Il veronese conquist¨° nel 1949 su una "Gambalunghino" il primo titolo iridato in 250 del neonato Motomondiale. Tutta la sua vita
Novantanove anni fa, il 9 dicembre 1920, nasceva a Colognola ai Colli presso Verona, Bruno Ruffo, il pilota che nel 1949, ventinovenne, conquistava sulla Guzzi "Gambalunghino" (25 Cv a 8.000 giri, 180 Km/h) il primo titolo iridato 250 del neonato Motomondiale. L¡¯esordio agonistico della Casa di Mandello era avvenuto proprio pochi mesi dopo la nascita di Bruno, nel 1921, alla Milano-Napoli di 877 Km vincendo poi nel 1923, al debutto, sul micidiale circuito del Lario. E gi¨¤ nel 1924 avveniva la consacrazione internazionale con il primo, secondo e il quinto posto nelle 500 a Monza (gara di 400 Km vinta alla media di oltre 130 Km/h) nel primo Campionato Europeo. Insomma, gi¨¤ prima del secondo conflitto mondiale, l¡¯aquila dalle ali spiegate - simbolo degli aviatori italiani nella Grande Guerra e scelto come marchio dalla Guzzi in memoria del socio Giovanni Ravelli pilota e aviatore perito in volo - si librava alta nei cieli dei principali circuiti condotte nelle 250, 350 e 500 da straordinari piloti quali Finzi (primo alla Targa Florio del 25 settembre 1921), Mentasti, Ghersi, Visioli, Omobono Tenni, Stanley Woods.
Il GP di Monza 1948
¡ª ?Ma ¨¨ Bruno Ruffo, nel 1949, a conquistare per la grande Casa lariana la prima stella iridata (classe 250) nel firmamento del campionato del Mondo. Ruffo coglier¨¤ l¡¯iride altre due volte: nel 1950 con la Mondial 125 in uno squadrone con Ubbiali, Pagani, Leoni, e l¡¯anno successivo, di nuovo con la Guzzi 250. L¡¯asso veronese era entrato di forza fra i big internazionali al GP di Monza 1948 quando con un Gambalunghino privato vinse alla grande davanti alle due Benelli ufficiali e al nugolo di Guzzi. Da l¨¬ l¡¯ingaggio da ufficiale a Mandello. Ruffo, con i suoi tre titoli mondiali, (il quarto perso per "guigne"), i suoi caschi tricolori, i suoi 61 record mondiali di velocit¨¤, le sue 57 vittorie assolute ¨¨ stato un corridore-mito dei primi anni del dopoguerra, un atleta tagliato anche fisicamente per la duemmezzo, un metro e 66 d¡¯altezza per 60 chili.
Moto Guzzi o Ruffo?
¡ª ?Pilota calcolatore, preciso, costante, freddo ma dalla zampata assassina, degno pilota della Casa lariana, anche per il suo stile e per la sua signorilit¨¤, in pista e fuori. Un fedelissimo della Guzzi, la sua prima e ultima moto, con la parentesi del 1950 sulla Mondial, imposto dall¡¯anno sabbatico deciso a Mandello. Cos¨¬ Ruffo, dopo aver rifiutato l¡¯invito della dirigenza Guzzi a fermarsi un stagione, convince a Milano il Sor Giuseppe Boselli patron della Mondial a metterlo in squadra chiedendo solo di non sottostare agli ordini di scuderia. "Va bene" lo rassicur¨° il conte Boselli. Ma non fu cos¨¬ alla Mondial e non sar¨¤ cos¨¬, poi dopo, alla Guzzi quando sia al TT che alla Solitude gli chiedono di farsi superare dai suoi compagni di squadra Lorenzetti e Andersson perch¨¦ c¡¯¨¨ bisogno di altri corridori vincenti sui bolidi rossi dell¡¯aquila in quanto: "La gente non sa pi¨´ se a vincere ¨¨ la Moto Guzzi o il suo corridore Ruffo".
L'incidente e l'addio alle gare
¡ª ?All¡¯apice del suo volo agonistico, Ruffo ¨¨ stato costretto ad abbandonare le alte quote, addirittura a dare l¡¯addio al motociclismo nel 1953 a soli 33 anni, dopo un grave incidente in prova, tradito dal nebbione del TT all¡¯Isola di Man e prima ancora per la caduta di Stoccarda dovuta alla carambola di Lorenzetti, poi, per un nuovo incidente, a chiudere definitivamente anche con le corse delle 4 ruote, cui si era dedicato con successo. Ruffo fa parte della ¨¦lite di grandi piloti che hanno fatto rinascere il motociclismo del dopoguerra, tassello importante e volano della ricostruzione di un Paese distrutto materialmente e moralmente. ? anche con l¡¯emulazione di Bruno Ruffo, Dario Ambrosini, Gianni Leoni, Nello Pagani, Umberto Masetti della fine degli anni ¡®40, che tanti italiani si sono rimboccati le maniche, spinti dall¡¯impegno, dal sacrificio, dal coraggio, dall¡¯audacia dei loro campioni beniamini, rappresentanti di una rinascita possibile, capaci di dimostrare con i fatti che i sogni per una Italia nuova e vincente erano possibili. Chi era Bruno Ruffo? Un italiano che si ¨¨ fatto da solo, che da ragazzino ruba una prima moto dall¡¯officina paterna per le prime scorrerie, quando a 17 anni, fatica su fatica e lira su lira, con una vecchia Miller 250 debutta a Montagnana, e poi costretto a chiudere i sogni nel cassetto e all¡¯attesa per la lunga parentesi bellica, l¡¯Armir, il tragico fronte russo. Il 14 ottobre 1945 il ritorno vincente in pista a Mantova sul circuito del Te, poi si ripete a Pesaro con quella "Albatros" privata che per¨° costava 700 mila lire, come tre appartamenti, e a fine anno porta a casa il titolo tricolore della seconda categoria.
L'exploit nel GP delle Nazioni
¡ª ?Quindi, dopo un 1946 e un 1947 da privato, come gi¨¤ scritto sopra, l¡¯exploit trionfale al GP delle Nazioni di Monza (circuito di Faenza) nel 1948. Quello fu il lasciapassare per l¡¯ingresso a Mandello dal portone principale in qualit¨¤ di pilota ufficiale della Casa motociclistica pi¨´ importante e pi¨´ forte dell¡¯epoca, forse di tutti i tempi: fino al 1957 3329 vittorie, 14 titoli mondiali, 11 trionfi al TT inglese, un mirabile filotto di record e di ardite realizzazioni tecniche, alcune insuperabili come la mitica 500 8 cilindri! Guzzi d¨¤ a Ruffo la moto vincente e Ruffo ricambia con grandi corse, grandi vittorie, grande attaccamento al vessillo dell¡¯aquila. Il fuoriclasse veronese, come detto, inizi¨° e chiuse la carriera con la Moto Guzzi (la parentesi iridata del 1950 con la Mondial fu causata dall¡¯assenza momentanea della Casa del Lario nella 250), una dimostrazione di ¡°noblesse oblige¡±, di un pilota che prima di essere un campione in pista, era un gentleman ante litteram, rispettato e ben voluto da tutti, avversari compresi. Un fuoriclasse di raffinata sensibilit¨¤ tecnica, di grande affabilit¨¤ (tre cadute in tutta la carriera in un¡¯epoca dove in ogni gara un quarto dei piloti finiva in infermeria), di forte temperamento agonistico, di lucida capacit¨¤ tattica, freddo calcolatore per passare primo sotto la bandiera a scacchi, ma con la baionetta in canna, capace di gettare il cuore sull¡¯asfalto per limare un decimo di secondo al cronometro.
Il pi¨´ grande stilista della 250
¡ª ?Ruffo ¨¨ stato il pi¨´ grande stilista della 250 di tutti i tempi, insieme a Tarquinio Provini, Luca Cadalora, Max Biaggi. Ad unire con un filo unico l¡¯uomo e il pilota, era la ¡°classe¡±: una qualit¨¤ naturale coltivata nell¡¯umilt¨¤ dell¡¯impegno quotidiano e del rispetto degli altri, oltre che di se stesso. ¡°Quando do una stretta di mano ¨C diceva ¨C non faccio marcia indietro¡±. Si deve alla fatica del figlio Renzo, al suo stupendo libro ¡°Cuore e asfalto¡± (Bloom Editore) se Bruno Ruffo appare per quello che ¨¨ stato: una delle stelle del motociclismo mondiale, un costruttore del motociclismo amato dagli aficionados di ogni accento e bandiera, un campione che ha onorato l¡¯Italia, un uomo capace di stare in mezzo agli altri, cosciente, con l¡¯espletamento della sua passione sportiva, di avere fatto ¡°solo¡± il proprio dovere. ¡°Cuore e asfalto¡±, 240 pagine, ¨¨ un¡¯opera sui generis: non ripercorre semplicemente le tappe di una fulgida carriera, ma tratteggia con dosate pennellate fra prosa e poesia un percorso agonistico e umano estremamente significativo e attuale. Nella prefazione al volume, Renzo Ruffo usa magistralmente la penna come il padre Bruno, il gas: ¡°Una lettura di flash veloci, come veloce ¨¨ Bruno Ruffo, un viaggio onirico su piste di un tempo senza tempo dove la poesia corre libera e la passione vince sempre¡±.
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