l'intervista
Erik Comas: "Cos¨¬ Senna mi salv¨° la vita. E ho sempre in testa quelle sue ultime parole..."
"? il giorno in cui ho odiato la Formula 1. Aver visto ¡°partire¡± Ayrton in quel modo fu doloroso, devastante". ?rik Comas user¨¤ pi¨´ volte il verbo partire, in un estremo bisogno di pudore. Oggi ha 60 anni, ma rivive il 1¡ã maggio del 1994 condannato a un personalissimo Giorno della marmotta. Dal 2022 si divide tra l¡¯Oman (molto) e Biella (poco), dove ha conosciuto la moglie Raffaella Serra e si dedica alle sue amate, straordinarie, auto storiche. Quel giorno a Imola guidava una Larrousse LH94 e fu l¡¯ultimo pilota a vedere vivo Ayrton Senna. L¡¯intreccio tra i due, tra la vita e la morte, per¨°, era gi¨¤ nato due anni prima. Circuito di Spa, GP del Belgio, 28 agosto 1992. "Libere del venerd¨¬ mattina - ricorda Erik - Si andava col pieno per valutare meglio l¡¯assetto: 175 litri di benzina. Tantissimi. Terzo giro, curva cieca a sinistra, cio¨¨ a oltre 300 all¡¯ora, e sulla pista trovo ghiaia dappertutto. La mia Ligier va dritta, picchia sul guardrail, riattraversa la via di fuga per immobilizzarsi sulla pista distrutta¡".?
Brutta storia.
?"Molto, ma di quel giorno non ricordo nulla, ci¨° che dico me lo hanno raccontato. Avevo perso i sensi, colpito dalla ruota anteriore che si era staccata nell¡¯impatto, con il piede sull¡¯acceleratore a 13 mila giri. ? l¨¬ che arriva Ayrton: vede la mia testa inclinata sulla sinistra, il rumore del motore e capisce subito. I commissari sono intervenuti ma Senna, invece, scende dalla sua McLaren, corre verso di me, cerca l¡¯interruttore generale e mi salva la vita. Sapeva del pieno di benzina, l¡¯auto sarebbe potuta esplodere da l¨¬ a poco".??
La nascita di un¡¯amicizia.
?"Sar¨° onesto: no. Solo per colpa mia, non sua. Era stato il mio idolo, avevo per lui un rispetto estremo e non riusc¨¬ mai a mostrargli la mia gratitudine, non so ancora dire il perch¨¦. Nell¡¯84 lo avevo visto da spettatore a Montecarlo, seduto sul Rocher sotto la pioggia, avevo gi¨¤ 21 anni e non ero ancora mai salito su una monoposto. Nel ¡®90 ci ritrovammo nel team Marlboro lui in F.1 e io in Formula 3000. Vinsi il Mondiale che allora si chiamava Intercontinentale e lui che aveva gi¨¤ vinto di tutto venne a farmi i complimenti. Questo mi mise ancor pi¨´ in soggezione, ci vedevamo nei weekend di gara, ma per noi giovani piloti rimaneva il Dio del motorsport".?
Arriviamo al 1¡ã maggio.?
"Il weekend pi¨´ brutto della mia vita. Il sabato era morto?Roland Ratzenberger. La domenica mattina avevamo il briefing al primo piano della torre Marlboro. Tutti scossi per quanto era accaduto. Da De Angelis, nel 1986, non era morto pi¨´ nessuno, avevamo le scocche in carbonio non pi¨´ in alluminio e anche la protezione alle gambe era molto migliorata. Ci illudevamo forse, non Ayrton. Mi trovo seduto proprio al suo fianco, e mi dice: ¡°?rik vengo a trovarti a Londra - vivevo l¨¬ allora -, dobbiamo fare qualcosa sulla sicurezza prima di Montecarlo¡±. Sono state le ultime parole che ci siamo detti".?
Non ¨¨ tutto.?
"Poi la gara, subito un contatto alla partenza, Safety Car. Durante la Safety si va un po¡¯ a fisarmonica per scaldare le gomme e la macchina che mi seguiva mi d¨¤ una botta. Riparte la gara e sento una vibrazione, mi fermo al giro dopo. Durante il pit stop avviene l¡¯incidente, mi cambiano l¡¯alettone e mi fanno ripartire. I mezzi di comunicazione erano pochi allora, il team magari sapeva gi¨¤ del semaforo rosso, ma la gara era appena iniziata e se mi fossi trovato in pista, mi sarei potuto ripresentare alla partenza. Insomma, sono andato: nella vita ¨¨ cos¨¬, ci sono cose che fai e non sai il perch¨¦. Vedo subito l¡¯elicottero, rallento ovviamente, l¡¯ambulanza, la macchina di Ayrton e l¨¬ capisco. Mi avvicino di fretta e lui ¨¨ sdraiato sull¡¯erba. Mi bloccano tre medici, ¨¨ meglio che io non mi avvicini, dicono¡ Ecco, ¨¨ stato un trauma da cui non mi sono mai ripreso: veder partire chi ti ha salvato senza poter far nulla. Non sono mai stato un buon credente, ma quel giorno ho sentito una radiazione, l¡¯anima di Ayrton andarsene. Sono tornato ai box, ho detto ai miei che per me era finita e sono scappato all¡¯aeroporto".?
Finita??
"S¨¬, non volevo pi¨´ correre in F1. Saltai un po¡¯ di GP, tornai, conclusi la stagione e dall¡¯anno dopo cominciai a gareggiare in Giappone nella GT, prima Toyota poi Nissan: 11 anni e due campionati vinti. Quando ho smesso da professionista nel 2006 avevo 43 anni. Dopo mi sono dedicato ai rally con le auto che mi avevano fatto sognare da ragazzino, le Alpine e le Lancia Stratos".?
La Stratos, una passione totalizzante.?
?"Sono nato in Francia, a Romans-sur-Is¨¨re, l¨¬ si corre una delle prove speciali del Rally di Montecarlo. A 16 anni, nel ¡¯79, avevo visto Darniche vincere, e mi ero innamorato di quella macchina. Finito di correre, avevo messo su un team di Alpine A110, ne avevo 15 e le affittavo a ultra 50enni che come me da ragazzini avevano sognato di fare il pilota: un programma chiavi in mano, dalla macchina, all¡¯assistenza, all¡¯albergo, con eventi storici in giro per la Francia. Avevo gi¨¤ anche due Stratos e nel 2013 mi ¨¨ venuta un¡¯idea: erano 40 anni esatti dalla prima grande vittoria di Munari nel Rally Firestone, in Spagna, sarebbe seguito un triennio di grandi successi, ma la Fiat non sembrava avere l¡¯intenzione di festeggiarlo. Mi dissi: lo faccio io. Creai un sito - pensa un po¡¯, il dominio era libero - e anche un libro perch¨¦ non ce n¡¯erano in lingua francese. A quel punto, mi misi in testa di far rivincere la Stratos nelle gare storiche".
Pi¨´ di una passione, un¡¯ossessione??
?"Ma anche ostinazione e tante ricerche. Mi mancava chi ci mettesse i soldi, andai da Zenith, quella degli orologi. Non c¡¯entra niente con le auto, ma avevano la propriet¨¤ intellettuale del nome Stratos. Da non crederci. Avevano sponsorizzato lo skydiver Baumgartner che si era lanciato da 39mila metri, il famoso salto stratosferico: un¡¯impresa eccezionale e per questo avevano registrato il marchio. Dissero s¨¬, un accordo di tre anni in cui ho vinto il campionato italiano, la storica centesima edizione della Targa Florio, infine l¡¯Europeo".?
La Formula 1 di oggi??
"La seguo, ma non vado ai GP da anni. Grandi passi avanti sulla sicurezza: ¨¨ impensabile che si esca vivi da un?incidente come quello di Grosjean nel 2020, eppure ¨¨ successo. Risultato di anni di sforzi della Fia, tanto di cappello. C¡¯¨¨ di nuovo, finalmente, anche una bella competizione, sebbene solo dietro alla Red Bull. Penso che la Ferrari vincer¨¤ ancora, mi piacerebbe fosse Leclerc e non vedo l¡¯ora di vederlo a Montecarlo, ma in generale mi diverto di pi¨´ a vedere la MotoGP. Siamo passati dai troppi team, con 26 monoposto alla partenza e sole 6 a prender punti, a una griglia di appena 20 piloti. Liberty ha fatto un lavoro straordinario ma dal lato sportivo non ¨¨ un campionato in salute. Un deficit di macchine significa un deficit di opportunit¨¤ per i giovani piloti, ¨¨ tornato a essere uno sport per pochi, dove sono i tuoi genitori a decidere di metterti su un kart a 8 anni. Io feci la mia prima gara a 18 anni: i miei non volevano, ho dovuto aspettare la maggiore et¨¤, comprare un kart d¡¯occasione, pagarmi la scuola di pilotaggio, eppure ho corso in F1. Oggi non sarebbe possibile, et bien".
Il ricordo la sveglia mai nella notte??
"Una ferita non si saner¨¤ mai, non credo di essere pi¨´ stato lo stesso uomo dopo quel 1¡ã maggio. La mia famiglia, i miei amici potrebbero testimoniarlo, ma ogni anno ¨¨ un po¡¯ meglio. Debbo molto a Raffaella, con lei nel 2015 sono andato al cimitero di Morumby a San Paolo: ¨¨ stato difficile, ma necessario. Mi ha lasciato da solo con lui, e finalmente gli ho detto grazie".
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