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Ducati, la Ferrari delle due ruote: un orgoglio italiano che ha radici lontane
A Madonna di Campiglio la Ducati ha svelato i bolidi ufficiali della stagione 2024, in particolare le MotoGP di Pecco Bagnaia ed Enea Bastianini. La presentazione, al di l¨¤ degli aspetti tecnici, ha un particolare significato per quello che rappresenta la Ducati, dominatrice dei mondiali 2023 MotoGP, Superbike e Supersport: un orgoglio italiano nel motociclismo come in passato lo sono stati Guzzi, Gilera, Mondial, MV Agusta, Benelli, Bianchi, Morini, Garelli, Morbidelli e Aprilia, con quest¡¯ultima tuttora fra i protagonisti nel mondiale della classe regina.?
come il cavallino in f1
¡ª ?La Ducati, senza nulla togliere alla significativa presenza dell¡¯Aprilia attesa a un 2024 da prima fila, nelle due ruote ¨¨ la ¡°rossa¡± emblema del Made in Italy, come ¡ª facendo le dovute proporzioni ¡ª la Ferrari in Formula 1. Una grande responsabilit¨¤ per la Casa di Borgo Panigale che nel 2024 ha tutte le carte in regola per fare il bis della trionfale stagione MotoGP 2023 con il trionfo del titolo Marche e con tre piloti, Bagnaia, Jorge Martin e Marco Bezzecchi, ai primi tre posti in classifica mondiale. A questo va aggiunto l¡¯arrivo sulla Ducati del team Gresini di Marc Marquez, il pi¨´ titolato e chiacchierato pilota in attivit¨¤: un fuoriclasse che divide le folle e che punta a tornare ai vertici, dopo aver lasciato la Honda, e cercare di conquistare il suo nono titolo mondiale. Lotta interessante, dagli sviluppi succulenti.??
dalle radio alle corse
¡ª ?La Ducati viene da lontano e punta ad andare lontano: la sua storia lunga e articolata comincia 98 anni fa, quando nel 1926 l¡¯ingegnere emiliano Antonio Cavalieri Ducati fond¨° l¡¯azienda specializzata nella ricerca e produzione di tecnologie per le comunicazioni radio. Bombardata e distrutta nell¡¯ottobre del 1944, dopo la Seconda Guerra Mondiale la Ducati gi¨¤ nel 1946 allarga le sue sezioni radio e ottica, entrando nel settore motociclistico con il Cucciolo 48 cc. Da allora ¨¨ stato tutto un intreccio di cambi di propriet¨¤ e di aziende specializzate in vari settori. Qui ci interessa accennare al motociclismo, alla sua componente agonistica da cui si evince l¡¯importanza della Ducati nelle corse a livello nazionale e internazionale.?
'marianna', il primo bolide ducati
¡ª ?Oggi la Ducati significa MotoGP, Superbike, Supersport e addirittura anche motocross, dove ¨¨ al debutto. La Casa di Borgo Panigale ha sempre accettato tutte le sfide: ¨¨ stata grande protagonista, specie nel decennio 1950-1960, nelle mitiche corse di gran fondo (Milano-Taranto, 1.400 km in tappa unica e Giro d¡¯Italia, oltre 3.000 km a tappe) e in quelle riservate a ¡°juniores¡± e ¡°cadetti¡± nelle classi 100, 125, 175: manifestazioni e corse di grande valenza agonistica, tecnica e sociale, con una straordinaria partecipazione di moto, corridori e pubblico. Dalla base di quelle motociclette Ducati ¡°sport¡±, frutto della genialit¨¤ dell¡¯ingegnere Fabio Taglioni, derivarono le normali stradali e poi i bolidi Grand Prix a distribuzione desmodromica, tutt¡¯ora vanto della tecnologia di Borgo Panigale. La prima vera moto da corsa Ducati ¨¨ il monoalbero di 100 cc del 1955 preparato per il Motogiro, la Milano Taranto, i campionati juniores e cadetti. Quella moto 100 cc passer¨¤ alla storia con il nome di ¡°Marianna¡± e in quel periodo vincer¨¤ tutto, passando dagli iniziali 9 Cv a 9000 giri e 130 km/h di velocit¨¤, fino (con la versione bialbero) ai 16 Cv a 11.500 giri oltre 160 km/h. Nel Motogiro 1955 la Ducati fa cappotto: i primi dieci posti nella 125 sono occupati dai piloti in sella alla ¡°Marianna¡±. L¡¯anno dopo, Maoggi e Marenghi sulle piccole 125 bolognesi sono primi e secondi assoluti del Giro d¡¯Italia battendo anche le moto di 250 e 500 cc.?
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il boom del desmodromico
¡ª ?Nello stesso anno l¡¯ingegner Taglioni, assunto nel 1954, perfeziona il suo sistema desmodromico di richiamo delle valvole (in sintesi: senza il vincolo delle molle si raggiungevano regimi di rotazione pi¨´ elevati e quindi maggiori velocit¨¤), con il Desmo che diventer¨¤ il simbolo di tutti i motori Ducati, consentendo alla Casa bolognese di partecipare anche al Motomondiale 125 con il monocilindrico 4 tempi da oltre 17 Cv a 12.500 giri sui 180 km/h: la prima vittoria arriva al GP di Svezia, dove Alberto Gandossi batte gli squadroni della MV Agusta, Gilera, Mondial, MZ. La nuova Ducati 125 desmo vince sei delle dieci gare iridate del 1958. La moto viene sviluppata e nel 1958-59 ¨¨ la miglior 125 Grand Prix nel mondo: quasi 20 Cv a 13.000 giri e 180 km/h con carenatura parziale: trionfa nel tricolore seniores; seconda, terza e quarta al TT; seconda e quarta ad Assen; trionfa a Spa con Gandossi a 159,422 km/h di media, con il bis in Svezia e il tris finale a Monza con cinque Ducati ai primi cinque posti con Spaggiari, Gandossi, Villa (con la nuova bicilindrica), Chadwich, Taveri. Senza la sfortuna dell¡¯Ulster, con Gandossi a terra quando viaggiava solitario in testa, la Ducati avrebbe vinto quel Mondiale. Peggio ancora nel ¡¯59: tanta sfortuna e una sola vittoria, all¡¯Ulster con Mike Hailwood che poi vinse 9 titoli e 'nacque' in Ducati. Con quella moto, nel 1961, Farn¨¨ vinse a Modena, Cesenatico e Imola, battendo la MZ monocilindrica 2 tempi di Degner e le Honda bicilindriche 4 tempi di Phillis e Redman. In quegli anni Ducati si cimenta anche nella 250 con la bicilindrica desmodromica (38 Cv, 11.500 giri, oltre 220 km/h) con cui nel 1960, ancora con Hailwood, ottiene piazzamenti nel Mondiale e con Alberto Pagani gira a Monza a oltre 175 km/h di media.?
hailwood, il tt e il bicilindrico ducati
¡ª ?La 125 desmo monocilindrica resta il cavallo di battaglia Ducati di quell¡¯epoca, poi abbandonata perch¨¦ dal 1959-60 a Borgo Panigale c¡¯¨¨ il disimpegno ufficiale dalle competizioni. Dal 1961 al 1964 ¨¨ Bruno Spaggiari a riportare in pista nella Mototemporada, con risultati lusinghieri, le Ducati ¡°mono¡± 250 e 350. Lo stesso Spaggiari, nella prima mitica 200 Miglia di Imola del 1972, giunge secondo in volata dietro al compagno di squadra Paul Smart perch¨¦ la sua Ducatona 750 grigia derivata dalla 750 GT di serie del 1971 finisce la benzina a 500 metri dal traguardo. Un posto speciale nell¡¯albo dei ricordi Ducati ce l¡¯ha Mike Hailwood: il 9 volte campione del mondo, che vinse proprio su Ducati 125 la sua prima gara iridata nel 1959 al GP dell¡¯Ulster bruciando Hocking e Degner su MZ, 19 anni dopo, a 38 anni, sempre su Ducati (SS 900 classe F1) trionf¨° al Tourist Trophy del 1978. Era esattamente il 2 giugno 1978 e da quella cavalcata trionfale di ¡°Mike the bike¡± al TT il bicilindrico Ducati diventa mito. Trecentomila persone si tolsero il cappello, in silenzio per ascoltare l¡¯inno di Mameli. Il rombo del bicilindrico Made in Italy li aveva conquistati. Hailwood consegnava se stesso alla leggenda del grande sport. Adesso tocca a Bagnaia e a Bastianini e agli altri campioni impegnati sui bolidi di Borgo Panigale tenere alto il vessillo Ducati in una MotoGP super potente e super veloce, ma pure globale e iper tecnologica.
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