Sport estremi, che sfide!

Un'avventura nata (ufficialmente) il 12 maggio 1995 grazie alla rete televisiva Espn, che è diventata un fenomeno di massa: Auro Lecci e Federico Braccini ci raccontano, supportati da un'eccezionale sezione fotografica, le 26 discipline con cui si definiscono comunemente gli sport estremi. Una sfida alla natura o all’ambiente caratterizzate, da sempre, dallo sviluppo di tecniche sofisticate e innovative

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MILANO, 24 novembre 2009 – Robe da matti e fotografie spettacolari (di grande formato). Mai sintesi ci è parsa più appropriata per parlare di un libro come questo che già nel titolo ci porta in pieno nel tema. Sport estremi, appunto, da scioglilingua: base jumping (lo sapevate che base è l’acronimo di buildings, antennas, spans ed earth, ovvero edifici, antenne o tralicci, ponti e rilievi?), bungee Jumping (salto con l’elastico), skydiving (paracadutismo), skysurfing (paracadutismo acrobatico: il paracadutista si lancia con una tavola da surf ai piedi), wingsuit (una variante dello skydiving in cui si fa uso di una tuta alare), parapendio, deltaplano, air races (competizioni aeronautiche), free climbing (arrampicata libera), free solo (la forma più estrema e pericolosa di arrampicata dato che non si usano attrezzature per facilitare l’ascesa, che può avvenire – pratica ritenuta illegale – anche scalando ponti e grattacieli), bouldering (detto anche sassismo o arrampicata su massi; il termine deriva da boulder, che in inglese significa appunto masso roccioso), ice climbing (arrampicata su ghiaccio o cascatismo), parkour (disciplina metropolitana nata in Francia agli inizi degli anni ’80), streetluge (letteralmente slittino da strada, uno skateboard su cui il pilota o rider è disteso in posizione supina), surf estremo (quello che si pratica, solitamente alle Hawaii, su onde alte più di sei metri), kitesurfing (l’espressione più recente degli sport d’acqua: si fa surf su una tavola apposita trascinata da un aquilone), sleddog (slitte trainate da cani e con un solo guidatore, detto musher), snocross (anche snowcross: l’equivalente, fatto con motoslitte, di una gara di motocross effettuata sulla neve), heliski (la pratica dello sci fuoripista in ambiente montano estremo con risalita in elicottero; se lo si pratica con lo snowboard si parla di heliboarding), skicross (a febbraio sarà disciplina olimpica ai Giochi di Vancouver), slopestyle e superpipe (l’evoluzione dell’halfpipe, disciplina praticata sia con gli sci che con lo snowboard), canyoning (detto anche correntismo o forra dai praticanti italiani, consiste nel discendere corsi d’acqua percorrendoli a piedi, arrampicando in discesa – ovvero derampicare -, nuotando, facendo tuffi, salti o scivoli dove possibile o compiendo la discesa in corda doppia nei punti più difficili), rafting (discesa su fiumi o torrenti su un particolare gommone chiamato zaft, zattera, con un equipaggio di 4-8 persone), hydrospeed (discesa di fiumi o torrenti più o meno impetuosi, tenuti a galla da una piccola tavola) e Mb downhill, una specialità della Mb (Mountain bike) che, probabilmente, tutti conosciamo.

Immagini di copertina del libro curato da Auro Lecci e Federico Braccini per la Casa Editrice Le Lettere

VENTISEI DISCIPLINE — Ok, preso fiato? Allora diciamo che il volume, scritto a quattro mani da Auro Lecci e Federico Braccini per Le Lettere, tutto sommato, ha un intento semplice: illustrare (e le fotografie servono, eccome!) le principali attività sportive di carattere estremo, condotte sul filo di un alto rischio, di sfida alla natura o all’ambiente caratterizzate, da sempre, dallo sviluppo di tecniche sofisticate e innovative. Un complesso di attività nelle quali il corpo umano è messo in gioco in un contesto in cui è fondamentale una comprensione adeguata delle leggi della fisica e delle caratteristiche dell’ambiente in cui ci si muove. Sono descritte 26 discipline, che abbiamo elencato in apertura, che vengono praticate in ambienti diversi (aria, acqua, neve e ghiaccio, natura, salti, eccetera): la loro storia, una descrizione generale (con particolare attenzione ai nomi di coloro che l'hanno introdotta e ai luoghi dove si pratica maggiormente), seguita da una descrizione tecnica (con brevi testi e disegni). Le fotografie hanno un duplice scopo: mostrare ogni disciplina durante il suo svolgimento e illustrarne le loro valenze fondamentali. Seguono descrizioni di carattere tecnico dedicate alle modalità di conduzione, alle attrezzature necessarie e agli ambienti in cui vengono praticate le singole discipline. Perché, nel praticarle, il rischio è sempre… estremo.

Immagini di copertina del libro curato da Auro Lecci e Federico Braccini per la Casa Editrice Le Lettere

LA NASCITA CON ESPN — Battuta a parte, vale la pena di ricordare che la nascita del termine extreme, sportivamente parlando, come ben si spiega nelle pagine introduttive, ha una data precisa: il 12 maggio 1995 quando la rete televisiva Espn (Entertainment and sports programming network), specializzata in programmi sportivi trasmessi 24 ore su 24, annunciava una nuova iniziativa, alla quale diede inizialmente il nome di Extreme Games, in seguito XGames, con cui intendeva portare l'attenzione del suo pubblico su alcuni sport fino a quel momento considerati "alternativi". Sono tutti sport d'azione, caratterizzati da un livello di rischio più o meno alto. Alcuni di questi sono solo la riproposizione di sport tradizionali, ma nuove tecnologie e materiali innovativi, che hanno portato al miglioramento e alla trasformazione delle attrezzature, hanno dato loro una nuova veste. Nasce così ufficialmente il termine Extreme Sports (Sport Estremi), che da quel momento in poi indicherà tutte quelle attività sportive che richiedono non solo velocità e prontezza di riflessi, forza fisica, e spesso, attrezzature specializzate e molto sofisticate, ma soprattutto una notevole dose di coraggio e di passione per la sfida. Gli sport estremi, in televisione, hanno avuto grande successo e gli X Games - che si tengono in due edizioni, una estiva e una invernale, in vari stati americani - attirano un gran numero di spettatori, e soprattutto attirano nuovi sponsor. Le aziende che producono abbigliamento ed equipaggiamenti sportivi, o quelle che comunque hanno prodotti che possono essere inseriti in questo contesto, iniziano a lanciare campagne pubblicitarie che hanno come testimonial atleti estremi famosi nel pieno dell'azione. E si fanno anche molti film. Ci sono nomi famosi come il compianto Patrick de Gayardon,Tony Hawk, David Belle, solo per citarne alcuni.

GENERAZION X — II target è quello della Generazione X, a cui farà seguito quello della Generazione Y, due termini dalla connotazione demografica non molto ben definita, ma che in linea di massima si riferiscono a tutti i nati tra il 1965 e la fine degli anni '70 per la X, e tra il 1980 e gli anni '90 per la Generazione Y, che sarà detta Generazione del Millennio. Sono i giovani che hanno fatto dei media il loro terreno d'azione, che hanno assistito alla nascita di Internet e ne hanno esplorato le possibilità iniziando a comunicare tra loro tramite i blog. Basta viaggiare un po' sulla rete per rendersi conto di quanta comunicazione riguardante gli sport oggi, non solo sui siti dei gruppi organizzati, ma anche sulla fitta rete di blog personali. Sono loro gli appassionati degli sport estremi e si è cercato di capire cosa ci fosse, in queste attività, che li attraesse così prepotentemente. Quali fossero, ad esempio, le motivazioni di coloro (oltre un milione di persone dal 1990 ad oggi) che hanno fatto un'esperienza diretta del bungee jumping nei siti del circuito organizzato dal neozelandese Al Hackett. Il resto, è facile scoprirlo sfogliando queste pagine, senza dimenticare che gli sport estremi esigono un lavoro molto attento sui dettagli, una preparazione mentale e fisica molto accurata, una comprensione profonda del mezzo in cui si agisce e, non ultima, una forte consapevolezza dei propri limiti. Mica facile.

Extreme-Le sfide temerarie dello sport moderno, di Auro Lecci e Federico Braccini. Le Lettere. Pagine 239, € 48,00