amarcord
I 50 anni senza mister Benelli, icona delle due ruote che ha sedotto e stupito il mondo
Cinquant¡¯anni fa, il 12 novembre 1971, se ne andava a 91 anni Giovanni Benelli, uno dei "magnifici" sei fratelli pesaresi fondatori nel 1911, sotto la guida della madre Teresa Boni, della leggendaria Casa del Leone. Benelli ¨¨ stato fra i marchi pi¨´ significativi e prestigiosi del motociclismo italiano e mondiale sia nella produzione di serie che nelle competizioni, tutt¡¯ora presente sul mercato internazionale. Nei suoi 110 anni di vita la Benelli ha avuto, dopo i primi 60 anni, diversi passaggi di propriet¨¤: nel 1972 al Gruppo De Tomaso, quindi nel 1988 al Gruppo Biesse, nel 1995 al Gruppo Merloni e dal 2005 al gruppo industriale Qianjiang (controllato da Geely Holding Group, colosso di oltre 120 mila dipendenti), primo in Cina per dimensioni e capacit¨¤ produttive nel settore moto.
Fratelli coltelli
¡ª ?Anche nel suo primo mezzo secolo e con straordinari successi di mercato e nelle corse, nella Casa del Leone c¡¯¨¨ sempre stata maretta fra i sei fratelli maschi, in particolare fra i due "ingegneri": Giuseppe, il maggiore, e il secondogenito Giovanni. Ci¨° per questioni caratteriali e divergenze sulla strategia e sulla conduzione aziendale relativamente al 'che fare' che ritrovavano per¨° una sintesi unitaria grazie al polso di mamma Teresa e poi sulle corse, sui bolidi da progettare e da costruire, in particolare agli inizi sul supporto da dare al pi¨´ giovane dei fratelli, Tonino, il corridore che dal 1923 trionfa ovunque in sella alle straordinarie moto fatte in casa promuovendo la Casa pesarese in tutta Europa e oltre.
La mente Giuseppe
¡ª ?Giuseppe ¨¨ sempre stato considerato la mente progettuale della Benelli (il primo capolavoro ¨¨ il 175 da corsa per Tonino: monocilindrico 4 tempi con distribuzione a cascata d¡¯ingranaggi e albero a camme in testa) ma sar¨¤ lui, dopo l¡¯acuirsi dei disaccordi familiari, a mettersi in proprio, fondando nel 1946 la BBC auto con i soci Pietro Beretta (armi) e il conte Guglielmo Castelbarco Albani (si realizzano tre prototipi ma il progetto di produrre auto utilitarie salta per il veto posto dal presidente della Fiat Vittorio Valletta) e poi nel 1949 avviando la nuova fabbrica MotoBI, ¡°l¡¯aristocratica fra le moto¡± con il motore ¡°a uovo¡± e il cilindro orizzontale che caratterizzer¨¤ tutti i modelli fino agli Anni ¡®70, vincenti sul mercato e in pista. Ma il 9 novembre 1957 Giuseppe Benelli muore a 68 anni. Le due aziende pesaresi, distanti poche centinaia di metri l¡¯una dall¡¯altra, tornano a dialogare, poi a collaborare e, nel 1962, a unirsi con l¡¯onere della conduzione aziendale sulle spalle di Giovanni Benelli. A dire il vero, Giovanni, meno esuberante e meno portato ad esporsi all¡¯esterno del fratello Giuseppe, era anch¡¯egli progettista di valore e un capitano d¡¯impresa a tutto tondo. Instancabile e attento all¡¯evoluzione dei mercati, dopo confronti serrati con i fratelli e con i suoi pi¨´ stretti collaboratori, buttava gi¨´ sulla carta progetti di motori e di moto, curandone poi la realizzazione sin dai primi pezzi in fonderia, la messa a punto e lo sviluppo, in particolare per il reparto corse, da lui considerato come fiore all¡¯occhiello, un patrimonio della Benelli.
Ruolo centrale
¡ª ?Fin dagli anni '20 la Benelli ha avuto un ruolo centrale nelle competizioni nazionali e internazionali, in tutte le cilindrate, con bolidi di ogni tipo. Decenni e decenni di moto da corsa diverse in tutte le cilindrate, in tutte le categorie, sempre protagoniste, spesso vincenti: le monocilindriche d¡¯anteguerra; la 250 4 cilindri compressore provata durante gli anni della seconda guerra mondiale; poi negli anni '50 i trionfi delle "Gran fondo" (Giro d¡¯Italia e Milano-Taranto) con il Leoncino 2 tempi; i trionfi del Tourist Trophy del 1939 con Ted Mellors; il mondiale 250 del 1950 vinto con Dario Ambrosini; il grande ritorno in pista nei gran premi dal 1959 con la 250 monocilindrica bialbero (Silvio Grassetti) dopo l¡¯addio alle corse per la morte ad Albi dell¡¯asso iridato cesenate; quindi dal 1962 le 4 cilindri 250, 350 e 500 (l¡¯avvio del progetto 250 8 cilindri) con i piloti Grassetti, Dale, Duke, Minter, Spaggiari, Provini, Pasolini, Lazzarini, Ballestrieri, Villa, Parlotti, Read, Hailwood, Saarinen; di nuovo l¡¯iride 250 (e il bis trionfale al TT inglese) nel 1969 con la 4 cilindri affidata all¡¯australiano Kel Carruthers.
La Benelli Armi
¡ª ?Con lo stesso talento e con la stessa intuizione imprenditoriale, nel 1967 Giovanni fonda la Benelli Armi (da giovane, appassionato cacciatore, nel 1921 aveva progettato e costruito un¡¯inedita ¡°doppietta¡± a cani esterni), subito fra le aziende leader mondiali nella produzione dei fucili per uso venatorio ma poi anche rivoltelle per uso militare e non solo. In questo settore il capolavoro ¨¨ un rivoluzionario fucile automatico, il "pi¨´ veloce al mondo" capace di sparare "cinque colpi in meno di un secondo". Fino alla vendita dell¡¯azienda a De Tomaso, il deus ex machina della Benelli ¨¨ stato, dunque, Giovanni, capace anche nei turbolenti anni del '68 di tenere la barra dritta, in equilibro fra gli interessi aziendali e i diritti e le esigenze dei lavoratori suoi dipendenti. "Sor G'Van", cos¨¬ era chiamato dalla maestranze, incuteva rispetto anche per il suo portamento austero e il suo sguardo severo, ma tutti potevano rivolgersi a lui per consigli anche personali e per questioni famigliari, certi di essere ascoltati e anche aiutati, non solo a parole.
Personalit¨¤
¡ª ?L¡¯ingegner Giovanni, insomma, aveva grande personalit¨¤ e umanit¨¤ e anche per questo era da tutti rispettato e benvoluto. Giovanni, almeno due volte al giorno ¨C al mattino appena suonata la sirena della fabbrica e a volte anche nel turno di notte ¨C usciva dal suo ufficio di presidente ubicato all¡¯interno della fabbrica di Viale Mameli, inforcava la sua bicicletta Bianchi nera vestito di tutto punto in doppio petto grigio con in capo l¡¯inseparabile Borsalino, percorreva il lato alberato della statale accanto alla pista aziendale ¨C con curva sopra elevata ¨C dei test delle moto (anche quelle da corsa), entrava nel grande cancello lato nord dirigendosi verso il reparto corse da cui usciva dopo una mezz¡¯oretta. Davanti a quel cancello c¡¯era sempre gente: o un piccolo gruppo di aficionados o una folla, quando si attendeva la prova in pista delle moto da corsa con in sella il campione di turno. L¨¬, in quel gruppetto di gente che decine di volte l¡¯anno diventava folla che bloccava la 'nazionale' (compresi i camionisti che richiamati dal rombo delle "4 cilindri" fermavano i loro mezzi per assistere all¡¯evento), covava la passione. All¡¯arrivo dell¡¯ing. Benelli sulla sua bici, tutti si facevano "piccoli", liberandogli il passaggio. Lui non si fermava, tirando diritto con un cenno di capo. Ma proprio nelle giornate vicino alle Feste natalizie, l¡¯ingegnere faceva un¡¯eccezione al proprio tour mattutino, fermandosi in mezzo al gruppetto di aficionados e dicendo affabilmente, con un mezzo sorriso: "Stiamo lavorando alla nuova moto da corsa. Presto la vedrete girare qui in pista. Auguri di buone feste". Era quella la carica per tutti i presenti, proiettati verso la nuova stagione che sarebbe iniziata il 19 marzo, con la gara internazionale all¡¯autodromo di Modena. L¨¬, sul circuito emiliano della Ghirlandina, nel box Benelli, "Sor G¡¯Van" avrebbe diretto le operazioni della sua squadra, con in testa il suo Borsalino nero e in mano il suo cronometro, ovviamente a lancette.
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