Inizia una serie dedicata ai propulsori pi¨´ iconici delle monoposto Ferrari in F1. Il primo ¨¨ il V6 a 120 gradi, montato sulla Ferrari 156 con cui Phil Hill vinse il titolo del 1961
C'¨¨ anche la firma di un giovane ingegnere modenese di nome Mauro Forghieri, ai tempi fresco di laurea, dietro allo sviluppo del V6 a 120 gradi che venne collocato sulla 156, la prima Ferrari di Formula Uno a motore posteriore introdotta nel 1961. Oltre ad aver debuttato con un doppio podio sul tracciato cittadino di Montecarlo, in un gran premio vinto da Stirling Moss con la Lotus-Climax, nello stesso anno la vettura permise allo statunitense Phil Hill ,vincitore di tre gare, di conquistare il titolo piloti. La consacrazione di Monza venne per¨° funestata? dal terribile incidente che uccise l'altro pilota Ferrari Wolfgang Von Trips, anch'egli in lizza per il titolo, e ben tredici spettatori. Quell'anno la Ferrari riusc¨¬ anche a conquistare il titolo costruttori.
NEL NOME DI DINO FERRARI
¡ª ?Nel 1962, invece, lo stesso pacchetto, con alcune modifiche, ottenne dei risultati ben pi¨´ modesti. Nei primi dodici mesi del suddetto biennio la vettura, alimentata da due carburatori Weber 40 IF3C, si rivel¨° pi¨´ competitiva rispetto alle avversarie soprattutto grazie ai cinque cavalli ricavati da un'innovativa testata e dal motore posteriore longitudinale V6 120¡ã, con una cilindrata di 1.476.60 cm3, in grado di sprigionare una potenza massima pari a 190 cavalli a 9.500 giri/min. Si tratta del propulsore che raccolse l¡¯eredit¨¤ del V6 (con cilindrata di 1.986 cc e un angolo tra le due bancate di 65¡ã) sviluppato da Alfredo ¡°Dino¡± Ferrari, l¡¯ingegnere figlio di Enzo, affetto dalla distrofia di Duchenne, che mor¨¬ all¡¯et¨¤ di 24 anni proprio a causa delle conseguenze della malattia.
Gazzetta dello Sport
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