reportage
Un giorno a "casa" Leclerc: i luoghi del cuore del Principe della Ferrari
Sui balconi dei palazzi lungo il tratto del porto, ormai da quattro anni, nei giorni del gran premio appendono striscioni biancorossi con la scritta Ą°Daghe CharlesĄą. Non ¨¨ francese, n¨Ś italiano: ¨¨ dialetto monegasco. Forza Charles. Come cantano allo stadio Louis II per il Monaco, Ą°Daghe MuneguĄą. Forza Charles, orgoglio della citt¨¤. Enfant du Pays come non se nĄŻerano mai visti. Da sempre, da quando esiste la F.1, nel Principato hanno dato la residenza a decine di suoi colleghi da tutto il mondo. Ma, come sa chiunque viva l¨Ź, tra avere casa e indirizzo e possedere invece il passaporto cĄŻ¨¨ una differenza enorme. Ci sono tutta una serie di privilegi, di impieghi al Casin¨° o in qualsiasi ente pubblico, per i quali occorre essere cittadini. Cos¨Ź come per accedere ad affitti e mutui calmierati per appartamenti che altrimenti richiederebbero milionate. Per Charles non ¨¨ una questione di soldi, naturalmente. Ma non lo ¨¨ mai stata. Fin da subito la differenza ¨¨ nellĄŻaffetto, nel senso di appartenenza e nellĄŻorgoglio. "Montecarlo ¨¨ piccola, ci conosciamo tutti", ha ripetuto tante volte. E tutti per un secolo dalla finestra hanno guardato il mondo correre, con la certezza di ascoltare poi un inno straniero. Fino a quando non ¨¨ arrivato lui, e i due concetti si sono sovrapposti: il mondo ¨¨ diventato il cortile di casa. Invece di dividersi tra campioni arrivati da chiss¨¤ dove, i monegaschi sono diventati tutti suoi tifosi.?
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