Alberto Rui Costa, 25 anni, celebra il successo di tappa. Bettini

SUPER-BESSE (Francia), 9 luglio 2011 - Alberto Rui Costa, portoghese, primo, da solo: "Sapevo che era una giornata buona per andare in fuga, la squadra lo chiedeva, sono riuscito a entrarci, a quel punto l’obiettivo è diventato quello di arrivare al traguardo. Gli ultimi 30 km siamo andati a tutta. Prima eravamo in nove, poi siamo rimasti soltanto io e Van Garderen, quindi sono rientrati anche Riblon e Gautier, e da quel momento ci siamo fatti la guerra. Io sono scattato ai -5, da solo. Ai -2, quando ho visto Vinokourov dietro di me, ho visto anche che avevo ancora buone gambe e sapevo di poter gestire le mie forze. Ma solo ai 300 metri dal traguardo ho capito che avrei vinto. Missione compiuta. Si comincia il Tour sperando di poter vincere una tappa, ma senza alcuna certezza. E anche nel finale di gara speravo di poter vincere, ma si è sempre prigionieri di molti dubbi. Questa vittoria è un sogno, la più importante della mia vita. La dedico alla gente che mi segue, alla famiglia, ai compagni, soprattutto a Xavier Tondo, che è morto, e a Mauricio Soler, che sta recuperando piano piano".

la maglia gialla — Thor Hushovd, settimo giorno in maglia gialla, leader nella generale: "Stamattina, quando dicevo che avrei perduto la maglia, che avrei fatto la mia corsa, che al massimo avrei cercato di seguire i migliori, dicevo la verità. Ma ero pessimista. E’ stata una tappa molto dura, e con un finale inadatto alle mie caratteristiche, però mi sentivo bene, ho speso poco, la corsa mi ha favorito, e un po’ per la maglia gialla e un po’ la forma, sono rimasto attaccato ai più forti. All’inizio il giudice sembrava aver dato qualche secondo fra me e loro, un buco. Mi sarebbe dispiaciuto, ma comunque sarei stato contento di quello che ho fatto: avevo dato il massimo. Quando il distacco non è stato confermato, sono stato ancora più contento. Non sono sorpreso di me, sono sorpreso di aver tenuto la maglia. Negli ultimi due o tre anni, visto che c’erano velocisti più giovani e forti di me, come Farrar e Cavendish, mi sono allenato di più in salita. A Monaco, dove abito, è facile trovare salite. E i miglioramenti sono il risultato di tanto lavoro".

il protagonista — Tejay Van Garderen, statunitense, l’ultimo dei fuggitivi di giornata ad arrendersi a Rui Costa, il più combattivo della giornata e nuova maglia a pois (classifica dei gran premi della montagna): "Sono già contento di essere entrato in una fuga buona al Tour de France. Nel finale pensavo di poter vincere, ma mi sono fatto prendere dal nervosismo, mi sembrava che tutti corressero per attaccarmi a turno".

la maglia verde — Philippe Gilbert, secondo all’arrivo e nuova maglia verde (classifica a punti): "Nel finale ero lì davanti, sono scattato una prima volta, e ripreso, la seconda volta è stata quella che ha fatto la differenza. Avevo il 39, non è scattato subito, poi quando è entrato sono partito. Ho provato a vincere, ma Rui Costa aveva ancora un certo vantaggio. Ma è un secondo posto buono per la maglia verde".

Damiano Cunego all'attacco negli ultimi 400 metri. Bettini

gli uomini di classifica — Cadel Evans, terzo all’arrivo e ancora secondo in classifica a 1" da Hushovd: "Neanche oggi è arrivata la maglia gialla, e mi dispiace. Ma manca ancora molto per Parigi, non bisogna avere fretta. E’ stata una tappa più tranquilla delle precedenti. La squadra ha lavorato bene, compatta e concentrata, siamo stati noi a gestire la corsa. E mi va bene così". Damiano Cunego: "La tappa non era affatto facile da interpretare, un chilometro e mezzo così nel finale lasciava prevedere tanti scatti. Il mio obiettivo era rimanere con i migliori. Sono scattato ai 400 metri perché stavo bene, ce n’era la possibilità e anche per guadagnare qualche secondo. Non ce l’ho fatta, ma va bene così". Ivan Basso: "Tappe facili al Tour non esistono. C’è solo quella di Parigi, che è una passerella. Il bello del Tour è questo agonismo incredibile. Qui non c’è mai nulla di scontato. Per me è stata un’altra giornata buona. Finora le sensazioni non contano molto: si è fatta poca salita e c’è stato tanto stress. Domani sarà una tappa impegnativa, bisognerà stare davanti durante la corsa e soprattutto alla fine della corsa. Poi arriveranno le salite vere e il caldo, e sarà un’altra storia. Gli 800 metri della salita finale di oggi non vogliono dire nulla, né per Contador che accelerava né per Andy Schleck che lo seguiva. Evans ha dimostrato di essere il più forte in questo momento, e la sua squadra ha lavorato benissimo. E Vinokourov ha fatto una grande azione". Alberto Contador: "Sono arrivato con buone sensazioni, però il finale non era molto esigente quanto a pendenza. Siamo andati a un ritmo molto forte tutto il giorno. Il finale era più per gente capace di andare su di potenza che non per scalatori, ed è per questo che sono contento della mia prova. Non so se saranno decisivi i Pirenei o le Alpi, ma le Alpi stanno nella terza settimana, che è quella decisiva. Gesink ha perso un minuto, e quando corridori del suo livello perdono tempo, va bene per la classifica generale". Robert Gesink, sempre maglia bianca (classifica dei giovani), ma giunto a 1’23" da Rui Costa e a 1’08" dai migliori: "Ho spinto ai limiti delle mie possibilità, ma oggi i miei limiti erano... limitati. Continuo a soffrire delle conseguenze della caduta di qualche giorno fa".