A marzo il brasiliano, tre volte iridato in F1, era stato condannato a una sanzione di 800.000 euro per aver usato termini offensivi contro il britannico. Ora il ribaltone: le parole di Nelson sarebbero state un goffo scherzo
La vicenda giudiziaria riguardante Nelson Piquet e Lewis Hamilton ha incontrato una nuova svolta, un¡¯altra curva nel suo svolgimento, con un andamento simile ai circuiti di quella F1, che ¨¨ stata il regno dei due fuoriclasse. Tutto era iniziato nel 2021: durante un¡¯intervista al canale YouTube ¡°Enerto¡±, il brasiliano, tre volte iridato nel Circus, aveva attaccato con termini ritenuti razzisti e omofobi il britannico, vincitore di sette titoli iridati, responsabile, a suo dire, del ritiro di Max Verstappen a Silverstone. Piquet era stato multato di 5 milioni di reais, pari a 800.000 euro. Ora quel provvedimento pare destinato a essere annullato.
la svolta
¡ª ?Secondo quanto riportato dal sito brasiliano Metropoles, la Corte di Giustizia del Distretto Federale e dei Territori ha deciso di cancellare il provvedimento preso dal ventesimo Tribunale civile di Brasilia. Il primo verdetto poneva l¡¯accento sull¡¯epiteto ¡°n***etto¡± e una frase omofoba rivolti a Hamilton. Cos¨¬, ritenute razziste e offensive queste parole, nel marzo 2023 Piquet era stato condannato al pagamento della sanzione. Completamente diverso il punto di vista del secondo giudice, che considera queste espressioni una semplice ¡°presa in giro¡± e non un vero ¡°incitamento all¡¯odio¡±. Un¡¯interpretazione diversa, vicina alla versione di Nelson, che ha pi¨´ volte ribadito di non aver usato i termini in modo dispregiativo.
la reazione
¡ª ?La decisione ha dunque scatenato polemiche. Cos¨¬ Educafro, Centro Santo Dias, Alian?a Nacional LGBTI+ e la Asociaci¨®n Brasile?a deFamilias Homotransafectivas, le quattro associazioni che avevano avviato l¡¯azione legale contro Piquet, promettono ricorso. Le motivazioni esposte dal loro avvocato sono molto chiare: ¡°Abbiamo assistito a un processo basato sulle premesse del Brasile del XIX secolo. Non siamo sorpresi dalla decisione, purtroppo anche nelle istituzioni brasiliane prevalgono pregiudizi e discriminazioni¡±. La battaglia non ¨¨ dunque finita.
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