Il fuoriclasse inglese, 9 volte iridato delle moto, mor¨¬ il 23 marzo del 1981 insieme alla figlia in un incidente stradale. Amato da colleghi e avversari ¨¨ ricordato per i suoi innumerevoli successi e per quella velocit¨¤ istintiva che esprimeva anche senza una grande messa a punto del mezzo
Il 23 marzo di ogni anno il motociclismo ricorda Mike Hailwood, il fuoriclasse inglese 9 volte campione del Mondo morto tragicamente a 41 anni dopo un incidente stradale in auto accaduto due giorni prima, la sera del 21 marzo. Hailwood, nato il 2 aprile 1940 nel villaggio di Great Milton nei pressi di Oxford, stava andando con la sua Rover insieme ai due figli a comprare fish and chips per cena. Pioveva forte e sull¡¯asfalto traditore della statale A435 verso Birmingham un autista di camion stava facendo una inversione a U proprio dietro una curva cieca e per Mike fu impossibile evitare l¡¯impatto. Solamente il piccolo David di 6 anni usc¨¬ vivo dal groviglio. Michelle, la sorella di 9 anni, mor¨¬ sul colpo. Pauline, moglie e mamma, ad aspettare a casa, ignara della tragedia. Mike, estratto dai rottami della sua auto in condizioni disperate e trasportato all¡¯ospedale di Birmingham, morir¨¤ luned¨¬ 23 marzo senza aver ripreso conoscenza.?Se ne andava cos¨¬ ¡°Mike the bike¡± trascinando nell¡¯abisso la sua famiglia e nel lutto il Motorsport mondiale. Al suo funerale, fra due ali di folla, il feretro veniva portato in spalla da Giacomo Agostini, John Surtees, James Hunt, Geoff Duke, Luigi Taveri.?
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una collana di successi
¡ª ?Anche oggi, 41 anni dopo, il nuovo motociclismo show-business cos¨¬ diverso da quello dei ¡°Giorni del coraggio¡± di allora, non pu¨° che rendere omaggio a uno dei pi¨´ grandi campioni della sua storia, per molti il number one assoluto, non disperdendone il ricordo, anzi rafforzandolo e tramandandolo fuori dai confini del tempo. I pur probanti 9 titoli di campione del Mondo (4 nella classe 500, 2 nella 350 e 3 nella 250), le 76 vittorie nelle gare iridate e i 112 podi sulle 142 corse, oltre ai successi nelle decine e decine di gare internazionali) disputate in dieci anni dal 1958 al 1968 su moto di qualsiasi cilindrata e di tante Marche (Nsu, Mondial, Mz, Ducati, Honda, Norton, Ajs, MV Agusta, Benelli, Yamaha) con motori 2 e 4 tempi di ogni tipo da uno a sei cilindri, i 14 trionfi al Tourist Trophy dell¡¯Isola di Man, non riescono a dimostrare quel che Mike ¨¨ stato e ha rappresentato e rappresenta tutt¡¯ora per il motociclismo. Passato alla fine degli Anni ¡¯60 all¡¯automobilismo sulle orme dell¡¯amico e maestro John Surtees, con successo in F2 e poi in F1, abbandon¨° la carriera dopo un grave incidente subito al Nurburgring il 4 agosto 1974. Stavolta toccava a lui, dopo che l¡¯anno primo al GP del Sudafrica Mike aveva salvato con gran coraggio Clay Regazzoni, estraendolo dalla sua BRM in fiamme. Quattro anni dopo, 38enne con il fisico appesantito e segnato dalle fratture dei tanti incidenti, il rientro alle corse in moto con l¡¯exploit trionfale in un bagno di folla nel ¡°suo¡± Mountain Circuit, al TT inglese, nella classe TTF1 in sella alla superba Ducati bicilindrica 864 battendo il ¡°cattivo¡± Phil Read e poi il bis nel 1979 nella classe Senior con una Suzuki 500 GP.?
l'omaggio di agostini
¡ª ?Tornando alle corse con moto tanto diverse da quelle usate in passato e dopo cos¨¬ tanto tempo, nelle prove del TT del ¡¯78 Mike chiese a Mick Grant, miglior pilota dell¡¯epoca su quei tornanti assassini, di tirarlo per un giro, cos¨¬ da riprendere il ritmo. Dir¨¤ poi Grant, vecchia volpe non facile a riconoscere i meriti degli avversari: ¡°Fu come se Dio mi avesse chiesto di spiegargli la Bibbia¡±. Chi lo ha conosciuto e lo ha visto correre ¨C in ogni condizione, su qualsiasi circuito, in ogni cilindrata, su moto di ogni tipo e marca, battendosi con i pi¨´ grandi campioni ¨C sa che ¨¨ davvero limitativo descrivere oggi quel che ¨¨ stato Hailwood come amante della motocicletta e delle corse, come pilota in gara e come personaggio fuori dai circuiti. Fenomeno in pista e gentleman, pur non privo di turbolenze, nella vita di ogni giorno, la classe e il talento di Mike possono essere definiti come ¡°arte sublime¡±. Diceva di lui il Conte Domenico Agusta, patron della MV: ¡°Mike Hailwood non ¨¨ solo un gran corridore e non pu¨° essere definito neppure semplicemente un campione perch¨¦ ¨¨ un grande artista: un pittore, uno scultore, un musicista di talento che ti stupisce sempre. Mike ¨¨ quello che c¡¯¨¨ scritto sulla carena delle sue moto: il numero 1!¡±. E Giacomo Agostini: ¡°Mike prima ¨¨ stato il mio maestro, poi l¡¯avversario che mi ha dato pi¨´ filo da torcere¡±. John Surtees: ¡°Nel 1957 ho visto debuttare Mike a Oulton Park con una MV 125 monoalbero e ho detto: ecco il futuro campione del mondo!¡±. E Paolo Benelli d.s. della Casa pesarese, figlio di Tonino asso dell¡¯epopea di Nuvolari: ¡°Il 15 settembre 1968 solo quella sfortunata scivolata sotto il diluvio di Hailwood sulla Benelli 500 4 cilindri alla Parabolica priv¨° il motociclismo di un superbo spettacolo tecnico-agonistico nella battaglia con la MV di Agostini. Un trionfo di Mike avrebbe potuto cambiare le sorti di quel motociclismo dei Giorni del coraggio¡±. E Arturo Magni, gran capo del reparto corse MV Agusta ricordava: ¡°Qualsiasi moto davi a Mike, lui diceva Ok e rispondeva subito in pista con un giro record. Mike si fidava della moto che gli davamo: a lui interessava solo guidare e vincere!¡±. Gi¨¤, nessuno come Mike sapeva portare al limite qualunque moto, anche un ¡°cancello¡±. Ancora Agostini: ¡°Mike non amava passare tanto tempo a mettere a punto la sua moto. Lui ci saliva sopra e apriva la manetta, sempre e comunque. Io, all¡¯opposto, curavo fino allo sfinimento dei meccanici la messa a punto del mezzo. Se io avessi dovuto correre con una sua moto avrei preso due secondi al giro. Una volta alla MV ce le siamo anche scambiate: la sua era un ferro, la mia, lo ammise, un pennello. Per¨° non tolse nulla al suo miglior tempo, a dimostrazione di come sapesse portare al limite anche una moto che non si guidava¡±.?
un fiore
¡ª ?Gi¨¤, Mike the bike. Anche in questo 23 marzo 2022, almeno idealmente, ogni appassionato di corse porta un fiore nel cimitero inglese di St. Mary Magdalene a Tanworth-in-Arden nel Warwichshire, dove da 41 anni riposa Mike Hailwood insieme con sua figlia Michelle e con sua moglie Pauline deceduta a 80 anni il 13 giugno 2020. Dal cielo, Mike, sorride a tutti, felice di correre ancora con i tanti avversari dei suoi tempi d¡¯oro fra i rombi dei suoi bolidi e le note della sua amatissima musica jazz.
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