Chiedi chi era Coppi

A cinquant'anni dalla morte, un libro in vendita assieme a La Gazzetta dello Sport, ci racconta "Il Grande Fausto come l'avete mai visto". Il lavoro, curato da Pier Bergonzi, Claudio Gregori e Marco Pastonesi (la prefazione è affidata al direttore, Carlo Verdelli) è stato costruito attorno alle splendide fotografie dell'archivio Omega di Vito Liverani

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MILANO, 21 dicembre 2001 - Cinquant’anni fa, oggi, Fausto Coppi si stava consumando. Era appena tornato dall’Alto Volta, l’attuale Burkina Faso, Africa. Aveva contratto la malaria, la più spietata, la perniciosa. Non lo sapeva. Ora dopo ora, il virus ne masticava i muscoli, ne mangiava le forze, ne divorava la vita. Avrebbe scollinato gli Anni ’50, Coppi, e si sarebbe solo affacciato agli Anni ’60. Il 2 gennaio 1960, alle 8.45 di un mattino gelido e insensibile, morì nell’Ospedale di Tortona. Ma per il ciclismo, e così anche per la Gazzetta, Coppi non è mai morto: le sue imprese e il suo mito, i suoi gregari e i suoi avversari, le sue strade e le sue corse pedalano ancora, pedalano sempre. E 50 anni dopo, il popolo di Coppi, che è anche il popolo del ciclismo e della Gazzetta, aspetta: un libro, un film, una sorpresa, un miracolo.

Vito Liverani ha messo a disposizione il suo archivio su Coppi e attorno a quelle immagini è stato costruito il nostro libro

IL MIRACOLO — Vito Liverani ha 80 anni e 8 milioni di foto: una memoria e un archivio di incontri e match, partite e corse, immagini e negativi, scatti e ritratti. Verrebbe da dire: il Novecento. Oppure: lo sport in bianco e nero. Se non che Vito — un passato da boxeur, un amore per il ciclismo, una vita vissuta fra camere oscure e chiari di luna — da quasi una decina di anni è sbarcato anche nel Terzo Millennio con la stessa disinvolta voglia di fare. Così, quando annuncia che, scavando in archivio, ha scoperto una miniera su Coppi, a Vito brillano gli occhi. E se gli brillano gli occhi, bisogna andare. Ha ragione, Vito: è una miniera. Strada facendo, ha perso gli amici fotografi, ma ne ha ereditato — pagando — la memoria: valigie di negativi. Carlo Martini, Luigi Bertazzini, Enrico Belluschi, Carlo Fumagalli, Vittoriano Rastelli, Antonio Ferretti, Sergio Penazzo: uomini da marciapiede e tornanti, da balconi e portoni, da volate e gran premi della montagna, da sterrato e asfalto, uomini che s’intrufolavano, che s’imbucavano, che rubavano attimi fuggenti e che, senza il loro clic, sarebbero fuggiti.

Fausto con la moglie Bruna in un attimo di intimità prima della partenza della tappa Torino-Genova al Giro del 1950

GIORNI E DIOTTRIE — Liverani ha perso giorni e forse anche diottrie a resuscitare quegli scatti e a trasformarli in fotografie. Da lì in poi, è stata una corsa contro il tempo per uscire entro Natale: ma Coppi ci ha dato una mano. E in un mese è nato “Chiedi chi era Coppi”, cioè il grande Fausto come non l’abbiamo, e come non l’avete, mai visto. Dove troverete il Coppi campione: solo, solitario, la solitudine come primato, come destino, come dovere. In piedi sui pedali, danzante. Seduto sulla sella, mentre al culmine della salita, e dello sforzo, vomita. Confuso, immerso, sepolto nella neve. E abbattuto mentre abbandona. Poi il Coppi capitano: mentre fotografa i suoi gregari, mentre riempie la borraccia, mentre fa un autografo sul casco di un motociclista o appoggiando il foglio sulla schiena dell’autista Gino Oriani. E poi ancora il Coppi uomo: con Bruna, la moglie, lei che lo guarda ispirata e interrogativa, lui che sorride divertito eppure enigmatico, tutti e due ritratti dentro la cornice del telaio della Bianchi di Fausto; e con Giulia, la Dama Bianca, lei che fugge, sfugge, rifugge, nei giorni dello scandalo, dei titoli, dei paparazzi.

IL COPPI CHE NON TI ASPETTI — C'è il Coppi in posa con «Sugar» Ray Robinson, artista come lui, ma sul ring; mentre incita Roger Rivière a battere il suo (di Coppi) record dell’ora; mentre spinge Gino Bartali, è solo una partenza del Tour de France, ma in quel gesto c’è affetto e rispetto; e mentre — questa è la copertina del libro — mostra due statuine di ceramica, forse impacciato, o forse anche qui Divertito. Il Coppi di Liverani ha naso da rapace e rughe da contadino, occhi da tango e gambe da rumba. È bellissimo.

Chiedi chi era Coppi-Il Grande Fausto come non l’avete mai visto, a cura di Pier Bergonzi, Claudio Gregori e Marco Pastonesi, prefazione di Carlo Verdelli. Foto della Agenzia Omega Fotocronache di Vito Liverani. I libri de La Gazzetta dello Sport. Pagine 160, € 12,90 (più il costo del giornale)