Gomito del tennista
Come prevenirlo e curarlo

È la patologia più comune fra chi pratica il tennis, ma è diffusa fra sportivi di varie discipline: il rischio è quello di sottovalutarla, per evitarla bisognerebbe stabilizzare l'articolazione del gomito sviluppando la muscolatura del braccio e dell'avambraccio. Ecco gli esercizi più idonei

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Il gomito del tennista è una tendinopatia di origine meccanica. Afp

MILANO, 5 aprile 2011 - È la patologia più comune fra i tennisti, ma si può riscontrare anche nei giocatori di golf, negli schermitori, nei lanciatori, come negli operai che si ritrovano a lavorare tutto il giorno con un martello pneumatico. Stiamo parlando dell’epicondilite omerale, molto più conosciuta, guarda caso, proprio come ‘gomito del tennista’. Compare più frequentemente nelle persone cosiddette mature (30 – 50 anni), età inquadrabile nelle cosiddette ‘over-use sindromes’, nelle quali cioè si riconosce tra i fattori determinanti, oltre l’eccessiva sollecitazione, anche un fisiologico e progressivo logoramento delle strutture tendinee inserzionali. Il dolore all’epicondilo laterale del gomito, che talvolta si irradia sino alla muscolatura dell’avambraccio, e persino al dito medio e all'anulare della mano, raramente arriva in maniera improvvisa. Nella maggior parte dei casi ha un inizio lento, subdolo, spesso camuffato da semplice sensazione di stanchezza, tant’è che dopo una notte di riposo quasi sempre scompare. Questa sua ambiguità porta lo sportivo a sottovalutarlo, continuando così tranquillamente i suoi allenamenti. Ma con il passare del tempo la pratica diventa sempre più problematica, in quanto tutti i movimenti risultano molto dolorosi. Non solo la prensione di una racchetta, ma anche il quotidiano lavarsi i denti, il sollevare una bottiglia, stringere una mano, o scrivere. L’epicondilite ha raggiunto il suo top. Ma di preciso di cosa si tratta, e quali sono le cause scatenanti?

le cause — Di certo siamo di fronte ad una tendinopatia di origine meccanica in cui l’iperuso funzionale ripetuto nel tempo dei muscoli epicondiloidei di avambraccio, mano e dita determina una serie di microtraumi con processi infiammatori a carico dei relativi tendini. L’organismo cerca di provvedere con riparazioni che si rivelano però disordinate e approssimative e che, alla fine, non fanno che peggiorare le cose, alterando la struttura del tendine. All'esame istologico, infatti, appaiono zone di trasformazione fibrosa con strozzamenti delle terminazioni nervose o addirittura zone calcificate o ossificate a livello dell'inserzione ossea. Ebbene, ciò è quanto accade se si ignorano i primi sintomi, ma perché questa patologia è più frequente nei dilettanti che non nei professionisti anche se in questi ultimi l’attività allenante e di gara si protrae quotidianamente per molte ore? Come mai chi solleva pesi decisamente superiori non ne soffre? I nuovi materiali ultraleggeri sono un vantaggio od uno svantaggio per la salute dei nostri muscoli? Ricercatori, medici dello sport ed ortopedici sono tutti d’accordo nel segnalare come principali responsabili la scorrettezza del gesto tecnico, l’insufficiente preparazione muscolare e l’uso di attrezzi sportivi non idonei alle caratteristiche tecniche e atletiche dell’atleta. Ma, mentre sui primi due punti esiste una coerenza totale di vedute, sul terzo si possono riscontrare opinioni differenti. Cerchiamo di capire come stanno, ad oggi, realmente le cose, esaminando i vari aspetti presi in considerazione dagli esperti.

La tecnica — Il corretto gesto tecnico, sostenuto da una buona tonificazione dei muscoli agonisti ed antagonisti delle braccia, riduce al minimo il rischio di danno dovuto allo stimolo funzionale. Il colpo che più frequentemente può essere causa di epicondilite è il rovescio, soprattutto quando viene eseguito con scarsa coordinazione tra rotazione del corpo, piegamento delle gambe e movimento del braccio, oppure quando l’esecuzione del movimento è troppo ritardata o eccessivamente rigida. Spesso il tennista con epicondilite esegue il rovescio non sfruttando appieno la muscolatura del tronco e della spalla e sovraccaricando così gomito e polso. Questo accade quando la testa della racchetta è sotto il livello del polso e lo stesso, voltato verso l’alto, sta per portare il colpo. La forza impiegata sarà generata soprattutto dal solo dal polso. È interessante far notare che i giocatori che eseguono il rovescio con due mani soffrono in misura molto minore del problema. Ma anche il dritto, se eseguito male può arrecare problemi. Per esempio se compiuto con presa chiusa e colpo alla pallina a gambe aperte. Una posizione che in cui praticamente si è quasi costretti a girare solo il braccio senza ruotare la spalla, con la conseguenza che la testa della racchetta sarà troppo bassa e il gomito verrà messo sotto stress.

la racchetta — Quasi sempre le cause dei dolori al gomito vengono associate al peso eccessivo delle racchette. Ma per alcuni esperti è vero esattamente il contrario, dal momento che ritengono il tennis non uno sport di lancio, ma di collisioni, quelle tra racchetta e pallina. Se a parità di velocità della pallina e dello swing si riduce il peso delle racchette gli effetti della collisione si sentiranno sempre di più sulla racchetta, sotto forma di vibrazioni. La rigidità dei materiali di costruzione associata al peso esiguo tipico delle racchette di oggi, non farà che aumentare il problema, infatti una maggiore elasticità riuscirà ad assorbire e smorzare meglio le vibrazioni dovute all’impatto. La superiore pesantezza può creare semmai delle difficoltà nel manovrarla, specie nei colpi che richiedono grandi velocità di spostamento, come nel gioco a rete. Se fosse diversamente, si chiedono coloro che hanno fatta propria questa teoria, come mai l’epicondilite è rarissimamente presente nei sollevatori di pesi? Ma differente è la valutazione di molti altri ricercatori, diciamo la maggioranza, che viceversa ritengono che i moderni materiali con i quali sono oggigiorno realizzate le racchette (grafite, leghe leggere, boron, kevlar, spesso tra loro combinati) con manici a struttura tubolare riempiti di schiume di elastomeri, contribuiscano a controllare più efficacemente il peso, il bilanciamento e, in definitiva, l’ assorbimento delle vibrazioni.

Le dimensioni del manico della racchetta — Se da un lato un manico di diametro ridotto permette un miglior controllo della racchetta, dall’altro gli effetti legati ad una intensa contrazione isometrica e quindi maggiore tensione dei muscoli della mano e dell’avambraccio può incrementare notevolmente gli effetti del sovraccarico sulle giunzioni osteo-tendinee. Anche un manico troppo grande, non consentendo una presa sicura, costringe il giocatore ad esercitare un maggiore sforzo con la mano e con i muscoli dell’avambraccio. In linea di massima la distanza tra l’estremità delle dita e il palmo della mano, quando questa è chiusa sull’impugnatura , deve essere di circa 5 mm. devono essere proporzionate alla mano per consentire un immediato riconoscimento della posizione nel momento del colpo.

l'impugnatura — Il come impugniamo la racchetta può condizionare i movimenti di flessione ed estensione del polso e così accentuare notevolmente gli effetti dei carichi che si realizzano sul gomito. Nel tennis ci sono tre differenti modalità di impugnatura:
Continental: molto utilizzata negli anni passati in Europa, subendo progressive trasformazioni con l’avvento di tecniche di gioco più aggressive e l’uso di superfici più veloci della terra battuta. Il suo utilizzo si è andato progressivamente riducendo soprattutto tra gli atleti di alto livello, in quanto questo modo di impugnare la racchetta non garantisce la dinamica indispensabile per impatti veloci. Solamente una variazione della posizione del polso può correggere l’impatto arretrato a prezzo però di un notevole aumento del sovraccarico funzionale.
Western: caratterizzata da un ampio appoggio della mano sul manico della racchetta con le dita piuttosto chiuse, permette di sviluppare movimenti molto stretti e di impattare la palla nettamente al davanti del corpo. La sua elevata difficoltà tecnica la rende poco utilizzata, soprattutto tra i tennisti di basso livello.
Eastern: è un compromesso tra le due precedenti. Il palmo della mano si trova appoggiato sul manico con l’eminenza tenar (il rilievo carnoso alla base del pollice sulla faccia palmare della mano) che ne sormonta la faccia superiore, mentre l’eminenza ipotenar (il rilievo carnoso posto alla base del mignolo) assolve la funzione di appoggio, sostenendo efficacemente la parte destra del manico. In tal modo il polso risulta abbastanza rigido con un minor carico funzionale sul gomito. Al momento questo tipo di impugnatura è quello più utilizzato nel circuito professionistico.

La tensione delle corde — Sia il materiale strutturale con cui è realizzata la racchetta che la qualità delle palline sono elementi che possono influenzare l'intensità dell'impatto durante il gioco. Le corde in budello, ad esempio, a differenza di quelle in materiale sintetico, sono capaci di assorbire la maggior parte delle vibrazioni causate dall'impatto della pallina sul piatto corde. Spesso la tensione delle corde è eccessiva. In genere la tensione non dovrebbe superare i 24 Kg. Analisi biomeccaniche hanno dimostrato che l'impatto della pallina sulla racchetta costituisce uno degli elementi scatenanti l’epicondilite a causa delle violente vibrazioni che si trasmettono dalla racchetta al braccio. Non va poi dimenticato che con il passare del tempo le corde perdono elasticità e per tale motivo è opportuna la loro sostituzione nonostante risultino apparentemente integre utilizzando preferibilmente le ibride o quelle in multifilamento che assorbono notevolmente le vibrazioni della racchetta.

La prevenzione: la ginnastica per il gomito — Una buona muscolatura a livello del braccio e dell'avambraccio aiuta a stabilizzare l'articolazione del gomito e riduce il rischio di epicondilite. Gli esercizi che vi proponiamo richiedono l'utilizzo di semplici attrezzi (palle da tennis, racchette da tennis e una comunissima coppia di manubri), devono essere eseguiti in serie (ad esempio: 3 serie di 10 15 ripetizioni per esercizio) con un recupero di 2-3 minuti tra ogni serie. Gli esercizi devono essere effettuati con entrambe le braccia, effettuando sempre prima un breve riscaldamento.
Esercizio 1. Impugnate una palla da tennis in ciascuna mano e stringete con forza più volte di seguito.
Esercizio 2. In posizione eretta, piedi uniti, braccio destro avanti, impugnate una racchetta all’estremità del manico ed eseguite dei giri esterni, in senso orario e antiorario.
Esercizio 3. In piedi, impugnate un manubrio di 1 – 2 kg e flettete il gomito a 90°, in modo da avere l'avambraccio parallelo al terreno.
Pronate (palma della mano rivolta verso il basso) e supinate (palma della mano rivolta verso l’alto) l'avambraccio tenendo il braccio aderente al tronco.
Esercizio 4. In piedi con il braccio disteso verso il basso e l'avambraccio supinato, cioè con la palma della mano che impugna il manubrio rivolta in avanti. Flettete ed estendete l'avambraccio tenendo il braccio aderente al tronco.
Esercizio 5. Come l’esercizio precedente, ma con l’avambraccio pronato, cioè con il dorso della mano che impugna il manubrio rivolto in avanti.
Esercizio 6. In piedi con le gambe divaricate e la mano che impugna saldamente il manubrio. Tenendo il braccio aderente al tronco eseguire delle circonduzioni con l'avambraccio in senso orario e antiorario.