Fondazione Veronesi: le tappe della salute
Consigli preziosi per vivere meglio

Ogni giorno, durante il Giro d'Italia, riceviamo e pubblichiamo un consiglio importante per stare bene dalla Fondazione Veronesi (vedi sito ufficiale della Fondazione Veronesi)

29 MAGGIO , 21/a TAPPA MILANO-MILANO: NO SMOKING BE HAPPY

Migliaia di studi e ricerche scientifiche hanno dimostrato i danni del fumo su quasi ogni organo del nostro corpo, dal cervello, al cuore, ai polmoni. La città di Milano ha coltivato una particolare sensibilità nei confronti delle campagne di informazione e dissuasione contro il tabagismo. La Lombardia è la Regione italiana con più centri antifumo per chi vuole liberarsi dalla schiavitù della sigaretta: ben 51, secondo il censimento dell’Istituto Superiore di Sanità, di cui 13 nella sola provincia di Milano. Milanesi erano i due ministri della Salute che hanno lavorato per portare a compimento una legge all’avanguardia in Europa, portata per la prima volta in Consiglio dei Ministri da Umberto Veronesi nel 2001 ed entrata in vigore nel 2003. Il provvedimento ha finalmente tutelato tutti i non fumatori, nei posti di lavoro, negli esercizi commerciali, nei luoghi di svago, ed è stato accolto con straordinario favore dagli italiani.
A Milano, non a caso, è partita, 4 anni fa, l’iniziativa “No Smoking Be Happy”, realizzata dalla Fondazione Veronesi, con una mostra interattiva e multisensoriale progettata per far conoscere i rischi che si corrono accendendo una sigaretta. Oltre centomila persone l’hanno visitata, e più di 12mila erano studenti. Le giovani generazioni, anche i più piccoli, devono sapere quanto e come il fumo sia pericoloso. Agli adulti è dedicato un messaggio cruciale e troppo spesso sottovalutato, quello sul fumo “di seconda mano” e i rischi di tumore, asma, malattie coronariche o ictus. Tracce delle sostanze cancerogene e derivati della nicotina sono stati trovati nelle urine e nel sangue dei non fumatori esposti al fumo degli altri, e persino nei pannolini dei bebè.

28 MAGGIO, 20/a TAPPA VERBANIA-SESTRIERE: LASSU’ SULLE MONTAGNE

L'Italia è un paese montuoso non solo per la presenza delle Alpi ma anche degli Appennini e di altri rilievi. Montagna può significare molte cose: si può definire montagna un rilievo di 1500 metri come un mitico "8000".
In montagna può andare la persona non allenata, l'alpinista di élite, il giovane arrampicatore, l'anziano, il bambino, la persona con patologie croniche.
A ciascuno, però, la “sua” montagna, il modo e i limiti entro cui goderne. Per questo è stata creata la Società Italiana di Medicina della Montagna. La ricerca scientifica ha dimostrato che una vacanza in montagna può diventare un toccasana per la salute. Le foreste, i boschi, le vallate e in generale gli spazi verdi e incontaminati regalano alla psiche e al fisico una sensazione di benessere che non è solo immaginata ma scientificamente dimostrata.
Stare per un certo periodo a diretto contatto con la natura produce dei cambiamenti nell’organismo decisamente benefici: la pressione sanguigna e la tensione muscolare si abbassano, il battito cardiaco si stabilizza e il sistema immunitario si rafforza.
Lo studio AMAS (Austrian Moderate Altitude Study), lo ha dimostrato. Tra i 1400 e 2000 metri di quota. si hanno infatti importanti effetti positivi sul quadro ematico, sul trasporto di ossigeno, sul tasso glicemico e di colesterolo, sulla frequenza cardiaca, sulla condizione mentale.
L'altitudine inoltre mobilita le riserve corporee e già la sola permanenza in montagna senza troppo moto ha l'effetto di un proficuo allenamento.
Secondo gli esperti austriaci, poi, il clima tra le cime è particolarmente indicato per i bambini e per chi è convalescente per alcune malattie come la bronchite cronica o l'asma bronchiale di tipo allergico.

27 MAGGIO, 19/a TAPPA BERGAMO-MACUGNAGA: CIN CIN ALLA SALUTE

Il Giro torna da dove era partito, in Piemonte, terra famosa anche per la presenza di grandi vini. Proprio a riguardo del “nettare degli dei”, una ventina d’anni fa dalla vicina Francia arrivò una teoria suggestiva, chiamata “paradosso francese”, secondo la quale esisterebbe una correlazione tra la bassa mortalità per malattie coronariche e consumo di vino. Tutto nacque quando il professor Serge Renaud dell'Università di Bordeaux, osservò che il tasso di mortalità nella popolazione del sud-ovest della Francia era notevolmente minore, nonostante un consumo elevato di grassi animali che notoriamente causano malattie cardiovascolari, rispetto alla nazione intera. Per quale ragione?
La conclusione degli studiosi francesi fu che un consumo moderato di vino (meno di 40 g al giorno di etanolo, cioè circa tre bicchieri) è in grado di limitare l'incidenza di tali malattie, probabilmente per un effetto sul colesterolo LDL (quello cattivo) e sulla fluidità del sangue. Secondo alcune ipotesi, la ragione di tale proprietà deriverebbe dai polifenoli di cui il vino è ricco, in particolare il resveratrolo, sostanze altamente antiossidanti capaci di prevenire diverse malattie come tumori, malattie cardiovascolari e patologie neurodegenerative.
Tra le altre ipotesi esplorate uno studio ha portato l'attenzione su un'altra proprietà del vino, non correlata con i polifenoli: esso sarebbe in grado, anche a bassi dosaggi, di inibire la sintesi dell’endotelina, che è un vasocostrittore correlato alle malattie cardiovascolari ed alla aterosclerosi.
La conclusione: se non si esagera un bicchiere di vino a pasto fa certamente bene, soprattutto se è un vino di qualità come se ne coltiva e produce nel nostro Paese.

Daniele Banfi

26 MAGGIO, 18/a TAPPA MORBEGNO- SAN PELLEGRINO TERME: POLENTA E POLENTONI

La polenta è un antichissimo piatto a base di farina di cereali, conosciuto nelle sue diverse varianti pressoché in ogni regione, ma che ha costituito per lungo tempo l'alimento base della dieta lombarda. E i lombardi infatti li si chiama scherzosamente anche “polentoni”.
Le prime polente fatte di farro erano un piatto degli antichi romani (in latino far da cui deriva farina) che costituiva e costituisce tuttora un alimento base della Dieta Mediterranea. Ovviamente, prima dell'introduzione del mais, che è un cereale portato dall’America, la polenta non ostentava il suo classico colore giallo smagliante e veniva prodotta con altri cereali come orzo, segale, miglio, grano saraceno.
Oggi le polente fatte con questi cereali sono più rare, specie in Europa, ma non nel nostro paese. E in Valtellina si conserva gelosamente come patrimonio unico e irripetibile il grano saraceno che è il protagonista, mischiato ad altre farine, della famosa polenta taragna e col quale si realizzano i pizzoccheri ricchi di verdure (verze, patate e coste), una pastasciutta condita con burro, salvia, aglio e formaggio casera.
Tante sono le polente: uncia, concia, pasticciata, fritta e chi più ha fantasia più ne metta nel legare alla polenta altri prodotti. Insomma la polenta ricopre un importante posto in molte cucine italiane ed ha ruoli versatili: in sostituzione dei primi piatti, in accompagnamento dei secondi e presente anche nei dolci, con innumerevoli preparazioni popolari che la arricchiscono con zucchero, uova, miele, frutta secca e fresca.
Fino a non troppo tempo fa la polenta godeva di una pessima fama perché veniva collegata alla pellagra, malattia endemica in certe plaghe d’Italia. Ma la “colpa” non era della polenta, bensì del fatto che in zone povere costituiva quasi l’unico cibo. Veniva così a mancare nell’alimentazione di quei popoli il corretto apporto vitaminico e di altre sostanze nutrienti.

25 MAGGIO, 17 /a TAPPA FELTRE-TIRANO: LA CURA DELL'UVA

Tra i vitigni del Trentino, terra ricca di ciclisti professionisti e cicloamatori, si nasconde il segreto per un cuore in forma e un fisico depurato. Dall'uva infatti è possibile trarre questo duplice vantaggio. Il primo, ormai noto da tempo, è che un bicchiere di vino rosso ai pasti è in grado di tenere a bada i livelli di colesterolo nel sangue. Il secondo, già conosciuto al tempo dei romani, è che una dieta, nota anche con il nome di ampeloterapia, a base di uva ha la capacità di disintossicare dalle tossine il nostro corpo. Non solo, l'ampeloterapia ha proprietà ricostituenti, rinfrescanti e di riattivazione delle funzioni epatiche e intestinali. Ma in che cosa consiste?
E’una dieta che ha come componente principale il frutto della vite. Essa viene prescritta generalmente nel periodo successivo la vendemmia. La sua durata è di circa 2-3 giorni ma a volte, sotto controllo medico, può protrarsi anche per alcune settimane. La cura consiste nel consumo di uva per un quantitativo pari a circa mezzo chilo nei primi giorni, fino a quasi due chili verso la fine della dieta.
La capacità dell'uva di depurare il nostro corpo dalle tossine è frutto del perfetto mix di sostanze contenute in un'elevata percentuale di acqua (circa l'80%): il resveratrolo, molecola che migliora la fluidità del sangue riducendo la tendenza delle piastrine ad aggregarsi e quindi il rischio di infarti e ictus. E le vitamine del gruppo B, la vitamina C e i sali minerali come Potassio, Calcio e Magnesio. Inoltre con il suo alto contenuto di acqua, l'uva è un frutto rinfrescante con un discreto contenuto di fibre. Ciò le permette di purificare intestino e il fegato.
Attenzione però alle cure “fai da te”. Consultate il medico prima di intraprendere l’ampeloterapia. L'uva infatti, per l'elevata presenza di zuccheri come glucosio e fruttosio, può rappresentare un problema per chi soffre di glicemia alta.

Daniele Banfi

24 MAGGIO, 16/a TAPPA BELLUNO – NEVEGAL: ME-LA CONSIGLI?

Non si è sempre detto e non si continua a dire che “una mela al giorno toglie il medico di torno”? E non è forse l’Italia il secondo Paese europeo produttore di questo frutto con oltre due milioni di tonnellate l’anno? Oggi il Giro fa tappa, come quasi ogni anno, nelle valli trentine, tappezzate da sterminati campi di mele e di pere. Come non ricordare allora tra i frutti che devono essere presenti sulla tavola per una corretta alimentazione, la mela in particolare?
Si chiamino Renette, Delicius o Golden, che provengano da queste valli o dal Piemonte, dal Veneto, dall’Emilia Romagna, altre regioni produttrici di mele tutte fregiate dal marchio di origine protetta, esse hanno proprietà che la scienza medica conosce da millenni. La mela contiene vitamine, oligoelementi, sali minerali, fibre, fruttosio e tanta acqua.
A fine pasto stimola una digestione naturale, è l’ideale per spegnere lo stimolo della fame a mezza mattina. Poiché contiene pectina, una preziosa fibra, è consigliata ai diabetici per ridurre la glicemia. Sempre la pectina aiuta a risolvere i problemi legati alla diarrea poiché i batteri intestinali la trasformano in un una sorta di barriera lenitiva e protettiva per le pareti irritate dell’ intestino.
Per concludere non dimentichiamoci di non tralasciare la buccia, come fa Pinocchio con la pera che gli dà mastro Geppetto, e che esige venga sbucciata per poi pentito mangiarsela insieme al torsolo. Di mela o pera, opportunamente lavata, la buccia deve essere mangiata. In essa infatti sono contenute delle sostanze, i triterpenoidi, che secondo recenti studi avrebbero, tra gli altri, il potere di diminuire il rischio di sviluppare alcuni tumori come quello al fegato, colon e seno.

Daniele Banfi

22 MAGGIO, 15/a TAPPA CONEGLIANO – GARDECCIA/VAL DI FASSA: LA VIA DEL VINO

Non c’è regione italiana che non annoveri una via del vino, indicazione turistico-enologica per sottolineare una produzione di particolare qualità secondo le diverse località. Così tra Conegliano e Valdobbiadene si snoda tra filari di vigneti una delle più importanti strade del vino, quella dei Vini dei Colli.
Siamo insieme alla Francia tra i più grandi produttori di vino e il suo consumo fa parte della nostra cultura e delle nostre tradizioni, oltreché dare un suo piccolo contributo alla nostra salute. Il vino, quello rosso in particolare, contiene infatti sostanze pigmentate (antociani e flavonoidi), in grado di esercitare un’azione anti-ossidante efficace nel ridurre le patologie cardiovascolari.
Contiene però anche l’alcol, che invece è tossico per il nostro organismo e inutile dal punto di vista nutrizionale, motivo per cui la parola d’ordine è, come sempre, bere con moderazione. Tradotto in altri termini, si raccomanda di bere vino solo durante i pasti, non superare i due-tre bicchieri per l’uomo, uno-due per la donna e uno per l’anziano, evitando comunque di bere alcolici durante l'adolescenza, in gravidanza e allattamento, e considerando i possibili rischi se si è malati e si assumono dei farmaci. Non è superfluo ricordare che bere, oltre misura, compromette i riflessi e la soglia d’attenzione di chi deve guidare.
Rispetto agli altri europei, i consumatori italiani sembrano riconoscere le regole del buon bere: vino e birra durante i pasti e pochi superalcolici. Tuttavia è in aumento il numero di ragazzi che cominciano a bere in fasce di età tra i 15-16 anni ed è generalmente aumentato il numero di quelli che bevono fuori pasto e in misura smodata. Come dicevano i nostri nonni bisogna imparare a bere, in primis educando i giovani.

Donatella Barus

21 MAGGIO, 14/a TAPPA LIENZ – MONTE ZONCOLAN: UNA DIETA A FAGIOLO

Un tipico "mangiar friulano" inizia sempre con una scodella di minestra fumante. Le minestre rappresentano infatti il piatto più interessante di questa regione che è abituata a convivere con un terreno spesso difficile e un clima rigido. Esistono zuppe, minestrine, minestroni, minestre dolci e minestre forti, minestre per ogni stomaco e per ogni occasione. Tutte in grado di riscaldare il corpo e vincere il freddo del clima, ma insieme ricche di fibre, una sostanza indispensabile per la prevenzione di molte malattie.
Esistono due tipi di fibre: insolubili e solubili. Le prime, aumentando la velocità del transito del cibo nell'intestino, riducono la concentrazione di sostanze potenzialmente tossiche nei confronti della mucosa intestinale; le seconde, favorendo la diminuzione del pH, inibiscono la crescita dei microrganismi dannosi e promuovono il proliferare della flora intestinale.
La più caratteristica minestra è la "iota", che si presta a parecchie varianti, ma che nella sua ricetta-base accosta i fagioli ai crauti con aggiunta di farina gialla, il tutto condito con il "pestat", un trito di cipolla, salvia, prezzemolo e aglio.
Ma quella che piace di più forse la "minestra di fagioli": saporosissima, non richiede pasta né pane perché sufficientemente densa e robusta in se stessa. I fagioli, piccoli e screziati di rosso, hanno una forma a cuscinetto e si coltivano solo in queste zone. Come solo in questa regione cresce il radicchietto nano di Gorizia. Si coltiva in serra ed è piccolo, di un verde vellutato, delicatamente amaro
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20 MAGGIO, 13/a TAPPA, SPILIMBERGO - GROSSGLOCKNER: LA REGOLA “IRIDATA” DEL “FIVE A DAY”

Non è certamente una regione agricola, quella del Friuli-Venezia Giulia, affondata nelle Alpi, eppure è quella che consuma mediamente più verdura in Italia. Cioè è la regione che applica la regola aurea del “Five-a-day”, ovvero delle cinque porzioni di frutta e verdure da portare in tavola ogni giorno, un menu in sintonia con le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che raccomandano di consumare almeno 400 grammi al giorno di alimenti vegetali.
Lanciata come campagna di informazione per la prima volta negli Stati Uniti nel 1991, la filosofia delle cinque indispensabili porzioni è stata adottata e diffusa in molti Paesi del mondo, Italia compresa. Per la scelta di che cosa mettere nel piatto basta affidarsi ai colori: il verde per le verdure (broccoli, asparagi, insalata, spinaci); il bianco per cipolle, cavolfiori, aglio, finocchi, mele, pere; il giallo-arancio per zucca, peperoni, albicocche, arance, limoni, mandarini, carote; il blu-viola per melanzane, frutti di bosco, prugne, uva, fichi; il vermiglio per barbabietole, rape rosse, pomodori, ciliegie, fragole.
Alcune sostanze contenute in tutto questo variopinto serbatoio di salute, chiamate flavonoidi e polifenoli, agiscono come potenti antiossidanti, cioè proteggono il nostro organismo dai radicali liberi, molecole che possono alterare la struttura delle cellule e del DNA, causando diversi danni come l’invecchiamento e l’insorgenza di molte malattie tumorali e cardiovascolari.
Cinque porzioni al giorno (tre di verdure e due di frutta, circa 400 grammi per un adulto) è la massima alimentare che, secondo una recente ricerca, i friulani mettono in pratica con maggior costanza, mentre il resto d’Italia invece di cinque porzioni ne prende solo due e neppure tutti i giorni.

Donatella Barus

19 MAGGIO, 12/a TAPPA CASTELFIDARDO-RAVENNA: BENESSERE IN MUSICA

E’ sfruttando i principi meccanici studiati da Leonardo da Vinci che ai primi dell’Ottocento fu costruita la prima fisarmonica a Castelfidardo che è diventata poi la capitale mondiale di questo strumento, aerofono ad ancia, legato alla danza e alla musica popolare.
Forte di questa tradizione la città marchigiana ha sviluppato una apprezzata cultura musicale con iniziative di insegnamento della musica nelle scuole ma anche di ricerca scientifica sulla musicoterapica, cioè sull'uso della musica o di strumenti musicali per migliorare la qualità della vita grazie a un processo preventivo, riabilitativo o terapeutico.
La Fondazione Umberto Veronesi dal 2008 ha creato un comitato di lavoro che si occupa del rapporto tra scienze e musica. L' attenzione è puntata sulle neuroscienze e sui meccanismi che creano nella mente umana reazioni differenti rispetto ai diversi stimoli sonori. Per comprendere come mai le note, siano quelle di Vivaldi o di un brano rock, intervengano, e bene, dove non arrivano farmaci o bisturi. "Cioè, spiega Umberto Veronesi, come la musica sia capace di rivelare il nesso fra l' uso delle note come terapia complementare nella cura di varie patologie, dall' Alzheimer alla depressione, e i miglioramenti sui pazienti".
Con l’ascolto partecipativo della musica si sviluppano potenzialità inespresse che possono facilitare e favorire la comunicazione, la relazione, l'apprendimento, la motricità, e soddisfare così anche le necessità emozionali, mentali, sociali e cognitive. Anche se ancora agli inizi la musicoterapia si dimostrata efficace soprattutto nella riabilitazione di alcuni disturbi neurologici, come la depressione, in certe forme di autismo e di Alzheimer. In un concetto di salute come pieno benessere psico fisico la musica e la fisarmonica con il suo ritmo popolare hanno ormai acquisito un rilievo interessante.

18 MAGGIO, 11/a TAPPA TORTORETO LIDO-CASTELFIDARDO: LUNGA VITA SULLE SPONDE DELL'ADRIATICO

Sono diverse le regioni italiane che si contendono il primato della longevità e, tra queste, le Marche, dove secondo le stime Istat 2010, si registrano la più alta speranza di vita alla nascita per la popolazione femminile (ben 85,5 anni) e la seconda più alta per la popolazione maschile (80 anni). Il segreto? Alimentazione sana, moderazione con l’alcol, poco fumo e uno stile di vita a misura d’uomo, che valorizza i rapporti fra le persone e la relazione dell’uomo con il territorio.
Tutte queste condizioni messe insieme sembrano richiamare da vicino quella speciale alchimia che è la salute nella definizione data dall’OMS nel 1946, ovvero uno "stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non semplice assenza di malattia". Le famiglie marchigiane, secondo le più recenti indagini, dedicano alla spesa alimentare 516 euro al mese, contro i 475 di media nazionale, e privilegiano i prodotti locali, in una Regione che, con il 65 per cento del territorio gestito dalle imprese agricole, è la più rurale d’Italia, dove gran parte della popolazione vive al di fuori dei grandi contesti urbani.
I marchigiani, inoltre vantano un altro record positivo: se in Italia il numero di sigarette fumate in media è 13 e il 7% dei fumatori supera le 7 sigarette al giorno, nelle Marche i forti fumatori sono solo 4 su cento e il numero di sigarette medie fumate è pari a 12. In questa regione vi è una particolare sensibilità nei confronti delle campagne di informazione e dissuasione al fumo realizzate dalle strutture locali e anche l’iniziativa “No Smoking Be Happy” realizzata dalla Fondazione Veronesi per far conoscere con una mostra audiovisiva ai ragazzi quali nefasti rischi si corre accendendo una sigaretta ha avuto un grande seguito. E’ infatti alle giovani generazioni, fin da piccoli, che è indispensabile spiegare e convincere che il fumo è pericoloso. Anche quello passivo.

17 MAGGIO, 10/a TAPPA TERMOLI-TERAMO: LA VIRTU’ NEL PIATTO

Si chiama Virtù ed è il piatto tradizionale dell’ Abbruzzo, in particolare di Teramo, risale alle antichissime tradizioni contadine, viene preparato con un rituale immutato nel tempo, all’inizio della primavera. Le contadine univano alle primizie portate dalla buona stagione ciò che era rimasto nelle dispense delle scorte invernali, per questo, sembra, viene chiamato virtù, perché fatto con la sapienza del risparmio e della sana cucina.
La preparazione, che secondo la tradizione dura tre giorni e tre notti, è estremamente laboriosa perché si devono unire sapori e gusti di tutte le verdure e legumi che crescono in questa terra: fave e piselli freschi, lenticchie, ceci, fagioli, indivia, carciofi, spinaci, cicoria, bietole, cime di rape, cuori di sedano, zucchine, aglio, cipolla, erba aromatiche.
L’ingrediente privilegiato è la lenticchia, quelle coltivate a Santo Stefano di Sessanio, comune in provincia dell'Aquila, che appartengono ad una qualità rara e antica che viene coltivata soltanto nei terreni aridi di alta montagna tra i 1200 e i 1450 metri. Sono uno dei prodotti più amati ed apprezzati dell’Abruzzo, ma anche più salutari secondo le Linee Guida della corretta alimentazione della Fondazione Veronesi.
Le lenticchie infatti sono ricche di proteine vegetali, e come gli altri legumi danno un apporto di proteine pari a quelle contenute nella carne animale. Ma sono più salutari perchè una dieta prevalentemente vegetariana assicura una protezione contro il rischio di tante malattie, soprattutto quelle tumorali, abbassa il colesterolo “cattivo”, tiene sotto controllo la pressione arteriosa.
Sono anni che la ricerca scientifica raccomanda la dieta verde-giallo-arancione (verdure, agrumi, carote), e le scoperte che vanno susseguendosi rafforzano questa verità scientifica.

15 MAGGIO, 9/a TAPPA MESSINA – ETNA: NELL’ISOLA DEL SOLE

La Sicilia è spesso chiamata l'Isola del sole perché l'eliofania che si registra nelle sue aree costiere, vale a dire le ore di sole annuali o mensili, è una delle più alte d'Europa: le stazioni meteorologiche di Trapani e di Gela registrano 7,3 ore di sole al giorno come media annua (un totale di 2665 ore di sole l'anno), il dato più alto d'Italia. Il sole è un fattore essenziale per il benessere psicofisico. Una modica esposizione alla luce solare è fondamentale per la prevenzione di malattie dell’apparato scheletrico, quali il rachitismo nei bambini e l’osteoporosi negli adulti (soprattutto nelle donne dopo la menopausa). Il sole, infatti, stimola il metabolismo della vitamina D e, insieme ad una dieta varia e ricca anche di latticini e derivati, è fondamentale per una corretta mineralizzazione di ossa e denti. Inoltre, i raggi del sole hanno un’azione positiva sul sistema immunitario, sul ricambio cellulare, sul tono dell’umore e sul ritmo sonno-veglia.
Per godere appieno dei benefici della millenaria “elioterapia” non è certo necessaria la tintarella selvaggia: basta trascorrere del tempo all’aria aperta. E se comunque si vuole un’abbronzatura esteticamente piacevole, basta ricordare che i bagni di sole fanno bene se fatti con la protezione adatta al proprio tipo di pelle e nelle ore meno calde, minimizzando così i danni a cute e occhi, l’invecchiamento precoce e i rischi di tumori.
Ma non si può dimenticare che grazie al sole matura qui uno dei frutti più essenziali per la salute: le arance rosse (soprattutto quelle IGP, cioè a Indicazione Geografica Protetta) che contengono un'elevata concentrazione di vitamina C (40% in più rispetto ad altri agrumi) che protegge il cuore ed il sistema cardiovascolare e che grazie a una sostanza (gli antociani) combattono i radicali liberi, responsabili dell'invecchiamento.

14 MAGGIO, 8/a TAPPA SAPRI-TROPEA: DIETA MEDITERRANEA, UN TOCCASANA PER IL CUORE

Pane, pasta, frutta, verdura, moltissimi legumi, olio extra-vergine di oliva, pesce e pochissima carne. Ecco gli ingredienti della Dieta Mediterranea, dichiarata dall'Unesco “Patrimonio orale e immateriale dell'umanità”. La ragione dell'onorificenza è la ricaduta positiva che la Dieta Mediterranea possiede nei confronti della salute.
Il primo ad accorgersene fu l'italiano Lorenzo Piroddi, medico nutrizionista che nel 1939 intuì i benefici della dieta. Il merito invece di aver dimostrato l'effettiva efficacia di questo tipo di alimentazione con un ampio studio fu il medico e fisiologo statunitense Ancel Keys. Lo scienziato, osservando la popolazione e le abitudini alimentari degli abitanti di Nicotera e dell'Isola di Creta, notò la bassissima incidenza di malattie gastrointestinali e cardiovascolari se comparata a quella americana.
Successivamente Keys si stabilì a Pioppi, una piccola frazione del comune di Pollica (Cilento), dove studiò per 40 anni le abitudini alimentari locali per poi codificarne scientificamente le porzioni della Dieta Mediterranea: 55–60% di Glucidi, di cui l’80% complessi (pane integrale, pasta, riso, mais) e il 20 % di zuccheri semplici; 10–15% di Proteine; 25–30 % di Grassi (olio di oliva); frutta e verdura occupano un posto di rilievo per le vitamine, i minerali, gli antiossidanti e le fibre che forniscono.
Keys visse sino a 100 anni e per tutta la vita esplorò il patrimonio alimentare del nostro sud scoprendo anche le potenzialità benefiche della cipolla di Tropea. Recenti studi hanno dimostrato infatti le sue proprietà antimicrobiche: i flavonoidi contenuti in essa sono in grado di contrastare la crescita di alcuni microrganismi. Non solo, queste molecole sono anche capaci di mettere in atto un’azione antinfiammatoria, protettiva del cuore e del sistema cardiovascolare ed efficace anche nella prevenzione dei tumori. Il bulbo della cipolla tra l’altro ha un alto livello nutritivo, perché contiene vari sali minerali, come il sodio, il potassio, il silicio e altri
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Daniele Banfi

13 MAGGIO, 7/a TAPPA MADDALONI – MONTEVERGINE DI MERCOGLIANO: VIVA LA PAPPA COL POMODORO

Dal tartufo nero, insuperabile aromatizzatore di primi e secondi piatti, ai funghi spontanei, dalle nocciole (qui si trovano i più vasti noccioleti d’Italia), ai pomodori succosi, all’albicocca (quella vesuviana la più tipica) passando per mille altri prodotti salubri per una corretta alimentazione: la Campania è un concentrato di benessere.
In particolare le albicocche sono ricche di vitamina A, precisamente di carotenoidi che ne sono i precursori. Basti pensare che 200 grammi di albicocche fresche forniscono a un adulto il fabbisogno giornaliero per proteggere le cellule, prevenendo i disturbi più o meno gravi correlati a una carenza di vitamina A: secchezza della pelle, del tratto digerente e delle vie urinarie, fragilità delle unghie e dei capelli. L’albicocca contiene anche buone quantità di fosforo, ferro, magnesio, calcio e potassio, quindi risulta un ottimo coadiuvante per chi soffre di anemia, è stanco o depresso. In misura minore contiene anche vitamine del gruppo C, B e PP: alcuni studi hanno dimostrato la sua efficacia contro la prevenzione di tumori, ulcere e stress, quindi è un alimento che non dovrebbe mai mancare nella nostra alimentazione.
Sempre della famiglia dei carotenoidi è un altro tesoro campano: il licopene, contenuto soprattutto nei pomodori. E’ considerato un potente antiossidante e la sua presenza nella dieta viene da molte ricerche indicata come un utile fattore anticancro, specie per la prostata. La massima disponibilità di licopene sembra essere nel pomodoro maturo e soprattutto cotto: un evviva, quindi, alla salsa di pomodoro!

12 MAGGIO, 6/a TAPPA ORVIETO-FIUGGI: UN BAGNO DI SALUTE

Nel concetto di salute che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha fissato già negli anni Cinquanta si definisce la salute “non soltanto assenza delle malattie ma uno stato di completo benessere psichico e fisico”. Lo avevano compreso bene gli antichi romani inventori delle terme e dei bagni pubblici dove le persone di tutti i ceti trovavano un momento per ritemprare il fisico, la mente e lo spirito. Addirittura le terme, di cui restano così ampie vestigia in tutti i siti archeologici romani, fungevano da luogo di incontro, di socializzazione.
L’Italia ha un patrimonio immenso di acque termali, distribuito in tutte le regioni, dalle zone alpine alla Sicilia. La parola stessa ‘termale’, dal greco thermòs caldo, indica che le acque sotterranee emergono con temperature superiori a quella atmosferica. La quantità dei gradi così come i sali minerali che queste acque contengono variano da località a località e le rendono più adatte a diversi tipi di idroterapia.
“Passare le acque”, come si soleva dire, è uso diffuso anche nella modernità. Nell’epoca della Belle Epoque e nel periodo tra le due guerre alcune località termali erano centri della mondanità internazionale. Allora come oggi il ricorso alle acque naturalmente calde aveva ed ha uno scopo di prevenzione e di cura di disturbi di diverso genere: problemi alle ossa e alle articolazione così come disturbi respiratori, problemi all’apparato genitale femminile o all’apparato circolatorio periferico, problemi cutanei o gastroenterici. Diverse anche i modi di “somministrazioni” delle acque salutari: per aerosol, per immersione, per impacchi di fanghi. O, in alcuni centri, da bere. Con un metodo studiato rigorosamente che trasforma questo gesto in un rito salutare.

11 MAGGIO, 5/a TAPPA PIOMBINO – ORVIETO: IL SUCCO DI OLIVA PER UN CUORE FORTE

Un cuore a prova di Giro d'Italia? Tanto allenamento, costanza e... olio d'oliva! Oggi la corsa rosa approda in Umbria, cuore geografico d’Italia e regione che può vantare il più basso numero di persone a rischio cardiovascolare negli adulti oltre i 40 anni.
Il merito dell'invidiabile primato risulta evidente guardando le colline umbre ricche di oliveti. Ulivi in grado di fornirci il prezioso olio extravergine, di qualità tra le più straordinarie, tanto che non si vorrebbe più chiamarlo olio ma succo o spremuta d’oliva. Componente base della Dieta Mediterranea, è ormai noto da tempo che il prezioso mix di sostanze contenute in esso aiuti a proteggere il nostro sistema cardiovascolare e non solo.
L’olio è infatti composto da grassi insaturi che aiutano a ridurre le placche aterosclerotiche presenti nei vasi sanguigni, ovvero quelle ostruzioni che alla lunga possono portare ad infarti ed ictus. Inoltre l'olio contiene antiossidanti tra cui la vitamina E, tocoferolo e composti fenolici. Tutte molecole in grado di difendere il nostro corpo dall'invecchiamento precoce. In più il prezioso frutto dell'ulivo protegge il fegato e le mucose intestinali riducendo così il rischio di stitichezza e ulcere. L’olio rallenta anche l’invecchiamento cerebrale, abbassa il livello di colesterolo “cattivo” (LDL) ed innalza quello “buono” (HDL).
In cucina rappresenta dunque il condimento perfetto, il grasso vegetale per eccellenza. L’olio d’oliva infatti è facilmente digeribile e un cucchiaio apporta solo 100 calorie. Chi crede di dimagrire rinunciando a questo condimento commette quindi un grosso errore
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Daniele Banfi

10 MAGGIO, 4/a TAPPA QUARTO DEI MILLE -LIVORNO: IN CAMMINO VERSO IL BENESSERE

Vi sono migliaia di studi scientifici che dimostrano come l’esercizio quotidiano, anche leggero ma regolare, abbia una cascata di effetti benefici per la salute.
Noi italiani non abbiamo ancora acquisito una cultura dell’attività fisica come in altri nazioni europee, ma ci allontaniamo speditamente dalla sedentarietà. La Toscana, per citare la regione in cui fa tappa il Giro, ha attrezzato più di 8.000 strutture e spazi dove praticare una qualsiasi attività sportiva, mediamente vi sono quasi un milione che frequentano palestre e un milione e mezzo che vanno in piscina.
Ancora più semplice è uscire di casa e camminare. Quest’attività solo apparentemente banale permette a chiunque, a costo zero e senza bisogno di essere degli atleti, di ridurre il livello di colesterolo “cattivo” e alzare quello “buono”, abbassare la pressione arteriosa, controllare il rischio di diabete di tipo2, controllare il peso e migliorare l’umore.
La differenza, incoraggiano gli esperti, si vede già con 150 minuti alla settimana di esercizio leggero, mezz’ora al giorno, anche suddivisa in tre passeggiate da 10 minuti: fare una fermata di tram o bus a piedi, andare a comprare il latte, portare il bambino a scuola senz’auto, uscire in pausa pranzo, salire le scale a piedi invece che con l’ascensore. L’unica regola è, appunto, la regolarità.
Sport, dunque, non soltanto come movimento, muscoli, prestazione e agonismo ma anche corretto stile di vita, gioco, benessere fisico e psichico, socializzazione per saper vivere in una comunità ed accettarne le regole, formazione dell’individuo alla competizione e al rispetto dell’avversario, fin da bambini.

9 MAGGIO, 3/a TAPPA REGGIO EMILIA-RAPALLO: LA LIGURIA AMA IL POP

Siamo tra i popoli più longevi del mondo e il più longevo d’Europa, un primato dovuto essenzialmente al nostro modo di alimentarci. E tra le regioni dove l’aspettativa di vita ha raggiunto gli 85 anni per le donne e gli 80 per i maschi, c’è la Liguria.
A chi il merito? Sole, mare e clima temperato sono certamente importanti ma è la buona cucina, e nello specifico la dieta “POP”, a fare la differenza. Non si tratta di un tipo di cottura moderna ma un'alimentazione fatta di Pasta, Olio e Pesce
In particolare proprio quest'ultimo è un alimento ricco di sostanze fondamentali per il nostro benessere: le proteine nobili, il fosforo, le vitamine e gli acidi grassi essenziali sono solo alcune delle preziose sostanze elisir di lunga vita. Oltre alle note proprietà positive sul sistema cardiovascolare, e in particolare degli acidi grassi omega 3 di cui è ricco, il pesce è attualmente studiato anche per i numerosi benefici che riguardano le funzioni cognitive, il tono dell'umore, il funzionamento della retina, la ricostruzione dei tessuti e molte alterazioni metaboliche. È ormai dimostrato che dalle 3 alle 5 porzioni di pesce alla settimana possiedono effetti protettivi importanti per il cuore.
Sicuramente tra i pesci da preferire a tavola vi è quello azzurro, ovvero le alici, le sardine e lo sgombro, tanto per fare qualche esempio. Il pesce azzurro è considerato uno degli alimenti più altamente digeribili proprio grazie alla presenza di grassi insaturi come il già citato omega 3. Non solo, grazie alle sue elevate quantità di calcio, circa 300 milligrammi per ogni etto di prodotto, è considerato un'ottima fonte naturale del prezioso minerale utile per salvaguardare l'intergrità delle nostre ossa.

Daniele Banfi

8 MAGGIO 2/a TAPPA ALBA-PARMA: NELLA CAPITALE DEL CIBO UN CALCIO ALLA SALUTE - E’ a Parma che batte il cuore del sistema di sicurezza alimentare che fa degli europei i consumatori fra più informati e protetti al mondo. Il capoluogo emiliano, infatti, è sede permanente dell’Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare, l’EFSA, che dal 2002 svolge ricerca e consulenza scientifica sui possibili rischi associati alla catena alimentare: dagli additivi ai pesticidi, alle etichette, dalla salute degli animali a quella dei vegetali, il parere degli esperti di Parma orienta norme e decisioni su ciò che i cittadini dell’Unione porteranno in tavola. Parma è stata scelta anche perché è la storica capitale del made in Italy alimentare e del cibo sano, una cultura celebrata in tutta la provincia dai Musei del cibo, dove si racconta la storia e l’evoluzione di un’esperienza pluricentenaria. Non solo i salumi, come il pregiato prosciutto, che vanno però consumati con molta moderazione, ma anche la pasta, elemento base della dieta mediterranea, e le conserve di pomodoro. In queste terre, poi, sin dal Medioevo si è perfezionata la produzione del parmigiano-reggiano, tutelato dalla Denominazione d’Origine Protetta (DOP), esportato in tutto il mondo e, da quest’anno, anche soggetto di un francobollo delle Poste Italiane. Formaggio e latte sono ricchi di calcio e di vitamina D, elementi fondamentali per la formazione e l’irrobustimento delle nostre ossa, indispensabili per la crescita dei bambini. Il calcio soprattutto è utile, insieme a una moderata ma regolare attività fisica, per prevenire l’osteoporosi, che in Italia riguarda quasi un quarto delle donne con più di 40 anni e circa il 15 per cento degli uomini con più di 60 anni.

7 MAGGIO 1/a TAPPA VENARIA REALE: PEDALA PEDALA VERSO LA SALUTE - Venaria Reale, famosa in tutta Italia per la sua reggia, è uno dei comuni che partecipa all’innovativo servizio pubblico di noleggio biciclette automatico Bici incomune. L'iniziativa, studiata per facilitare i collegamenti tra i mezzi di trasporto, è anche un modo intelligente per incrementare l’attività fisica in modo semplice e adatto a tutte le età. In Piemonte si trova anche la città italiana più virtuosa in materia di noleggio biciclette, che conta il numero più elevato di colonnine di distribuzione per numero di abitanti: è Savigliano, 1 colonnina ogni 221 abitanti. Ma per giungere ai numeri francesi, ovvero una ogni 165 residenti di Parigi o una ogni 105 abitanti di Lione c’è ancora tanta strada da fare.
E che dire del legame tra i prodotti della terra piemontese e un cuore sano? Per preservare il nostro sistema vascolare c'è sicuramente la nocciola piemontese. Nelle province di Asti, Cuneo e Alessandria, possiamo trovare la più pregiata coltivazione di nocciolo, la Tonda Gentile Trilobata. Il frutto, ampiamente diffuso in tutte le regioni temperate dell'emisfero boreale, è stato uno dei primi ad essere utilizzato e coltivato dall'uomo, rappresentando già per le prime popolazioni nomadi un'importante fonte di energia. La nocciola infatti, oltre ad un contenuto significativo di aminoacidi essenziali e di vitamina E, risulta particolarmente ricca in lipidi, con un apporto calorico pari a 700 Kcal per 100g di nocciole secche. Recenti studi sembrano dimostrare gli effetti positivi di un consumo regolare di nocciole e di acido oleico (lo stesso acido grasso presente nell'olio extra vergine d'oliva) che consente di mantenere il cosiddetto “Colesterolo cattivo” a bassi livelli e di innalzare quelli del “Colesterolo buono”.

Daniele Banfi

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