Avete già fatto il Fiandre? Raccontate l'esperienza

Avete già partecipato al Giro delle Fiandre cicloturistico? L'espereinza vi è piaciuta? La consigliereste ad altri cicloamatori? Mandate il vostro commento e anche le voistre foto sul percorso a Gazzetta.it (indirizza mail cbagni@rcs.it), il pubblicheremo sul sito.

Riceviamo e pubblichiamo la testimonianza di Gian Paolo Grossi
"La sacralità di quelle strade resta immutata. Assente è solo la gente ai bordi della corsa, la strabordante passione di un popolo ammirato tante volte in tv, sul posto da ore per gustarsi il passaggio di quegli eroi sporchi e stravolti. Semplicemente per pochi secondi, nella migliore delle ipotesi. Concentrandomi sul mio sforzo, travolto dall’emozione, riesco persino ad immaginare per qualche attimo le urla d’incitamento dei tifosi, quando la pendenza si fa più dura o la velocità sale, a dispetto del fondo dissestato. Ho assaggiato il percorso del Fiandre, una cinquantina di chilometri in tutto e l’ho fatto con un compagno d’eccezione, un rivenditore di Lierde che fu meccanico di Museeuw, tale Ludwig. Mi trovavo in quella zona perché iscritto ai Campionati Mondiali di ciclismo per Giornalisti ma trascurerei questo aspetto, dato che solo un breve tratto del nostro percorso in linea ricalcava le orme della Classica del Nord. Precisamente un muro chiamato Eikenmolen: mi dicono che su questa rampetta il belga Devolder abbia dato gli scossoni decisivi nelle due edizioni da lui vinte, 2008 e 2009. Poiché anche i miei risultati, nelle prove iridate di Lierde, non giustificano entusiasmo né una menzione, ho ritenuto che l’aspetto clou della trasferta belga fosse rappresentato dall’escursione sul tracciato del Fiandre. Da compiersi all’indomani dell’evento, poco prima del ritorno in Italia. Pronti via: da Lierde si risale verso nord. Non vi parlerò di rapporti, di corone a 53 e 39 denti, né di ‘compatte’. Ne ho scarsa competenza e poca voglia di soffocare l’inebriante scenario con questioni che poco mi riguardano: non devo affrontare i muri alla più alta velocità possibile, voglio solo percorrerli e oltrepassarli. Attraversiamo strade di campagna identiche, in mezzo a case tutte uguali e idem per i campi, frequentati da vacche al pascolo. Tra pedalate e chiacchiere fatico a credere, nel frattempo, di essermi spostato di una ventina di chilometri a nord-est, in direzione Oudenaarde, dove ha sede il Museo del Giro delle Fiandre e può capitarvi, come è successo a me, che una birra al bancone vi sia servita nientemeno che da Freddy Maertens. L’assaggio del nostro Piccolo Fiandre è il Leberg, un’erta di nemmeno un chilometro e una pendenza media inferiore al 5%. Che sia stretta ma asfaltata è un buon compromesso ma il concetto di strada asfaltata non è propriamente quello che intendiamo noi italiani. Ludwig punta al temuto Molenberg, proprio il tratto in cui il duo Cancellara-Boonen ha salutato definitivamente la compagnia nell’ultima edizione del Fiandre. Loro arrivavano da nord, noi da sud: una secca svolta a destra e ci siamo. Sulla bici che Ludwig mi ha noleggiato ho addirittura la tripla ma la cosa non mi preoccupa troppo. Anzi, mi tornerà utilissima qui e sul Grammont. Trovo il Molenberg un posto molto romantico, sebbene qualcuno pensi che dopo 200 chilometri di fatica - di quella che non si riscontra in una corsa che sia tanto speciale – di romantico abbia davvero pochissimo. Salgo col rapportino e non potrei fare diversamente. Le pietre sono distanti tra loro, sconnesse, alcune puntano verso l’alto simulando un letto di chiodi. Sono umide e lo saranno sempre, benché fuori splenda il sole. Sì, dico fuori. Perché le fronde degli alberi non permettono alla luce di filtrare sino al terreno. Ci sono due semicurve e una taverna con tavolini: il tutto in soli 400 metri di follia. Tra i muri che ho sfidato (mi mancano però tra quelli tosti il Koppenberg e il Bosberg) è quello che mai scorderò. Da Sint-Denijs-Boekel s’imbocca il piccolo abitato di Mater, attorno al quale ci sono 4.000 metri di pavè. Ahimè, consecutivi. Trema tutto, come in un frullatore. E’ una tortura per tendini, spalle, schiena e polsi, soprattutto. L’osso dell’anulare della mano sinistra balla all’interno della fede. “Non la indosso mai quando esco in bici, perché diavolo me la sono messa?” Mentre affrontiamo il tratto in pavè Ludwig mi guarda sogghignando ed esclama: “Volevi fare questa esperienza. Ti piace ancora? Mio padre le cobblestones le ha costruite…” Poi aggiunge: “Sai, qui sopra passano a 40 all’ora. Sono pazzi, quelli!”. Tornati sulla statale N8 in corrispondenza della Roman Brewery (da qui escono le squisite birre Romy, Ename e Adriaen), l’itinerario ci indirizza verso il Berendries. “Qui sotto ci sono ancora le cobblestones – mi confida Ludwig -. Ma l’incremento della popolazione in questa area ha reso necessario l’asfalto. Questo muro era durissimo in passato”. Non che ora non lo sia, la pendenza è scoraggiante. Compiuto l’ennesimo sforzo è l’ora del Ten Bosse, l’ascesa che caratterizza l’abitato di Brakel. Qui vive Peter Van Petegem. Tenbossestraat è un vialone in salita di soli 250 metri, asfaltato, ben oltre il 10%. Rompe il fiato, stuzzica i muscoli, ma non fa paura. Non ci resta che puntare verso il mito: Geraardsbergen. Qui c’è il Muur, che detto così suona come i Championships a Wimbledon. Muro per eccellenza, come lo sono per gli inglesi campionati sull’erba. Dalla piazza centrale si sale su un pavè di moderna fattura, costeggiando garage di abitazioni che convivono con le biciclette. La pendenza aumenta, le pietre si fanno più severe. C’è un tratto in ombra, quello caratteristico in cui si sfora il 20% prima che si riesca a scorgere la piccola cappella. Qui l’erba umida e verdissima spunta tra i ciottoli. Malgrado la ruota davanti voglia impennarsi e quella dietro slitti si arriva presto in cima, si scala più con l’anima che con le gambe. Un prete di colore benedice le nostre biciclette secondo un rituale locale. Sentivo di averne il bisogno. Due foto ed è già ora di invertire la rotta. Durante il ritorno Ludwig m’invita alla cicloturistica che anticipa di un solo giorno il prossimo Fiandre, che qui è come dire festa nazionale. Lo ringrazio rassicurandolo: “Ho visto i luoghi della festa, ma non vi ho partecipato. Certo che tornerò”. Anche per me, come per alcuni di voi lettori di questa rubrica, il Fiandre 2011 è già iniziato. Gian Paolo Grossi"

Riceviamo e pubblichiamo il racconto di Michele Amadasi
"Ci sono tre cose che valgono il viaggio della speranza: il Giro delle Fiandre, la Parigi-Roubaix ed il Cammino di Santiago. Ed un italiano, per raggiungere questi tre obiettivi deve: imparare la sua prima parola di fiammingo, Ronde van Vlaandereen (Giro delle Fiandre), se vuole che qualcuno lo noti o limitarsi a De Ronde se proprio non ce la fa; con Parigi, Roubaix e Santiago é più semplice... imparare che il pavé é in pianura padana mentre al Nord ci sono i Cobbles (o cobble stones ) e che la differenza la noti quando ci cadi sopra; quindi customizzare il biciclo e scoprirlo comunque inadatto al delirio di vibrazioni; scoprire l'inadeguatezza del movimento centrale ceramico alle vibrazioni...; spianare scarpe e guantini e poi leccarsi le ferite; acquistare mantelline, ruote, camere d'aria e copertoni delle qualità più diverse ed usare tutto; mangiare panini buoni le prime cinque ore e proseguire per altre quattro con le schifezze; cambiare l'olio al motore o preferire 15 + 17 ore di viaggio su pullman cinese; scambiare benzina 98 per gasolio dalla stanchezza... ed aver fatto il "pieno" (se non hai optato per il bus cinese...); noleggiare un auto per il rientro, pagare la penale sull'estero e recuperare il proprio mezzo con un viaggio in aereo di cui farebbe volentieri a meno; sottrarre tre stipendi al bilancio familiare; parlare l'inglese, meglio se il fiammingo, e riparare i danni a tutto; al corpo, alla bici ed alla macchina. Ergo, ne vale la pena. Ciao, Michele Amadasi".

Riceviamo e pubblichiamo il racconto di Bruno Marzi.
"Buongiorno a tutti. Mi chiamo Bruno Marzi (vedi foto sopra) e sono il direttore sportivo della Asd Gentlemen Trieste. Sono uno di quei ciclisti che l'anno scorso ha partecipato alla classica del nord nel giorno del mio compleanno, cioè il 2 aprile. Non poteva esserci candellina migliore che non questa mitica del nord. Assieme al mio amico di Monfalcone, certo Fabio Ballerin, anche lui un eroico delle classiche (vedi 2 volte Parigi-Roubaix), ci siamo cimentati un sabato mattino sul percorso che avrebbero poi fatto il giorno dopo i professionisti. Ma sai che emozione salire su tutti quei muri! E le foto del nostro sito lo dimostrano (www.ciclisticagentlemen.it).
Partenza da Treviso con l'aereo. Giorno successivo piccola sgambata per la magnifica cittadina sopranominata "Venezia del nord" ma il capogita sbaglia strada e un imparziale poliziotto ci ferma dopo avere sorpassato un calvalcavia probito alle biciclette! Classici italiani si contatta sulla multa...cavoli. Tanti avevano lasciato i documenti nell'albergo...che guaio!, ma lo si convince a fare una multa cumulativa di 50 euro...dai che ci è andata bene. Cena leggera qualcuno nervoso per quello che ci sarebbe aspettato l'indomani. Io ero tranquillo anche se con qualche ottima birra belga in corpo, ma intanto la mia meta non era quella di migliorare il tempo... Dicevo, i pro la fanno in 6 ore e 30, se io ci metto anche il doppio non importa, l'importante e arrivare al traguardo sani e salvi.
Iniziano i terribili muri ma piano piano con rapporti adeguati si arriva in cima, grazie anche a diverse gran fondo che comunque svolgo durante l'anno come la 9 Colli e la Maratona delle Dolomiti. Ma ahimè il terribile pavè non ti molla... A tal punto che desideri che qualche ciclista davanti a te metta giù il piede così da fare gli ultimi 100 metri a piedi.
Finalmente arriva il terribile Muur de Capel Murr quello dove in cima e posta la capella della Madonna. Il mio pensiero viene rivolto a lei!! Chissà se avrò la forza di raggiungere la vetta... Mi avevano avvisato che è terribile sopratutto l'ultimo pezzo, dove la ruota si incastra tra le pietre! Ma l'amico Fabio, che l'aveva già fatta, mi porta per la giusta via. Oramai siamo al'ultima curva li vicino al bar, piccolo pezzo dritto poi l'ultimo salto. Oramai vedi la capella su in cima l'andrenalina sale,i peli del tuo corpo sono tutti dritti per l'emozione che provi. Ancora qualche piccola pedalata con un grande sforzo... dai! ormai e quasi fatta. Guardi in cielo, vedi il crocefisso con Gesù, lui ti dà la forza per le ultime pedalate.
Ormai è fatta e quando sei davanti la porta della chiesetta scoppi in un pianto liberatorio....Ti trattieni per non fare brutta figura... un uono di 53 anni che piange come un bambino... Ma poi chi se ne frega, continui nel tuo pianto liberatorio. Ma la gioia è dentro a te per avere compiuto anche questa impresa. Fabio ti incoraggia ed assieme si batte un 5. Dài, oramai ci rimane ancora un piccola salitella il Bosberg. Anche queso è fatto e l'andrenalina ti sale ancora per pochi chilometri! Oramai vedi il traguardo, è finita. Con un grande abbraccio agli amici, un segno di croce ringraziando tutti i santi in paradiso che ti hanno dato forza e coraggi per avere compiuto una simile impresa. Allora, dico io!!, per noi piccoli uomini certe grandi imprese ti segnano per tutta la vita e potrai raccontare ai posteri che io li c'ero e ho percorso le mitiche mete dove i grandi eroi anno segnato il loro cammino e la loro storia.
Ecco, ho finito. Sono un piccolo ciclista ma con grande forza di lottare. L'11 aprile a Cervia ho avuto un brutto incidente, sono tutto rotto ma spero di rimettermi presto in sella per potere ancora raccontare tante belle storie".

Riceviamo e pubblichiamo il racconto di Mario Donatelli di Pescantina (Vr)

BRUGES 2 aprile 2010, arrivo verso le 7 del mattino parcheggio e penso: manca poco.... Scarico la bici, a stento trattengo il sorriso... Saluto con un cenno le decine di ciclisti che incrocio con lo sguardo, lentamente ci avviamo verso il Markt per la partenza. Nella mia mente milioni di pensieri si susseguono, il tempo é buono anche se freddo forse siamo fortunati che non piove... ma un tizio mi dice subito che le previsioni danno vento e acqua! il meteo giusto da Fiandre penso io... Qualche foto alla partenza, primo timbro al cartellino e poi via! Faccio 20 metri e subito qualcosa non funziona, il cambio fa un rumore strano... mi fermo e guardo: nooooooooo!!! stavo perdendo una rotellina del bilanciere! Panico, per fortuna che le viti erano ancora al loro posto e che ho seguito il consiglio del buon Tiziano Zullo: portate via le brugole che non se sa mai.... Grazie Tiziano!
Serro le viti ben bene e poi via, stavolta davvero mi aspettano 260 km di leggenda, fatica, vento pioggia. Esco dalla città seguendo un gruppo di una ventina di ciclisti che ben presto abbandono per tenermi sul mio ritmo, vanno troppo forte per me... Si va verso il mare controvento ovviamente una costante di tutto il giorno, il vento contro! I primi 60 kilometri scorrono via tranquilli tutti su pista ciclabile attraverso la campagna diretti al mare verso Ostenda passando per Wenduine e De Haan, la riviera belga, vialoni e palazzoni non un granchè, però le casette fuori città mi colpiscono per le loro finestre giganti e l'assenza di tende, una goduria per i curiosi.... Passata Ostenda si vira verso l'interno proseguendo in ciclabile a lato di stradoni lunghissimi e drittissimi, l'unica variante é che ogni tanto ti fermi al semaforo rosso, perché pedali nel traffico e devi rispettare il codice della strada. Passo Gistel e dopo si arriva a Torhout al primo controllo e ristoro, non male il personale di servizio mi accoglie subito amichevole, per forza ho leoni ovunque.... Mi parlano tutti in fiammingo, ma quando gli rispondo in inglese rimangono piacevolmente stupiti che sia italiano. Mangio, bevo, riempio la borraccia e via verso un bel temporale.. Eh sì come riparto inizia a piovere, accidenti e adesso mentre tutti si fermano a indossare la mantellina io penso: non ho la mantellina!! E allora mi dico vai Mario non fermarti pedala che ti tieni caldo, così facendo il temporale lo supero bene e non perdo tempo prezioso.
Si prosegue ancora per strade diritte più o meno grandi passando per cittadine dai nomi sempre più strani, Hoogelde, Roeselare, Ledegem, Lendelede, Desselgem, leggendo quei nomi coì strani rido e mi passa il tempo senza che me ne accorgo, e arrivo al secondo controllo ristoro. Spettacolo si entra in un capannone stile festa paesana con la musica e luci psichedeliche, questi belgi ci sanno fare con i ristori! Riparto e di nuovo acqua! Penso: ma allora ce l' hai con me!! Così si mette pure grandinare!! Mi riparo sotto a un balcone insieme a qualche compagno di viaggio, si perché ormai nel tira molla alla fine ti trovi sempre con quei 6/7 compagni di viaggio, azzardando il gruppo ogni tanto. Durante il tragitto ci sono le macchine che assistono i più organizzati, li vedi che si fermano ai lati si cambiano, si asciugano, io invece totale autosufficienza... manco la camera d' aria ho per dimenticanza!
Ancora nomi strani Waregem, Kruishouten, pensando che non avendo il contachilometri e non essendo segnate le distanze ogni tanto mi chiedo dove sono... manco che ore sono mi chiedo, sono talmente perso nei miei pensieri, dovrebbe mancare poco al primo muro però, infatti eccolo il Den Ast tranquillo, lungo 450 m, l' aperitivo solo che arrivato in cima inizia un tratto di pavè!! Mancano poco più di 100 km ad arrivare é ancora lunga spero che il pavè sia poco..... Le vibrazioni sono fastidiose, per fortuna che il vento costante asciuga tutto in fretta. Adesso si fa interessante la corsa, il paesaggio cambia é tutto un attraversare paesini pieni di gente a bordo strada che ti saluta e ti incita, molti aspettano i loro amici, specialmente sui muri. Si i muri inizia finalmente la fase interessante del giro si sale e si scende Kluisberg, Knoktemberg, Oude Kwaremont, Paterberg, si sale regolare cercando sempre di a distanza da quelli davanti che si possono piantare... perché questi ciclisti nordici sul piano andavano forte, ma sui muri si piantavano spesso....
Guardo il panorama e il sole ravviva le colline bagnate, il vento sempre contro mi tiene asciutto... così si arriva al mitico Koppenberg, la stradina scende leggermente e poi curva a 100 gradi! Ed eccolo papam,lo strappo più duro con punta del 22%! io esclamo ad alta voce "Oh my God!!" E un signore anziano mi incita, bene inizio a salire regolare ma il pavè bagnato é insidioso, faccio zig zag per superare chi si pianta ma il meglio deve ancora arrivare, davanti a me cadono un paio di tipi, uno che scende a piedi scivola e quasi mi travolge! Accidenti ce l' avete con me, così scendo per qualche metro, aspetto che si liberi la via e poi risalgo per concludere la salita!! Mi fermo per scattare qualche foto e li vedo tutti spingere la bici e rimango li un po a fare il tifo per i miei compagni d' avventura.
Riparto con calma e sono abbastanza tranquillo perché le gambe sono ancora ok, ritmo regolare, mangio e bevo sempre, ogni tanto uno scroscio d'acqua che non fa mai male... Così facendo superiamo altri muri, Steenbeekdries, Taaienberg, Eikenberg, Molenberg, Leberg, ognuno ha la sua particolarità ma non sono troppo duri a parte quelli col pavé bagnato dove devi stare attento a dosare la pedalata. Non manca molto ma ho perso il conto dei muri... meglio così tanto mi ricordo quali sono gli ultimi due...
Il tempo ormai sembra stabilizzato, le nuvole all' orizzonte danno tregua, inizia a calare il sole e i toni rossastri del cielo danno un bel tocco a questa giornata, affronto gli ultimi muri aspettando impaziente il Grammont... Intanto arrivo al Berendries, poi Tenbosse e poi la cittadina di Geraardsbergen entriamo e ho un vago sentore.... ci siamo inizia la salita sono ancora dentro il paese la strada volta a sinistra e su bel rampone.... poi vedo la freccia che indica a destra il pavé: Muur- Kapelmuur ci sono, continuo nella mia pedalata regolare, l' emozione sale insieme alla strada davanti tentennano, allora scatto e la folla si infiammma! Che batticuore, spiana un pelo ma non é finita, solo il tempo di dare un occhio al chiosco delle birre e salsicce a sinistra... quasi quasi mi fermo... e invece no destra e l' ultima parte della salita con l' arrivo alla chiesetta. Qualche minuto di sosta per vedere la gente che mi sta attorno, sono stanchi e felici come me, che bello.
Riparto talmente carico che se non sto attento faccio un dritto contro il muro in discesa.... pochi km ed ecco il Bosberg. L'ultimo muro lo faccio a tutta anche se il pavé mi disturba, arrivo in cima, guardo ai lati e vedo tutte le facce amiche, Tiziano, Spiedo, lo Zio, Ema, Ghido, Ed , Marcello, Andrea, Martino, Bob, Luke, France, Carletto, Tarantola, Savana, Il Liutaio, Fabio, Mia sorella, Ilaria, Giuffrè, Zanna, Pigi, Ben, Alex, Turbo, Il Biffi, tutti I Lobos e tutti i miei amici e piango di gioia e ho la pelle d' oca... sono felice e ho due pensieri speciali in quel momento, uno per una ragazza speciale.... l' altro per Angelo che avrebbe voluto essere li con me... e un po mi mancava... magari la prossima volta!
Ma non é finita ultimi 10 km, metto il 53 e via a tutta, l' adrenalina scorre di brutto che le gambe girano da sole fino all' arrivo, eccolo!! Ce l' ho fatta mi ripeto, la gioia é grande i pensieri si susseguono assieme ai messaggi che arrivano senza sosta sul telefono... Sono arrivato in fondo al Giro delle Fiandre, che fantastica avventura! Rimango qualche minuto sotto l' arrivo per godermi il momento in santa pace, che bello, che bello mi ripeto. Un Grazie di cuore a tutti gli amici che mi hanno sostenuto e pensato in quei momenti, siete stati la mia marcia in più!!

Mario Donatelli

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