L'inglese ¨¨ stato di uno dei pi¨´ eccentrici campioni del mondo della massima Formula, dagli esordi al trionfo del Fuji al repentino declino fino alla scomparsa prematura. E per via della corporatura ricorreva a un espediente...
Il 15 giugno ricorre?il 30¡ãanniversario della morte di James Hunt, uno dei piloti pi¨´ anticonformisti della storia della Formula Uno. Qui ricordiamo le tante "stranezze" di questo personaggio del Motorsport, dalle gesta sportive alle conquiste femminili, all'abbigliamento.
QUELLE SCARPE TAGLIATE ... - Figlio di un agente di cambio, James Hunt sembrava avviato alla professione di medico, ma le corse divennero ben presto l'unica ragione della sua vita, come spesso dichiar¨° alla stampa. A differenza di tanti altri top driver del tempo, fra i quali anche Niki Lauda, la famiglia non si oppose e incoraggi¨° James a esordire nelle corse. Dopo le prime gare con vetture Turismo, ben presto Hunt si specializz¨° nelle gare per monoposto, spesso brillando, ma lasciando anche il segno a livello di incidenti tanto che venne ribattezzato "Hunt the Shunt" per via dei tanti schianti dai quali usciva regolarmente illeso. Il suo fisico tra l'altro non sembrava adatto per diventare un top driver. James era alto un metro ed ottantuno, con misura scarpe quarantasei: per evitare che gli stivali da corsa si incastrassero tra la pedaliera e l'abitacolo, Hunt ne tagliava regolarmente la punta, cosa oggi vietatissima per motivi di sicurezza e dress-code.?
L'ARRIVO IN F1 - Dopo diversi successi nelle gare minori arriva nel 1973 il debutto in F1 con una March 731 G, finanziato in F1 dall'istrionico nobile inglese Lord Alexander Hesketh. Nel 1974 arrivano i primi podi, tre terzi posti, poi nel 1975 Hesketh commissiona ad Harvey Postlethwaite una nuova monoposto: con il bolide bianco a strisce rosso e blu, Hunt conquista due secondi posti e quindi vince a Zandvoort ai danni di Lauda. Hesketh poi si stanca della Formula Uno e chiude il suo team, ma la McLaren decide di puntare su Hunt per sostituire Emerson Fittipaldi e tornare alla vittoria del titolo.?
UN TRIONFO INATTESO - Gli inizi del 1976 vedono per¨° la Ferrari continuare a dominare grazie alle vittorie di Niki Lauda, la vera "antitesi" di Hunt, sempre elegantemente vestito, fedelissimo alla sua Marlene e restio alle feste e alle serate in discoteca che Hunt continua a frequentare anche dopo l'arrivo nel team di Teddy Mayer. A met¨¤ stagione per¨° arriva il colpo di scena. Al Nurburgring, Niki Lauda resta vittima di un terribile schianto al Bergwerk, la sua Ferrari perde fuoco e viene centrata dalle vetture di Brett Lunger ed Harald Ertl. Solo il tempestivo intervento di Arturio Merzario salva la vita all'austriaco, che resta ustionato e perde numerose gare. Hunt ne approfitta, cominciando a macinare vittorie su vittorie e limando l'enorme ritardo sull'austriaco. Lauda torna in campo a Monza, ad appena quarantadue giorni dall'incidente, ma Hunt continua a ridurre il divario su di lui e si arriva alla resa dei conti del Fuji. Come spesso accade in Giappone, la corsa ¨¨ avversata da condizioni meteo terribili con pioggia battente e visibilit¨¤ a zero. Alcuni piloti non partono, e dopo un paio di giri Niki Lauda decide di gettare la spugna. Hunt, non avvezzo al bagnato, tribola ma giro dopo giro divora la distanza che lo separa dal traguardo. E alla fine una rimonta da brividi gli frutta il terzo posto ed il titolo mondiale, per la gioia del suo team e delle sue tantissime fans sparse per il mondo.?
UN RAPIDO DECLINO - Hunt si gode il successo, ma invece di mettere la testa a posto continua con la sua vita sregolata. Continua a frequentare donne sempre nuove, una abitudine che ha preso dopo il divorzio dalla moglie Suzy Miller, e non tronca il suo particolare "rapporto" con l'alcool. Con il fratello Peter come manager, nel 1977 conquista tre successi, ma ben presto finisce fuori dalla lotta per il titolo che va al suo "arci rivale" Niki Lauda, quella "antitesi" che aveva tentato invano di trasformare in un "ragazzo di vita". Nel 1978 la stagione ¨¨ negativa, con le Lotus e le Ferrari saldamente davanti, inoltre resta coinvolto nella carambola al via che costa la vita a Ronnie Peterson. Nel 1979 passa alla Wolf al posto di Jody Scheckter, ma con il team nero-oro il feeling ¨¨ inesistente e dopo Montecarlo James lascia la squadra. ? la fine della sua carriera in F1. Negli anni a seguire James si dedica al giornalismo sportivo e al ruolo di colour commentator per la BBC, spesso sollevando polemiche per i suoi toni al vetriolo; tenta di mettere su famiglia e ha due figli, Tom e Freddy, ma il demone della bottiglia e dei vizi non lo lascia. Oberato dai debiti, muore il 15 giugno 1993 per un infarto. I fans della vera Formula 1 non hanno dimenticato la sua figura, riportata negli anni scorsi in auge dal film Rush di Ron Howard, e non hanno mai smesso di apprezzare il suo comportamento istrionico e sregolato. Con quelle scarpe da corsa tagliate alle estremit¨¤...
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