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La squadra dei record
Giorgio Barberis ha coordinato il lavoro in cui si ricorda l'epopea del Cus Torino, il club che portò in Italia la prima Coppa dei Campioni di pallavolo. Una carrellata di ricordi, splendidi quanto intrisi di legittima nostalgia, che ci riportano ai momenti d'oro della società. Quella che vinse tre scudetti consecutivi, più un altro nel 1984. Quella che mantenne un record di imbattibilità in campionato: 51 partite, dal 12 gennaio 1980 al 10 marzo 1982
MILANO, 17 luglio 2010 - «I Magnifici trenta». No, non sono nomi. Bensì anni. Quelli che ci ricordano la prima straordinaria impresa della pallavolo italiana di club. Quando, nel marzo del 1980, ad Ankara (Turchia), la Klippan Cus Torino conquistò, per la prima volta di un’italiana, la Coppa dei Campioni battendo la Stella Rossa Bratislava 3-0. Per ricordare quell’evento, scolpito nella memoria degli appassionati di volley, non soltanto torinesi, ecco «La squadra dei Record». E' l'epopea del Cus Torino, una carrellata di ricordi, splendidi quanto intrisi di legittima nostalgia, che ci riportano ai momenti d'oro della società. Quella che vinse tre scudetti consecutivi, più un altro nel 1984, battendo il Santal a Parma. Quella che mantenne un record di imbattibilità in campionato: 51 partite, dal 12 gennaio 1980 al 10 marzo 1982. Quella che portò ben 16 giocatori alla Nazionale. Una carrellata di successi legata ai nomi di Franco Leone e di Silvano Prandi, scrivania e panchina, di Bertoli, Dametto, Lanfranco, Rebaudengo e tanti altri, protagonisti di una superiorità tecnica e morale rappresentata, all'epoca, dal club torinese.
- La copertina del libro edito da Agami e un'immagine di Silvano Prandi, il professore che tanto diede a quello storico Cus Torino
UNA LEZIONE DI SPORT — Tanti ricordi, si è detto tra le righe. Eccone uno, breve ma significativo, firmato da Piero Bianco, giornalista della rosea, intitolato «Lezione di sport»: I titoli di prima pagina erano quasi sempre un peana calcistico. La Gazzetta dello Sport mi chiedeva di raccontare gli umori della Juve all'inseguimento dell'Inter (Zoff, Cabrini, Furino, Scirea, Causio, Tardelli, Bettega, Brady: nomi che mettono i brividi), i tormenti di un Toro non più tremendista (ma ancora con Pulici, Graziani, Sala). C'erano le imprese esaltanti di Sara Simeoni e Pietro Mennea, anche loro targate Torino per la militanza nella Sisport. Per gli altri sport restavano spesso le briciole, anche in quel lontano 1980. Finché non esplose il fenomeno Klippan. Il Cus Torino, sotto la regia di Franco Leone e di un gruppo affiatato, aveva costruito la squadra degli imbattibili. La pallavolo diventò una favola italiana, si conquistò la vetrina dei giornali e l'onore del mondo. Ankara fu la sublimazione di quella favola bella. Per una volta, raccontai sulla Gazzetta un'impresa straordinaria che faceva palpitare i cuori e che non era calcio. Non esisteva ancora il mondo dei cellulari, e ricordo la conquista di un telefono per annunciare alla redazione la buona novella come una corsa esaltante: in quel momento ci sembrava di aver vinto tutti, anche noi che non avevamo meriti. Torino schiacciò gli avversari e i pregiudizi, per la prima volta un team italiano, e tutto italiano, aveva scalato l'Europa, andando a prendersi la Coppa dei Campioni in Turchia. Un trionfo, il più desiderato fra i tanti di quegli anni magici. Sensazioni indimenticabili. Mi pare di essere ancora là, in quel palazzetto satanico, con il pubblico ostile, le urla feroci, i cecoslovacchi della Stella Rossa Bratislava sgretolati (dopo i turchi dell'Eczacibasi Istanbul e i finlandesi del Pieksamaki) dai leoni di Silvano Prandi. Increduli e furenti, i campioni dell'Est, nel doversi arrendere a quella banda di ragazzi perbene che avevano trasformato il volley in arte, e che sul piano atletico non dovevano invidiare nulla a nessuno. Semmai potevano insegnare come si prepara, in assoluta serenità e perfino divertendosi, il match della vita. Classe, potenza, ironia, erano queste le armi della meravigliosa Klippan. Lacrime e gioia si confusero alla fine in un cocktail dal sapore inimitabile. Per Prandi, il giovane «professore», fu la laurea internazionale. Per Dametto, Bertoli, Lanfranco e tutti gli altri eroi di Ankara, il picco di una carriera già prestigiosa. Per un «estraneo» che aveva appena imparato a conoscere ed amare quel mondo così lontano dalle esasperazioni calcistiche, fu una grande lezione di sport. Quello vero, il più genuino.
- Festeggiato, al rientro in Italia, il gruppo che, in Turchia, conquistò la prima Coppa dei Campioni di una squadra italiana
MILLE COPIE — Gran merito avere scoperchiato questo scrigno di ricordi al collega Giorgio Barberis, che ha coordinato un folto gruppo di giornalisti e giocatori, che, come Piero Bianco che abbiamo appena citato, si sono alternati nel racconto e nel ricordo. Ricordi, rivelazioni, curiosità, numeri e cifre. Sono 111 pagine e tante bellissime fotografie che ci riportano a un periodo importante della nostra pallavolo. Quando una squadra composta tutta da italiani, seppe imporsi, prima dell'occidente, alle grandi dell'Est d’Europa. Un libro stampato in soli mille esemplari dalle edizioni Agami. Diventerà certamente un «cult», perché, come sottolinea proprio Giorgio Barberis, «i ricordi sono linfa vitale, stimolo, cultura. Nella vita come nello sport. Invece troppo spesso si dimentica, oppure, peggio, neppure si sa anche se la storia dell'uomo è fondato sull'insegnamento di chi è venuto prima». Come raccontano, appunto, queste 111 pagine dedicate a tutti gli appassionati di sport, non solo a quelli che seguono la pallavolo.
La squadra dei record, coordinamento editoriale di Giorgio Barberis. Edizioni Agami. Pagine 111, s.i.p.
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