i precedenti
Da Saarinen a Simoncelli e Dupasquier: quante tragedie
Il motociclismo piange Jason Dupasquier, il 19enne pilota svizzero deceduto a seguito del terribile incidente del 29 maggio nelle qualifiche Moto3 del GP d¡¯Italia al Mugello. Un pilota giunge forse troppo veloce in curva, perde l¡¯aderenza della sua moto e cade: poi viene travolto sull¡¯asfalto dagli avversari che arrivano da dietro. Una scena ¡°classica¡± nel motociclismo di ogni epoca, per lo pi¨´ con conseguenze fisiche sempre pesanti per il corridore, a volte anche tragiche.
Come i soldati
¡ª ?Pi¨´ volte, anche nel recente passato il motociclismo ha vissuto queste drammatiche situazioni rimanendone sempre scioccato e riproponendo domande cui non ¨¨ facile dare risposte. ? l¡¯altra faccia della medaglia, il brutto di questo splendido show che da sempre ¨¨ il motociclismo. Nelle corse dei ¡°Giorni del coraggio¡±, dal Dopoguerra fino agli Anni ¡¯70-¡¯80, i corridori, causa le piste e le moto pericolose, rischiavano come i soldati in battaglia e ogni caduta aveva spesso pesanti conseguenze, gravi, a volte mortali. Oggi c¡¯¨¨ un altro motociclismo e la sicurezza ha fatto passi avanti giganteschi. Ma il motociclismo resta uno sport pericoloso. Dopo l¡¯incidente mortale di Dupasquier, si ¨¨ anche accusata la pista del Mugello e pi¨´ in generale il motociclismo. Il Mugello ha davvero ¡°colpe¡± particolari? ? vero che sulla pista toscana ci sono stati tanti incidenti, anche mortali, come quello di tre settimane fa nel Trofeo Italiano Amatori classe 1000, costato la vita del 59enne pilota-amatore Stelvio Boaretto. Un lungo elenco nero iniziato nel motomondiale del 1976, quando il 16 maggio persero la vita Otello Buscherini e Paolo Tordi. Ma il Mugello, splendido impianto e circuito tecnicamente superbo e con ottimi livelli di sicurezza, ¨¨ sulla stessa linea dei migliori tracciati sede del Motomondiale, al top sotto ogni profilo. ? evidente che pi¨´ le velocit¨¤ sono elevate e pi¨´ aumentano i rischi: qui la MotoGP gira quasi a 180 km/h di media e vola sul dritto superando i 360! ? sempre stato cos¨¬, come dimostrato nei decenni scorsi da piste come quella di Spa-Francorchamps e anche di Monza, di Hockenheim, dell¡¯Ulster, del Sachsenring, del TT dell¡¯Isola di Man. Per la sicurezza si pu¨° e si deve fare sempre di pi¨´ ma senza snaturare i circuiti e la stessa natura di uno sport basato sulla velocit¨¤.
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I numeri recenti
¡ª ?Addirittura, in queste ultime stagioni iridate, si cade di pi¨´ del passato anche se, fortunatamente, con conseguenze meno pesanti. Un pilota come Marc Marquez nel 2017 ¨¨ andato vicino al record delle 30 cadute (fra prove ufficiali e gare) in una sola stagione, tenendosi sempre su una media annuale oltre le 20 cadute. Gli altri piloti, in ogni categoria, non sono molto lontani dai crash del marziano-cascadeur spagnolo. Pi¨´ di tutti si cade in Moto3, con oltre 400 botti, pi¨´ o meno in linea con la MotoGP, comunque sempre oltre quota 300. Nell¡¯ultima stagione piena, quella del 2019, complessivamente nelle tre classi iridate 2019, ci sono state 971 cadute, contro le 1077 del 2018. Sostanzialmente i numeri sono in linea con quel che accade oramai da una decina di anni, con attorno alle mille cadute.
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Il lungo elenco
¡ª ?Per capire meglio il presente bisogna tornare al passato. Tralasciando gli innumerevoli incidenti e i tanti piloti periti nelle corse prima del 1949, il motomondiale sin dalla sua prima stagione ¨¨ segnato da una lunga lista di piloti sbalzati dalla moto e volati sull¡¯asfalto, feriti e purtroppo anche deceduti. In 69 anni il campionato iridato ¨¨ stato sempre caratterizzato dagli incidenti ed ¨¨ stato pi¨´ volte listato a lutto per le tragedie di uno sport affascinante quanto implacabile: oltre 150 i piloti che hanno perso la vita.
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Qui ricordiamo i pi¨´ noti: al TT inglese del 9 giugno 1949 muore l¡¯inglese Ben Drinkwater (Norton); nel 1951 (15 giugno Albi GP Francia) muoiono Dario Ambrosini (Benelli) e Gianni Leoni e Sante Geminiani (15 agosto Ulster) della Guzzi; nel 1952 (18 maggio GP Svizzera) tocca a Ercole Frigerio (Gilera); nel 1953 (12 giugno TT) Leslie Graham (MV Agusta); nel 1954 (4 luglio GP Belgio Spa) Gordon Laing (Norton) e (11 settembre Monza GP Italia) Rupert Hollaus (Nsu); nel 1957 (6 luglio Spa) Roberto Colombo (MV Agusta); nel 1959 (7 settembre Monza) Adolfo Covi (Norton); nel 1960 (23 luglio GP Germania Nurburgring) Bob Brown (Honda); nel 1962 al TT Tom Phillis (Honda) e Bob Mc Intyre (Honda): nel 1969 (12 luglio Sachsenring) Bill Ivy (Jawa); nel 1970 (2 maggio GP Germania Ovest) Robin Fitton (Norton) e Santiago Herrero (10 giugno TT) Ossa; nel 1971 (4 luglio Spa) Cristian Ravel (Kawasaki) e (8 luglio Sachsenring) Gunter Bartusch (MZ); nel 1972 (9 giugno TT) Gilberto Parlotti (Morbidelli); nel 1973 (20 maggio Monza) Renzo Pasolini (HD) e Jarno Saarinen (Yamaha). Nel 1974 (8 settembre Abbazia) Billie Nelson (Yamaha); nel 1976 (16 maggio Mugello GP Italia) Otello Buscherini e Paolo Tordi (Yamaha); nel 1977 (3 aprile Imola 200 Miglia) Pat Evans (Yamaha), (1 maggio Salzburgring) Hans Stadelmann (Yamaha), (18 giugno Ryeka) Giovanni Ziggiotto (Harley Davidson); nel 1977 (19 giugno Ryeka) Ulrich Graf (Kreidler); nel 1980 (12 agosto Silverstone) Patrick Pons (Yamaha) e Malcom White (Yamaha); nel 1981 (31 maggio Ryeka) Michel Rougerie (Yamaha), (11 luglio Imola) Sauro Pazzaglia (MBA), (30 agosto Brno) Alain Beraud (Yamaha); nel 1982 (15 agosto Imatra) Jock Taylor (Yamaha); nel 1983 (29 marzo Le Mans) Iwao Ishikawa (Suzuki), (3 aprile Le Mans) Michel Frutschi (Honda), (12 giugno Ryeka) Rolf Ruttimann (MBA), (31 luglio TT) Normann Brown w Peter Huber (Suzuki); nel 1984 (12 luglio Spa) Kevin Wretton (Suzuki); nel 1988 (21 luglio Le Castellet) Alfred Heck (Lcr); nel 1989 (29 maggio Hochenehim) Ivan Palazzese (Aprilia); nel 1993 (1 maggio GP Spagna) Nobuyuki Wakai (Suzuki); nel 1994 (12 giugno GP Germania) Simon Prior (Lcr); nel 2003 (6 aprile GP Giappone) Daijiro Kato (Honda); nel 2010 (5 settembre Misano) Shoya Tomizawa (Suter); nel 2011 (23 ottobre GP Malesia) Marco Simoncelli. Da questo lungo elenco sono esclusi i piloti deceduti in gare extra iridate (Guido Leoni e Raffaele Alberti a Ferrara; Luigi Alberti a Monza; Renato Magi a Terracina; Mario Mastellari a Schotten; Paolo Geminiani a Locarno nel 1951; Ray Amm nel 1957 a Imola; Angelo Bergamonti nel 1970 a Riccione; Renato Galtrucco, Carlo Chionio e Renzo Colombini nel 1973 a Monza) e in prove libere su circuiti e su strade (Libero Liberati nel 1962, Sandrino Cinelli nel 1967) ¨C solo per citarne qualcuno - in Italia e nel mondo, sicuramente altri 100 corridori deceduti, in totale, sopra i 200 considerando il TT. Per non parlare dei tanti centauri rimasti feriti gravemente.
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Una questione sempre aperta
¡ª ?La ¡°questione sicurezza¡± ¨¨ sempre stata presente nelle corse, pur se spesso sottovalutata e affrontata in modo inadeguato. ? sempre stato e resta tutt¡¯ora questo il ¡°nodo¡± vero del motociclismo, mai facile da districare e mai risolto una volta per tutte. Perch¨¦? Perch¨¦ nelle corse le cadute fanno parte del pacchetto, il rischio non ¨¨ eliminabile e anzi ¨¨ una componente di questi sport: ¨¨ uno degli ingredienti del suo fascino. Si punta verso la ricerca della massima sicurezza, addirittura con l¡¯obiettivo dell¡¯annullamento del pericolo. Che, per¨°, resta un¡¯utopia perch¨¦ c¡¯¨¨ l¡¯imponderabile legato all¡¯errore umano, alla rottura meccanica e al fato.
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