco. E' proprio con 65 punti dopo il riposo che i californiani fanno loro la partita dopo che Phoenix aveva toccato anche il +10 poco dopo il riposo, con l'attività a rimbalzo di Scola e Tucker per tenere botta contro Lee e Bogut. L'equilibrio di metà partita è rotto dal gran terzo quarto proprio di Curry e di un Barnes da 21 punti totali, massimo in carriera eguagliato: in dodici minuti, da inizio terzo periodo a inizio quarto periodo, con un break di 42-16 Golden State ribalta la partita da 48-58 al 90-74 della sicurezza. Al quarto k.o. in cinque gare, stavolta non bastano i 24 punti dalla panchina di Beasley, in una giornata in cui Phoenix paga alla lunga il 40,7% al tiro (6/21 della coppia Dragic-Scola): per i Suns è la sconfitta numero 20 in 24 partite fuori casa.
Golden State: Curry 29 (5/10, 6/10, 1/1 tl), Barnes 21, Thompson 17, Lee 16, Bogur 11. Rimbalzi: Lee 12. Assist: Curry 8.
Phoenix: Beasley 24 (9/17, 1/6, 3/3 tl), Dudley 15, Dragic 13, Tucker 12. Rimbalzi: Scola 14. Assist: Dragic 7.