Marco Lucchinelli: "Tante gare quindi tanto lavoro per i piloti, spero in Marquez"

Intervista all'ex campione del mondo della Suzuki Marco Lucchinelli realizzata durante la serata Meet the titans, un incontro organizzato da Prometeon Tyre Group in collaborazione con La Gazzetta dello Sport al Teatro Lirico "Giorgio Gaber" di Milano

Abbiamo incontrato Marco Lucchinelli prima di salire sul palco in veste di ospite speciale durante la serata Meet the titans, evento organizzato da Prometeon Tyre Group in collaborazione con La Gazzetta dello Sport al Teatro Lirico "Giorgio Gaber" di Milano lo scorso 16 marzo. Sotto i riflettori il campione della Suzuki, Giacomo Agostini e Loris Capirossi hanno ripercorso i momenti salienti della loro carriera tratteggiando la figura del pilota, un po' sportivo e un po' eroe, partendo dalle prime vittorie del giovane Agostini negli anni sessanta fino ad arrivare al motociclismo moderno. Questo è quello che il campione del mondo 1981?della classe 500 ha raccontato ai microfoni della rosea.

Ti sei preparato qualcosa o salirai sul palco senza canovaccio?

"No, ci sarebbero due poesie, due ricordini che però non ho fatto io, vediamo se usarli o no..."

Due aneddoti o due dettagli su Loris Capirossi...

"Capirossi è stato il primo di quella generazione dei ragazzini, è stato il primo, faceva quasi impressione. Era veramente una novità, poi io ce lo avevo vicino a casa, uscivo con i cavalli con lo zio di Loris. E mi è piaciuto tanto a fine carriera, quando già lo davano per finito, invece è risalito su una Ducati e ha rifatto delle signore gare, senza dimenticare con Suzuki".

Nel 2006 senza quell'incidente a Barcellona avrebbe potuto vincere il mondiale...

"Eh sì, comunque ci ha provato..."

Invece Agostini lo conosci da una vita...

"Lo conosco da una vita, proprio lo odiavo, invece adesso invecchiando ho dovuto ricredermi, darmi dei valori, mi ha aiutato anche il fatto di Valentino Rossi. Quando ho smesso io c'era Marco Lucchinelli un mondiale, Barry Sheene due mondiali, Kenny Roberts tre mondiali, poi c'era Agostini, ma nessuno guardava i suoi titoli, io avrei forse potuto vincerne due per essere come Barry Sheene, ma non ci si arrivava a pensare, quando poi anche Valentino a cominciato a vincere mi sono detto, beh, se l'ha fatto anche Ago, non è che ci vogliono cento piloti, basta uno, il compagno di squadra a volte va da solo a rompere i coglioni e Agostini ne ha avuti di compagnia di squadra, bisogna dargli i meriti, ha fatto il Tourist Trophy, ha fatto delle gare dove mettila come vuoi le moto erano quelle lì, i piloti erano quelli lì ed erano tutti lì per vincere. Poi che sia di Bergamo e che fai un po' di fatica a vederlo simpatico è un altro discorso. Ciao Mino (ridendo, ndr)".

Che ne pensi dei piloti di oggi della Superbike e della MotoGP?

"Jack Miller che sembra fuori dai giochi, però è un pilota che mi piace, magari non vincerà i mondiali, ma ha personalità guida in modo più leggero e si diverte di più secondo me, è per certi versi simile a Giancarlo Falappa, è uno che ha dato il gas, poi c'è chi li vince, chi fa secondo, magari come Randy Mamola, nemmeno lui li ha mai vinti. Anche Toprak Razgatl?o?lu mi piace ed è un po' fuori dagli schemi".

I piloti che ti hanno impressionato di più quando correvi...

"Barry Sheene, Freddie Spencer, Kenny Roberts, poi c'era Pat Hennen della Suzuki compagno di Barry fortissimo nel motomondiale e temutissimo anche da Kenny che ebbe un brutto incidente al Tourist Trophy, andò in coma. Poi mi piaceva anche Angel Nieto, anche se faceva le piccole cilindrate. Sono stato l'unico a prestargli la moto, due anni di fila, un anno la Honda ufficiale, un anno la Suzuki, una volta ha anche fatto secondo. A quei tempi il problema era partire a spinta, ma una volta che era partito ci dava il gas anche Angel, poi era furbo, ti guardava il contagiri".

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