Pietri, Baldini e la maratona
Reggio Emilia va di corsa

Dalla favola della scommessa che segnò l'esordio del mitico Dorando fino all'oro di Atene 2004. E tanti nomi e volti che di uomini e donne che hanno corso, saltato, lanciato...

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La copertina del libro sull'atletica reggiana

MILANO, 22 dicembre 2010 - La provincia di Reggio Emilia è terra di grandi maratoneti, da Dorando Pietri a Stefano Baldini. Qui c’è la passione per la corsa e l’amore per quello sport antico, semplice e meraviglioso che è l’atletica leggera. Con questo volume Gianni Galeotti aggiunge al mosaico dell’atletica italiana la tessera preziosa che riguarda gli atleti di questa provincia. Lo fa con bravura e competenza. Dorando Pietri è passato alla storia come il campione di Carpi, che è provincia di Modena, ma è nato a Mandrio di Correggio, in provincia di Reggio Emilia. Su di lui Galeotti ha dissotterrato un articolo prezioso e raro, pubblicato il 30 dicembre 1942 sul periodico fiorentino “Il Brivido Sportivo” con il titolo "Come Dorando Pietri cominciò a correre e vincere". È la lettera di Gaetano Cagliari, un vecchio podista.

LA FAVOLA — Un racconto che è una favola. Un giorno, per una scommessa, Cagliari deve fare in un’ora il giro di Carpi per 4 volte, quasi 17 chilometri. Al passaggio del primo giro chiede da bere. Dopo qualche centinaio di metri sente alle sue spalle uno scalpiccio: "Mi volto e vedo un ometto che si affannava a rincorrermi con una gazzosa in mano". Cagliari, punto nell’orgoglio, allungò. Anche l’ometto aumentò, incitato dalla folla: “Dai che tel ciap”. Raggiunse Cagliari, che lo squadrò e prese la bibita. "Gliela restituii appena ebbi bevuto, sperando quindi che si allontanasse, ma quel piccolo ometto invece mi si mise di fianco continuando con me la gara, per quanto gli gridassi: “Vai via”". La corsa era trasmutata in sfida. "Tentai scatti su scatti, ma invano: non mi riusciva di distaccarlo. E all’arrivo del quarto giro, cento metri ci separavano…ma fu lui che era davanti a me".

LA LEGGENDA — Pietri, l’eroe della maratona di Londra, appartiene alla leggenda. Di lui Galeotti ci regala belle foto, una lettera autografa e le canzoni che gli furono dedicate. Ma oltre a Dorando Pietri ci offre una siepe di volti e storie. Uomini e donne che hanno corso, saltato, lanciato. Ciascuno con la storia, unica, irripetibile. Come quella di Glauco Monducci, il comandante Gordon, che partecipò all’operazione Tombola contro il quartier generale del 51° Corpo d’Armata Tedesco. Come quella di Fernando Jelli, scopritore di talenti, che lanciò nel cielo Renato Dionisi, l’uomo che ha spostato in avanti di un metro il record dell’asta. Come Pasqualino Abeti, veloce come il vento, come Silvano Giovanetti, primo a valicare il muro dei 60 metri col martello, o Fausta Quintavalla, regina del giavellotto. Come Stefano Baldini, oro nella maratona ai Giochi di Atene del 2004. Noi eravamo lì quel giorno, 29 agosto, nello stadio Panathinaikon, lo stesso della prima Olimpiade. C’era anche Candido Cannavò, indimenticabile direttore della Gazzetta dello Sport. Galeotti ci regala il suo articolo: "Stefano Baldini, la lunga linea blu e un’Italia d’amare". Quel titolo, ancora oggi, regala il brivido dell’emozione nella città del tricolore.

Gianni Galeotti, Atletica a Reggio Emilia, 100 anni di storia, 2010, gia.galeotti@libero.it, pag. 275, 20 euro.