Honda, il riscatto passa dalla Dakar: ecco perché l'HRC ha ritrovato il sorriso

Dopo le ultime delusioni in MotoGP, lo squadrone giapponese sta ottenendo buoni risultati con Brabec e Cornejo. Il team manager Faria: "I piloti sono contenti della moto e questo è importante"

Sono bastati due anni senza vincere la Dakar, che lo squadrone Honda HRC ha reagito prontamente schierando una nuova moto e sei piloti in grado di lottare per la vittoria. La Honda non teme confronti a livello di capacità tecnologica, questo è risaputo, per questo la crisi in MotoGP è stata tanto più stridente perché dal 2020, da quando cioè si è infortunato Marc Marquez, il giapponesi sembrano aver perso la giusta direzione. La rivincita arriva invece sulla corsa più estrema al mondo e miglior laboratorio per testare mezzi e tempra dei piloti, ma anche degli ingegneri al seguito. In questo il gruppo che vede a capo Takashi Sasaki, quale project leader, ha eccelso per prontezza di reazione e risultati.?

risultati

Con la corsa entrata nella seconda settimana, il team Monster Energy Honda domina con ben 3 moto nelle prime 5 posizioni. Per capire la durezza della gara, basti pensare che l’americano Ricky Brabec al termine della settima tappa era leader per un solo secondo su Ross Branch, il pilota del colosso indiano Hero Motorsport. La tappa è andata invece a Nacho Cornejo. Per il cileno della Honda è stata la terza vittoria di tappa di questa edizione. Veloce e navigatore esperto Nacho si è messo in luce anche per un altro record: dalla partenza della 46? Dakar ha aperto la strada (da solo o con altri piloti) per ben 1.193 km, più del doppio rispetto al leader della generale, Ricky Brabec (circa 613 km) e lo spagnolo Joan Barreda (circa 512,64 km).?

parla faria

“Siamo soddisfatti, ma la gara è ancora lunga”, commenta il team manager e ex pilota Rubens Faria, “questa è una delle edizioni più difficili da quando si corre in Arabia Saudita. quanto alla moto, i piloti sono contenti e questo è il miglior feedback”. La CRF 450 Rally è nata bene. Più leggera e più potente sulle dune, punto debole del modello precedente, si è distinta vincendo 5 delle prime sette speciali. Lo conferma Nacho Cornejo, dominatore della tappa di 873 km, la più lunga ed estenuante.?

tuareg dorato

“Iquique è stato a lungo tappa della Dakar quando si correva in Cile e Argentina. ? famoso per la grandissima montagna di dune che arriva fino al mare. Così sono nato nel deserto ed ho la fortuna di potermi allenare vicino a casa. Le dune sono il mio pane, oltre alla navigazione”, commenta Cornejo. “La nuova CFR 450 Rally è molto più agile sulle dune. Mi sento comodo e questo è fondamentale per poter spingere. Certo una tappa di quasi 900 km come la sette è massacrante, soprattutto i trasferimenti la mattina presto quando è ancora notte e fa freddo, ma anche la sera al termine di quasi 500 km di speciale. Il terreno dell’Arabia Saudita ricorda il Cile: tante pietre, insidiose e affilate, ma anche distese di sabbia come l’Empty Quarter, uno dei più grandi deserti al mondo. Era importante essere competitivi sulle dune.”. Al bivacco della Honda tutti parlano sottovoce. La tensione è alta perché in ballo c’è il Tuareg dorato, che vale molto di più di una vittoria. Per Honda sarebbe una rivincita.