Giro d'Italia, ci siamo. Questa grande corsa ¨¨ la nostra identit¨¤

Andrea Monti, direttore della Gazzetta, presenta la corsa rosa tra Leonardo, Coppi, Padre Pio e Montanelli. A Bologna il via delle tre settimane con la dedica a quattro simboli. Che uniscono l'Italia

"Un filo rosa che unisce l’Italia". Cos¨¬ Candido Cannav¨°, in sette parole, riassumeva la mistica del Giro. Sportivamente parlando, il figlio prediletto: forte, eroico, generoso. Certo, nel suo cuore la Gazzetta occupava uguale spazio, ma quella era la primogenita femmina: passionale, arguta, maliziosa. Stesso amore, altre emozioni. Se n’¨¨ andato dieci anni fa, il nostro grande direttore. Per ricordarlo, abbiamo intessuto le sue parole sul colletto della maglia che premier¨¤ il miglior giovane. Perch¨¦ nell’idea del "filo rosa" c’¨¨ tutto il fascino di questa edizione 2019. Un Giro d’Italia che diventa il giro dell’Italia, della sua storia, delle sue eccellenze, del carattere nazionale che ci tiene insieme come popolo. Nel Paese che abbiamo sotto gli occhi, in tempi divisi e divisivi, ¨¨ una dichiarazione forte. E piena di ottimismo.

quattro simboli

La prima pagina del numero speciale che oggi trovate in edicola cerca di rappresentarla. Dietro l’immagine dei tre favoriti della corsa - Nibali, Dumoulin e Roglic - si stagliano le sagome dei quattro grandi favoriti della nostra cultura popolare. Giganti italiani a cui il percorso rende omaggio, andando a trovarli sotto casa. Ognuno di loro ci ricorda un frammento della nostra identit¨¤. Leonardo da Vinci, il genio assoluto, a 500 anni dalla morte. Fausto Coppi, fuoriclasse del popolo, e Indro Montanelli, campione del giornalismo e della cultura, nel centenario della nascita. Infine Padre Pio, depositario della nostra spiritualit¨¤ pi¨´ intensa e spontanea.

bologna-verona

Partenza oggi da Bologna la Dotta e arrivo dopo tre settimane a Verona, citt¨¤ degli amanti, facendo tappa all’Aquila per non dimenticare il dolore che la natura, aiutata dall’incuria, infligge alle nostre genti. Sul piano simbolico, difficile chiedere di pi¨´ al disegno di una gara in bicicletta. Ora si tratta di vivere e pedalare all’altezza delle premesse: la corsa pi¨´ dura del mondo nel Paese pi¨´ bello del mondo. Slogan che si traduce in 3600 chilometri di asfalto e fatica, su e gi¨´ per 47 mila metri di dislivello. ? questo il palcoscenico dello sport pi¨´ generoso che esista, quello che ti porta i campioni sotto la finestra senza chiederti un euro. Sulla linea del traguardo finale, all’Arena della lirica, tutti noi aspettiamo l’acuto di Vincenzo Nibali, che punta a vincere il suo terzo Giro e a entrare nella leggenda: il triplete ¨¨ riuscito solo a Brunero (un secolo fa), Bartali, Magni, Gimondi e Hinault mentre inarrivabili all’orizzonte rimangono le cinque vittorie di Binda, Coppi e Merckx.

i tenori

A contendergli il ruolo di protagonista ¨¨ un altro grande tenore, "Beautiful" Tom Dumoulin, potente come Pavarotti e bello come un attore (il quartier generale del Giro, al "Fico" di Bologna, ¨¨ idealmente dedicato a lui): per Vincenzo potrebbe essere la rivincita dello splendido duello del 2017 in cui l’olandese prevalse, nonostante i crampi e una celebre fuga nei campi sullo Stelvio... Nella parte di Iago, si presenta lo sloveno Primoz Roglic, uno che ha rischiato la pelle nel salto con gli sci e in sella s’¨¨ inventato una seconda vita. In questo inizio di stagione ha vinto tutto quello che c’era da vincere. ? atteso alla prova del tre: tre anni fa fin¨¬ a tre ore da Nibali ma se tiene le tre settimane lo ritroveremo molto in alto. A completare il cartellone sono Landa e Simon Yates per la classifica generale e l’olimpionico Elia Viviani nelle volate. Infine tenete d’occhio il giovane Formolo, sorriso furbetto e gamba svelta sia in montagna sia a cronometro.

lo spartito

Il percorso congegnato da Mauro Vegni e dagli amici di Rcs Sport ¨¨ uno spartito non facile da interpretare sin dal preludio, la crono del San Luca, che pu¨° gi¨¤ lasciare il segno. Un mix classico di grandi salite (tra cui Gavia e Mortirolo, ma anche Courmayeur, Ceresole Reale e Croce D’Aune) e prove contro il tempo che rappresentano il trappolone di quest’anno: sono tre per un totale di una sessantina di chilometri e minacciano di essere decisive. Tirare fuori dal mazzo degli interpreti un favorito sicuro ¨¨ materia da Mago Otelma. L’unica cosa certa ¨¨ che questo Giro numero 102 pu¨° ben rivaleggiare con il Tour, missione annunciata da Urbano Cairo due anni fa. Per affiancarlo e magari superarlo, tuttavia, dovrebbe essere assunto come un simbolo d’orgoglio nazionale, cosa che in Francia accade e da noi no. Ieri il patron di Rcs lo ha ricordato con chiarezza al governo e al parlamento. Nella sua storia, il Giro d’Italia ha percorso 370 mila chilometri, quasi la distanza tra la Terra e la Luna. Altrettanti conta di percorrerne in futuro. Pu¨° continuare a farlo in solitaria. Ma sarebbe carino se la politica, oltre che applaudire, salisse in bici e pedalasse con noi.