Il 15 aprile 1962, alla Coppa d'Oro organizzata sul circuito del Santerno, faceva il suo esordio l'inedita plurifrazionata bialbero 4 tempi che avrebbe segnato un'epoca: un'uscita promettente, poi il successo gi¨¤ alla gara successiva, il 1 maggio a Cesenatico
Da sempre nel motociclismo ci sono corse che fanno la storia di una moto, di una Casa, di un pilota, gare che segnano un¡¯epopea anche se non scritte nell¡¯albo d¡¯oro dei Motomondiali. Una di queste ¨¨ la IX Coppa d¡¯Oro Shell di Imola disputata sul circuito del Santerno sessant¡¯anni fa, il 15 aprile 1962. E¡¯ la giornata del debutto della Benelli 250 4 cilindri pilotata da Silvio Grassetti, la inedita plurifrazionata bialbero 4 tempi pesarese che dopo quella prima promettente uscita a Imola trionfer¨¤ il 1 maggio a Cesenatico e che poi, aggiornata e rifatta, animer¨¤ per pi¨´ stagioni le gare tricolori e iridate fino a vincere il titolo mondiale 1969 con l¡¯australiano Kel Carruthers.?
schieramento straordinario
¡ª ?Quel 15 aprile di sessant¡¯anni fa, una giornata piovosa e fredda, oltre cinquantamila persone affollano gli spalti del circuito imolese richiamate dal grande show mirabilmente organizzato dal patron Checco Costa e, in particolare, per vedere il nuovo bolide della Casa del Leone e ascoltare per la prima volta il suo mirabile sound. La classe 250 ¨¨ la pi¨´ attesa della giornata, con uno schieramento di moto ufficiali e di piloti di prim¡¯ordine. Due Benelli: la 4 cilindri di Grassetti e la monocilindrica bialbero del 22enne neo iridato Mike Hailwood; due Morini monocilindriche 4 tempi bialbero del campione del mondo Tarquinio Provini, il pilota italiano pi¨´ amato dopo l¡¯addio alle corse di Carlo Ubbiali, e di Walter Tassinari; due Honda 4 cilindri 4 tempi bialbero degli iridati Tom Phillis e Jim Redman; due Mondial monocilindriche di Ernesto Brambilla e Francesco Villa; due Ducati mono di Norman Surtees fratello di Big Jhon e Dan Shorrey; due Aermacchi mono aste e bilancieri di Gilberto Milani e Alberto Pagani; le Bultaco mono 2 tempi di Ramon Torras e Tommy Robb; le MotoBI aste e bilancieri di Paolo Campanelli, Cicci Fattori, Osvaldo Perfetti; le CM di G.Emilio Machesini e Domenico Cavaliere, pi¨´ i privati.?Era un altro motociclismo. Basti pensare ai piloti impegnati su due gare, proprio come Grassetti che dopo la corsa delle 250 gareggiava anche nella 500 con la Bianchi ufficiale bicilindrica compagno di squadra di Ernesto Brambilla, in lotta con piloti dal calibro di Hailwood, Hocking,Venturi sulle MV Agusta, di Taveri, Driver, Perris, Thalhammer, Shorrey, Dardanello, Zambotti, Maugliani sulle Norton, di Robb su Matchless, di Renzo Rossi, Maugliani, Valbonesi, Mantelli su Gilera, solo per citarne alcuni.?
la gara di imola
¡ª ?Il vento spazza via i nuvoloni e la 250 prende il via con la pista insidiosa, ancora umida nei punti chiave quali il curvone, la Tosa e la Piratella, le Minerali e la Rivazza. Alla fine del primo giro la folla esplode sulla Collina del batticuore: la 4 cilindri rosso-argento metalizzata di Grassetti guida il carosello davanti a Phillis e Redman,Tassinari, Hailwood, Brambilla, Villa, Shorey e il gruppone dei privati. E Provini? Partito ultimo per guai all¡¯accensione, l¡¯asso della Morini inizia un inseguimento-show mentre Grassetti tenta la fuga. Al settimo giro Tarquinio raggiunge e supera il compagno di squadra Tassinari inserendosi fra le 4 cilindri giapponesi di Phillis e Redman e la plurifrazionata pesarese. Le posizioni cambiano di continuo: primo Provini alla Tosa, primo Grassetti alle Minerali, primo Redman alla Piratella, primo Phillis sul traguardo e al curvone. Ancora pochi giri infuocati e poi, prima alla Tosa la Benelli k.o. per il cedimento di una valvola costringe Grassetti a bordo pista e dopo alle Minerali la Morini ammutolisce con Provini costretto ad alzare bandiera bianca. La gara termina con la parata delle Honda: Phillis davanti a Redman. Poi Tassinari a chiudere il podio. La folla applaude ma sul traguardo acclama Grassetti e Provini. I due italiani si abbracciano mentre nei box della Benelli e della Morini, con l¡¯amarezza per i guai tecnici sub¨¬ti, si discute sui tempi della gara, in particolare sul giro record della Honda di Phillis: 2¡¯09.6 (media 139,357 km/h), di tre secondi pi¨´ veloce del record precedente fatto da Provini l¡¯anno prima, sempre sulla monocilindrica bolognese.?
indimenticabile cesenatico
¡ª ?Ma non c¡¯¨¨ tempo per ¡°piangere sul latte versato¡± perch¨¦ il 1¡ã maggio ¨¨ gi¨¤ l¨¬ con l¡¯internazionale di Cesenatico, l¡¯ultima gara pre-mondiale, dove ancora una volta sar¨¤ la 250 a tenere banco. Sar¨¤ una di quelle corse indimenticabili che in ogni epoca il motociclismo regala, una di quelle corse da tenersi strette nel cuore e da appendere nella cornice della storia. Sar¨¤ la giornata trionfale per Silvio Grassetti e la Benelli, con la 4 cilindri Benelli ¡°resuscitata¡± dopo Imola, dalla nuova splendida livrea verde-argento metallizzata. Una giornata che entra nella storia del motociclismo perch¨¦ lancia un messaggio: il motociclismo italiano c¡¯¨¨ con i suoi grandi piloti e le sue moto Grand Prix, le Case del Sol Levante e i loro campioni non sono imbattibili. La sfida si riapre. Il terreno di battaglia ¨¨ la 250. Provini e la Morini mancheranno il titolo mondiale del ¡¯63 solo per sfortuna e per ¡°leggerezze organizzative¡± della Casa emiliana. In seguito la Morini 250 ¨C definita dagli inglesi ¡°la monocilindrica pi¨´ veloce del mondo¡± - non andr¨¤ nel 1964 oltre i due quarti posti alla Solitude e a Monza con il debuttante Giacomo Agostini e conquister¨¤ l¡¯ultimo suo podio mondiale proprio con Silvio Grassetti al GP USA di Daytona 1965. La MV Agusta restringe il suo raggio d¡¯azione nelle 350 e 500 ancora disertate dalle Case giapponesi. Aermacchi, Ducati, Mondial insistono con le monocilindriche old time. Idem le Case spagnole, inglesi, tedesche con la sola MZ della Germania Est che resiste con le sue bicilindriche 2 tempi disco rotante.?
baluardo contro le giapponesi
¡ª ?Cos¨¬ l¡¯unica Casa italiana ed europea a contrastare davvero nella combattutissima 250 (poi entrando anche nelle due cilindrate superiori) le giapponesi Honda, Yamaha, Suzuki, Kawasaki sar¨¤ proprio la Benelli con le sue 4 cilindri: otto lunghe esaltanti stagioni con la conquista, nel ¡¯69, dell¡¯ambito titolo mondiale. La Benelli vedeva cos¨¬ premiato il suo lungo e duro sforzo rinverdendo allori che venivano da lontano, addirittura dagli anni ¡¯20, con i trionfi nazionali e internazionali di Tonino Benelli nella 175 e poi su su con altri grandi campioni culminati nel 1939 con la vittoria nella 250 al Tourist Trophy, con Ted Mellors, prima della tragedia bellica. La Benelli era rientrata nelle corse Grand Prix a fine 1958 dopo il forfait del 1951 in seguito alla morte ad Albi del suo vessillifero campione del Mondo 1950 della 250, Dario Ambrosini, l¡¯asso cesenate che aveva ripetuto le gesta di 20 anni prima del mitico Tonino Benelli. A dire il vero, quello del 14 settembre 1958 in occasione del GP delle Nazioni a Monza, era stato solo un assaggio per testare la nuova monocilindrica 250 4 tempi bialbero in vista della stagione 1959. La ¡°quarto di litro¡± affidata a Silvio Grassetti, e poi anche a Mike Hailwood, Geoff Duke, Dik Dale, Bruno Spaggiari, ¨¨ una bella e filante monocilindrica (32 CV a 12.000 giri, 210 Kmh; a Monza Grassetti viaggia a oltre 175 Kmh di media) ma non pu¨° primeggiare come la gloriosa progenitrice: ¨¨ arrivata ¡°tardi¡± e i suoi piloti, pur cogliendo non poche affermazioni in Italia e fuori, sono costretti sulla difensiva di fronte alle moto pi¨´ performanti quali MV Agusta bicilindriche 4 t.; Morini mono 4 t.; Honda 4 cilindri 4 t.; Yamaha, MZ, Suzuki, Bultaco 2 tempi a disco rotante o aspirate, monocilindriche e pluricilindriche. Cos¨¬ a Pesaro si decide di mettere in soffitta la pur valida monocilindrica e si avvia in gran segreto il nuovo progetto della inedita 250 quattro cilindri. Il prototipo sar¨¤ presentato alla stampa nel giugno del 1960 ma la nuova moto debutter¨¤ in gara a Imola con Grassetti solo in quell¡¯indimenticabile 15 aprile 1962. Furono, da quel 1962 al 1969, anni infuocati, fra giornate di gloria e cocenti delusioni. La 250, come gi¨¤ detto, era la categoria top del mondiale e la quattro cilindri pesarese (capitolo a parte per le sorelle maggiori 350 e 500 guidate da Renzo Pasolini, Mike Hailwood, Jarno Saarinen, Walter Villa e la ¡°treemmezzo¡± dallo stesso Grassetti) si ¨¨ conquistata sul campo un posto d¡¯onore nell¡¯olimpo delle moto GP di tutti i tempi. Ci¨° grazie anche alla qualit¨¤ dei suoi piloti: in primis Silvio Grassetti (cui va l¡¯onore e l¡¯onere del debutto e del primo travagliato step di sviluppo della ¡°4¡± nel decisivo triennio 1961-62-63); Tarquinio Provini (un mito, ex Mondial, MV Agusta, Morini, il pi¨´ tecnico e innovatore, il pi¨´ vittorioso e sfortunato per l¡¯incidente del 25 agosto 1966 al TT inglese); Renzo Pasolini (il pi¨´ amato e coriaceo, l¡¯anti Agostini); Amilcare Ballestrieri, Walter Villa, Eugenio Lazzarini, Angelo Bergamonti, Remo Venturi, Gilberto Parlotti, Phil Read ¨C Santiago Herrero, gran test a Modena senza seguito per la successiva morte dello spagnolo al TT - e Kel Carruthers.?
l'aspetto tecnico
¡ª ?Come era tecnicamente la 4 cilindri duemmezzo nata e realizzata nella fabbrica pesarese di Viale Mameli e debuttante a Imola quel 15 aprile 1962? Quella 250, vista da vicino, esprimeva un senso di potenza e incuteva davvero timore. Il rombo prodotto dai quattro megafoni fatti a mano con il martello da una lastra piana, incuteva timore e al contempo esaltava per la su melodia. Una moto tecnicamente all¡¯avanguardia mondiale. Invertendo la tradizione corrente, i quattro cilindri (alesaggio e corsa di mm 44 x 40,6 = 247,2 cc) sono con asse verticale, raffreddamento ad aria. Fusioni in lega leggera speciale. La distribuzione a due alberi in testa, con due valvole inclinate per cilindro e molle valvole elicoidali (il quattro valvole arriver¨¤ dal ¡®67 con Pasolini), ¨¨ comandata da un treno di ingranaggi centrali, la trasmissione primaria ¨¨ affidata a una coppia di ingranaggi con il minore posto sull¡¯albero a gomiti fra il primo e il secondo cilindro di sinistra. Frizione a secco, cambio a sei marce (poi a sette e test anche con l¡¯otto marce), alimentazione con quattro Dell¡¯Orto da 20 mm., accensione a batterie con quattro bobine e ruttore quadruplo, lubrificazione a carter secco e serbatoio dell¡¯olio separato. Il telaio, all¡¯inizio evoluzione di quello della mono bialbero, ¨¨ in tubi speciali a culla doppia inferiore, freni integrali in lega con l¡¯anteriore a quattro ganasce (con Provini la Benelli diventa nel ¡®65 la prima moto GP con freni a disco) e doppia leva di comando, pneumatici da 2,50 x 18¡± davanti e 2,75 x 18¡± dietro. Peso, 122 kg. Potenza di questo primo propulsore: 37 CV a 12.500 giri, velocit¨¤ con carenatura in alluminio, oltre 220 km/h: quindi top mondiale per la categoria. La 250 ¡°4¡±, riveduta pi¨´ volte e poi completamente rifatta, sar¨¤ sempre protagonista nella lotta per la vittoria e per il podio, e sette anni dopo, nel 1969 (anno in cui Grassetti diventa vice campione del mondo della 350 con la Jawa 4 cilindri 2 t. ufficiale dietro ad Agostini su MV Agusta), con l¡¯australiano Kel Carruthers conquista il massimo alloro iridato.
i cervelli del prodigio
¡ª ?Merita ricordare i protagonisti di quel progetto, una avventura straordinaria. Innanzi tutto l¡¯ing. Aulo Savelli, che, oltre a curare il bialbero mono 250, su indicazione dell¡¯Ing Giovanni Benelli inizi¨° a scarabocchiare fogli della ¡°4¡± fin dal 1958, passando in due anni dalla carta alla pista. Un team ristretto ma affiatato, il tecnico Armaroli, i vecchi motoristi dell¡¯epoca di Dario Ambrosini, Filippucci e Maroccini, il telaista Ivo Mancini, quindi le nuove leve, con Primo Zanzani ex deus ex machina Motobi corse, un giovanissimo Giancarlo Cecchini e un Eugenio Lazzarini baby-meccanico; poi l¡¯era Provini con capo Omer Melotti e sempre il geniale Cecchini, il ¡°Ciola¡± dalla ¡°pinza d¡¯oro¡±. Giovanni Benelli comandante supremo e suo fratello Mimo Benelli organizzatore generale; Paolo, Marco e Piero Benelli (di fatto l¡¯intera famiglia Benelli ¨¨ impegnata) e il conte Innocenzo Nardi Dei, comandante in campo. Una manciata di meccanici e di tecnici ma soprattutto una intera fabbrica a ¡°disposizione¡± del¡ reparto corse. Un qualcosa di straordinario, oggi impensabile. Dal 1962 al 1969 la 250 ¡°4¡± ha tagliato il traguardo 150 volte: 50 vittorie, di cui 10 iridate, decine e decine di podi e giri record, vittorie simbolo al TT, Spa, Monza, Imola, Cesenatico, Nurburgring, Le Mans, Assen, Abbazia ecc. Un titolo mondiale (Carruthers), 5 titoli italiani (2 Provini, 2 Pasolini, 1 Grassetti che ne perde almeno altri due per¡ jella), sempre sul podio. Nell¡¯ultima versione, il motore erogava oltre 55 Cv (ma c¡¯¨¨ chi ha visto 60 Cv!) a 17.000 giri (ma tirava fino a lambire i 20.000!), con la moto ben oltre i 250 km/h. Non contenti, alla Benelli preparavano in gran segreto l¡¯arma che forse avrebbe domato i giapponesi e avrebbe mutato le sorti del motociclismo mondiale: la 250 8 cilindri 4 tempi a V! Ci penseranno i nuovi regolamenti, e non solo, a tarpare le ali ai sogni della gloriosa Casa del Leoncino.
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