Il 15 aprile 1973 la vittoria del campione finlandese alla 200 Miglia di Imola, davanti a 100mila spettatori. Riviviamo quell'impresa che lo consacr¨° tra i grandi del motociclismo?
Sono passati 50 anni dal 15 aprile 1973 quando Jarno Saarinen trionfava alla 200 Miglia di Imola, ¡°La corsa dei sogni¡± inventata da Checco Costa con la prima edizione dell¡¯anno prima dominata dalle Ducati di Paul Smart e Bruno Spaggiari. Il 20 maggio 1973, 45 giorni dopo il grande successo sul ¡°piccolo Nurburgring¡± emiliano, Jarno Saarinen avrebbe poi perso la vita insieme a Renzo Pasolini al Gran Premio delle Nazioni di Monza nella tragica carambola della 250 innescata al curvone subito dopo lo start nella quale furono coinvolti e feriti gravemente altri sei piloti: Kanaya, Walter Villa, Mortimer, Palomo, Jansson, Giansanti. Saarinen, nato a Turku in Finlandia l¡¯11 dicembre 1945, aveva 27 anni. Terminava cos¨¬, tragicamente, la parabola di Jarno il ¡°vichingo¡±, uno dei piloti pi¨´ forti e amati del motociclismo di tutti i tempi, il primo corridore-ingegnere capace nel box di mettere a punto i suoi bolidi e capace in pista di rivoluzionare la guida con la ¡°derapata¡±, facendo scivolare in curva la moto anche con la ruota anteriore, una sfida alle leggi dell¡¯equilibrio, un modo di guadagnare terreno sui suoi avversari, specie sul bagnato.
il forfeit di agostini
¡ª ?In quella edizione della 200 Miglia di Imola del 15 aprile 1973 davanti a pi¨´ di 100 mila spettatori anche con la pesantissima assenza di Giacomo Agostini per il polemico forfait della MV Agusta, Saarinen decise di partecipare non con la Yamaha 750 4 cilindri 2 tempi (o anche con la 500 4 cilindri 2 tempi), ma con la Yamaha bicilindrica 350, pi¨´ piccola e meno potente ma molto pi¨´ leggera e pi¨´ guidabile nel misto veloce del Santerno. Una corsa memorabile. Dei 62 giri divisi in due manche, Saarinen ne percorse 61 in testa. Si girava sopra i 160 km/h di media. Non ci fu storia, anche se gli italiani Guido Mandracci (Suzuki 750), Bruno Spaggiari (Ducati 750), Walter Villa (Kawasaki 750) e un gruppo di indiavolati stranieri con in testa Yvon Duhamel (Kawasaki 750) cercarono di agganciarsi al finlandese. Queste, dopo la corsa, le parole di Jarno Saarinen intervistato da Pino Allievi, inviato de La Gazzetta dello Sport: ¡°Sono felice di aver vinto la 200 Miglia, perch¨¦ Imola ¨¨ la capitale del motociclismo. Non ¨¨ stato facile. La gara ¨¨ stata lunga, stancante, piena di tensione. E adesso mi sono emozionato come se avessi conquistato il Mondiale. Si pu¨° vincere con la forza, ma io mi sento che ho vinto perch¨¦ ad ogni metro di corsa mi sono divertito. L¡¯allegria di guida ¨¨ da sempre alla base di ogni mio successo. E spero di andare avanti sempre cos¨¬ altrimenti non c¡¯¨¨ gusto perch¨¦ l¡¯accanimento del risultato non ¨¨ nella mia filosofia di vita, se insieme non ci sono altre componenti¡±.?
il premio
¡ª ?Saarinen guadagn¨° 8 milioni e mezzo di lire (all¡¯epoca un corridore privato nelle gare tricolori aveva una diaria di 50 mila lire) e fu baciato da una madrina d¡¯eccezione, Sabina Ciuffini, valletta del Rischiatutto televisivo di Mike Bongiorno, che era stata ingaggiata da Costa per 400 mila lire! Chi era Jarno Saarinen? Un pilota inconfondibile, di gran talento, tecnico straordinario, unico nella messa a punto, temerario in corsa, un fuoriclasse. Il suo inconfondibile stile di mancino, steso e teso allo start da fermo come il leone prima del salto sulla preda: poi sulla moto, con il torace saldato al serbatoio, le mani leggere sui doppi manubri spioventi come suonassero un violino, le gambe aperte con le ginocchia fuori carena in curva, a lambire l¡¯asfalto anticipando lo stile che far¨¤ scuola e il gas a manetta, osando l¡¯inosabile. Una splendida avvincente inimitabile furia. Vinse molto, tanto. Ma per il talento dimostrato, troppo poco: 48 gare mondiali disputate, 15 gare vinte, 32 podi, un titolo nella 250 (1972). Non raccolse quanto avrebbe meritato perch¨¦ non ne ebbe il tempo. Biondo col ciuffo ribelle, con gli occhi sempre in cerca di meraviglie, agile e deciso come un leone. Jarno rimase sempre un ragazzo alla mano, disponibile, aperto, col sorriso luminoso, pur se spesso increspato da un sottilissimo velo d¡¯ombra. Se il punto di riferimento ¨¨ Giacomo Agostini, Saarinen incontr¨° tardi il pilota italiano, nel 1971. Quell¡¯anno il finlandese della Yamaha factory batt¨¨ il campionissimo della MV Agusta solo a Brno e a Monza, arrivando tre volte secondo e due volte terzo e vincendo anche la 250 a Jarama.?
il rogo di monza
¡ª ?Nel 1972 la musica cambia, con Jarno cinque volte sul gradino pi¨´ alto del podio (Nurburgring 350, Clermont Ferrant 350, Brno 350, e la mitica tripletta aPesaro Villa Fastiggi 350 e 500 con la nuova Benelli 4 cilindri 4 T e 250 Yamaha), tre volte secondo (Assen 350, Anderstorp 350), tre volte terzo (Modena 350, Imola 350, Imatra 350), una volta quarto (Salzburgring 350), due ritiri (Abbazia e Sachsenring). Poi l¡¯epilogo assassino, nel 1973, con Jarno dominatore con cinque vittorie consecutive (Modena 350, Le Castellet 500, Salzburgring 500 e soprattutto al Nurburgring dove pieg¨° Ago dopo una straordinaria rimonta ), oltre i due ritiri quando stava comandando la 500 a Imola e a Hockenheim. Prima del tragico rogo di Monza, stava dominando nelle classi 250 e 500 pregustando oramai la conquista dei due nuovi titoli iridati. Era oramai lui, Jarno, il nuovo padrone del Motomondiale. Quel 15 aprile 1973 ne era la conferma. Ma il fato aveva altri programmi.
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