motomondiale
MotoGP, 19 anni fa lĄŻultimo lampo del diamante Kato con la Honda
Diciannove anni fa, il 21 ottobre 2001, al GP Malesia sul circuito di Sepang, Daijiro Kato vinceva la sua undicesima gara stagionale conquistando alla grande davanti a Tatsuya Harada e a Marco Melandri il titolo di Campione del Mondo 250 sulla Honda NSR250 del Team Gresini-Movistar. LĄŻ anno dopo, sempre con il team italiano, passer¨¤ alla neonata MotoGP, prima in sella a una Honda NSR500 a due tempi, poi da Brno, su una RC211V a quattro tempi della Casa dellĄŻAla dorata ottenendo una pole position e due secondi posti, in Spagna dietro Valentino Rossi e in Repubblica Ceca dietro Max Biaggi.
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il destino
ĄŞ ?Daijiro, corridore di talento, tecnico, senza fronzoli n¨Ś in pista n¨Ś fuori, aveva un grande futuro davanti, ma il destino ha voluto diversamente. La signora in nero, sempre troppo presente nel motociclismo, sĄŻera appuntata sul suo taccuino il nĄă 74, attendendo Kato allĄŻapertura iridata stagionale nel GP del Giappone a Suzuka il 6 aprile 2003. Al termine del terzo giro, il campione nipponico perse il controllo della sua Honda picchiando a oltre 150 orari sul muro poche decine di metri pi¨´ avanti con danni gravissimi alla testa, al collo, alla cassa toracica. Kato morir¨¤, 27enne, dopo due settimane di coma per Ą°infarto cerebraleĄą lasciando la moglie Makiko e i figli Ikko e Rinka. La salma venne inumata nel cimitero del Tempio di Kaney-ji a Tokio.
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conseguenze
ĄŞ ?Fu un durissimo colpo per il team di Fausto Gresini, per la Honda, per tutto il Circus. Daijiro era un giovane pieno di vita, sempre col sorriso, disponibile con tutti, meticoloso tecnicamente, pilota di gran talento: un giapponese italianizzato, un poĄŻ come lo era stato poco tempo prima Noburu Ueda, esprimendosi assai bene nella nostra lingua e anzi diventando a tutti gli effetti un Ą romagnolo vivendo gran parte dellĄŻanno presso il Team Gresini ubicato allĄŻepoca vicino allĄŻAutodromo di Misano. Proprio a Misano, dal 2004, cĄŻ¨¨ una via intitolata allo sfortunato pilota nipponico. Kato aveva dimostrato quel che valeva vincendo su Honda nel 2001 il mondiale 250 e scrivendo pagine importanti fin dal suo esordio mondiale nel 1996: oltre lĄŻiride nella quarto di litro, in 56 gare disputate, 17 vittorie, 27 podi, 11 pole position, 11 giri veloci. Daijro Kato non aveva niente dei primi corridori del Sol Levante (quali Kitano, Taniguki, Shimazaki, Tanaka ecc.) debuttanti sulle Honda nel mondiale del ĄŻ59, veri e propri kamikaze, spericolati oltremisura, stilisticamente rozzi, isolati nei loro rituali.
il retroscena
ĄŞ ?LĄŻincidente di Kato ¨¨ stata una pagina triste mai definitivamente chiusa anche perch¨Ś le vere cause non furono mai chiarite, quanto meno ufficialmente. CĄŻera innanzi tutto una Ą°questione sicurezzaĄą, cio¨¨ particolarmente in quel punto del circuito la mancanza di vie di fuga, o comunque, via di fuga troppo limitate, e il muretto a una distanza troppo prossima alla pista. Non solo. Si parl¨° di un errore del pilota per il pattinamento non controllato. Il vero problema, probabilmente, fu di carattere tecnico. AllĄŻepoca si stava sperimentando lĄŻacceleratore elettronico, il ride-by-wire, che aveva gi¨¤ dato in precedenza (e sar¨¤ cos¨Ź anche per qualche tempo dopo) problemi di affidabilit¨¤. Verosimilmente la moto di Kato rimase accelerata. A quei tempi non si mettevano due potenziometri uno nellĄŻacceleratore e uno nel motore, ma uno solo. Oggi ci sono due potenziometri nella farfalla e due nella manopola del gas cos¨Ź se uno va in tilt la moto rallenta da sola.
come stoner
ĄŞ ?AllĄŻepoca, e non solo, il problema era reale, basta ricordare quel che accadde a Stoner alla 8 Ore di Suzuka 2015 con la caduta spettacolare quanto cruenta alla curva Degner. Errore del pilota? No. Dalle stesse riprese televisive risultava evidente sia lĄŻululato del fuori giri del motore Honda imbrigliato dal limitatore, sia la mano sinistra di Stoner che ¨C impossibilitato a chiudere lĄŻacceleratore - tirava la leva della frizione prima del pesantissimo impatto. Insomma, si trattava di un gravissimo incidente tecnico, non di errore del pilota, cui in quel caso vanno invece riconosciute sangue freddo e capacit¨¤ straordinaria nellĄŻaver compreso immediatamente la situazione evitando lĄŻimpatto con il muretto della pista. A Kato, purtroppo, and¨° peggio. A noi, non resta che piangerlo, ricordando un giovane mai domo, un vero campione. Quel 21 ottobre di 19 anni fa non si cancella.
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