La F1 ¨¨ sempre stato laboratorio di innovazioni e sperimentazioni, a volte clamorose. In vista delle presentazioni delle vetture 2024, iniziamo un ricordo a puntate delle monoposto che hanno lasciato a bocca aperta per il loro design, a volte anche sgraziato. La prima puntata ¨¨ dedicata alla mitica Tyrrell P34
Sperimentare ¨¨ sempre difficile e costoso quindi ¨¨ ancora pi¨´ difficile trovare qualcuno di abbastanza coraggioso da investire in un¡¯idea un po¡¯ pazza. Gli Anni '70 sono stati un decennio fantastico per tutti gli appassionati di corse, le prestazioni dei veicoli erano elevatissime. A supporto di questa crescita non c¡¯erano solide basi ingegneristiche, ma intuizioni, a volte strampalate, teorie e tanta sperimentazione. In Formula 1, una delle icone di quel periodo, ¨¨ senz¡¯altro la Tyrrell P34 del 1976, una Formula 1 a sei ruote! E per quanto sia ancora oggi famosissima, dopo 48 anni, resta un¡¯idea capace di sorprendere. In quegli anni c¡¯era fondamentalmente una sfida: con la S maiuscola, Inglesi contro Ferrari - la rossa di Maranello aveva fatto la leggendaria T che con Lauda vinse i mondiali 75 e 77, mancando per un soffio quello del 76 e vincendo con Jody Scheckter quello del 79, l¡¯ultimo prima di un ventennale digiuno ¨C era una macchina straordinaria che faceva del suo motore 12 cilindri a V di 180 gradi il suo punto di forza ma con un telaio e un¡¯ aerodinamica che non erano da meno, frutto delle sperimentazioni e degli sviluppi di Mauro Forghieri.?
l'idea
¡ª ?Le scuderie inglesi erano tutte storicamente legate al leggendario 8 cilindri Cosworth DFV, leggero, relativamente economico e dalle dimensioni compatte, l¡¯ideale per sposarsi con le caratteristiche dei costruttori britannici, che compensavano una leggera inferiorit¨¤ motoristica con il loro know how telaistico e aerodinamico. Le vetture inglesi erano solitamente pi¨´ veloci in curva, ma potevano poco contro i cavalli della Ferrari che nel frattempo, come detto, stava migliorando anche nel telaio e nell¡¯aerodinamica. Per ovviare a questa mancanza di velocit¨¤ massima, il progettista della Tyrrell, Derek Gardner, gi¨¤ autore della monoposto campione del mondo nel 1971 con Jackie Stewart, tent¨° con il progetto 34, le cui 4 piccole ruote anteriori da 10 pollici, al posto delle convenzionali 2 da 13, avrebbero dovuto, in teoria, migliorare l¡¯aerodinamica della vettura, regalando quei km/h necessari a battere la Ferrari ¨C inoltre un¡¯impronta a terra migliorata e delle masse minori avrebbero dovuto migliorare anche la frenata, l¡¯inserimento e la percorrenza della curva.?Il main sponsor della Tyrrell, prima ancora che la scuderia diventasse un costruttore e cio¨¨ quando gestiva privatamente le monoposto Matra, era la francese ELF che per questo, tingeva le carrozzerie di Ken Tyrrell di un bel Blu de France.?
le caratteristiche
¡ª ?La P34 era, per certi aspetti, assurda. A quel tempo le macchine di F1 cominciavano a essere quasi delle caricature, con delle gomme enormi e degli alettoni anteriori e posteriori che ormai erano diventate le grandi ali. Anteriormente la vettura era bassissima, le 4 ruotine da 10 pollici erano nascoste frontalmente da un muso a tutta larghezza in stile squalo martello che ospitava anche le prese d¡¯aria per i freni. Visivamente, abituati alle altre macchine, si scorgono con ritardo e sorpresa le due ruotine per lato che sembrano quasi prese da un modellino, tanto sono piccole. Per la costruzione dell¡¯avantreno si era reso necessario coinvolgere la Goodyear per gli pneumatici specifici e la Koni per gli ammortizzatori che dovevano essere pi¨´ piccoli e leggeri di quelli convenzionali ¨C il sistema era regolato da una barra che agiva sulla rigidezza della struttura mentre lo sterzo agiva ovviamente su tutte e quattro le ruote.?Andando verso il centro vettura si vede poi il semplice volume dell¡¯abitacolo che spicca verso l¡¯alto; non che sia pi¨´ massiccio di altri, ma il muso della vettura ¨¨ cos¨¬ basso che anche un abitacolo normale appare visivamente pi¨´ grande. Essendo poi le quattro ruote anteriori basse e nascoste, ai lati dell¡¯abitacolo era stata ricavata una sorta di finestra in plexiglass per dare la possibilit¨¤ al pilota di vedere le ruote. Proseguendo verso il retrotreno si pu¨° osservare, almeno nella prima versione del 76, il mitico Cosworth DFV parzialmente a vista e, a seconda della configurazione, un vistoso airscope nella parte superiore che poi venne ridimensionato quando le prese d'aria motore a periscopio vennero vietati. Chiudono la visione di coda le gigantesche ruote posteriori e il generoso alettone sorretto da due grossi piloni centrali.
i problemi
¡ª ?La soluzione tecnica ideata rese effettivamente la macchina pi¨´ veloce? Purtroppo per la Tyrrell, no. La sezione frontale era pressoch¨¦ la stessa delle auto a 4 ruote, motivo per il quale la velocit¨¤ massima non risult¨° migliorata ¨C ma furono soprattutto le grosse gomme posteriori a vanificare tutto il lavoro svolto sull¡¯avantreno. In compenso i tecnici Tyrrell si ritrovarono anche alcuni nuovi problemi di surriscaldamento. Quindi, in definitiva, la macchina era pi¨´ complessa, ugualmente veloce e con qualche problema di affidabilit¨¤ in pi¨´. Il problema principale riguardava ovviamente le 4 piccole gomme sviluppate, o meglio, ¡°non¡± sviluppate dalla Goodyear. Con un diametro di 10 pollici, rimanendo ben incassate nel profilo dell¡¯ala anteriore e ruotando pi¨´ velocemente rispetto a una ruota da 13, accusarono facilmente fenomeni di surriscaldamento.?
la versione b
¡ª ?Lo stesso motore, privato delle pance laterali di grandi dimensioni, soffr¨¬ non poco. Ma non tutto fu da buttare e per fortuna il progetto non mor¨¬ prestissimo. Quando le gomme non si surriscaldavano, la macchina era molto efficace in inserimento e in percorrenza della curva. Il 1976, il suo anno di esordio, fu anche quello pi¨´ positivo con un bel terzo posto in campionato. Il sudafricano Scheckter colse 4 secondi posti e una vittoria storica in Svezia. Ritiri a parte, anche Patrick Depailler and¨° bene con ben 4 secondi posti e due terzi, in mezzo, purtroppo, a una marea di ritiri. Nel 1977 Dereck Gardner prima e Maurice Philippe poi, cercarono di migliorare la situazione sviluppando una versione B - ma non ci furono grandi miglioramenti ¨C una nuova carrozzeria ancora pi¨´ avvolgente, che copriva completamente anche il vano motore, aveva obbligato i progettisti a spostare i radiatori nel muso ¨C le P34 pilotate dai bravi Ronnie Peterson e Depailler non riuscirono a vincere nessuna gara, cogliendo complessivamente solo 4 podi e chiudendo il campionato al sesto posto costruttori. Molti altri team intuendo i vantaggi delle sei ruote provarono a sperimentare la soluzione: Ferrari, March, McLaren. Ma fu solo la Williams ad arrivare vicina alle gare, per¨° con le 4 gomme al posteriore e non all¡¯anteriore, una soluzione che avrebbe migliorato enormemente la trazione e la tenuta di strada. Con sommo disappunto di Patrick Head, la Fia decret¨° la fine di tutti gli esperimenti ¨C le macchine di F1 sarebbero rimaste con sole 4 ruote, motivo per il quale la Tyrrell P34 rimarr¨¤ un esempio unico e irripetibile.?
coraggiosa e nei cuori
¡ª ?Una curiosit¨¤: le P34 che oggi corrono nelle rievocazioni storiche sono velocissime perch¨¦ le gomme Avon sviluppate con tecnologie moderne non si surriscaldano pi¨´. Questa speciale F1 nell¡¯insieme non si pu¨° annoverare tra le monoposto di successo, ma la sua resta una bella storia: ¨¨ diventata indimenticabile, se non altro per il coraggio dimostrato dai suoi progettisti. Un coraggio che, anche se non premiato nei palmares, ¨¨ stato premiato dalla memoria degli appassionati che ancora oggi ricordano pi¨´ la P34 di monoposto che invece hanno vinto il titolo.?
1 - continua
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