Caduto al Tour il 19 luglio, Vincenzo si ¨¨ operato per gli obiettivi Vuelta e Mondiale: "Preghiamo che la strada si apra davanti. mi sento come se fossi a gennaio"
“Guarir¨°? Questa ¨¨ la domanda che mi faccio sempre perch¨¦ ho ancora nelle orecchie quel tremendo “clack” che ho sentito quando sono caduto”. La sua nuova casa nel bosco, dal terrazzo una meravigliosa vista sul lago di Lugano. Sullo sfondo, guardando a destra, la pista dell’aeroporto. Nonostante le parole e i dubbi, Vincenzo Nibali ¨¨ allegro. I suoi occhi sorridono. Il dottor Emilio Magni, pi¨´ che come un paziente o un atleta, lo guarda e lo cura come un figlio. Michele Pallini, il fisioterapista, non solo lo massaggia. Lo tratta come un fratellino. Del resto Vincenzo gli ha ricavato un piccolo appartamento all’interno della villa per averlo pi¨´ vicino. Emilio e Michele, con Paolo (Slongo, l’allenatore), sono una seconda famiglia per lo Squalo. Lo coccolano, ma anche lo spronano, lo contrastano, ci discutono. Alla fine esce sempre un obiettivo condiviso da raggiungere con idee chiare. E stavolta gli obiettivi sono due: correre la Vuelta che scatta il 25 agosto e puntare a vincere il Mondiale il 30 settembre a Innsbruck. Obiettivo gi¨¤ ambiziosissimo, complicato tremendamente dalla caduta nella 12a tappa del Tour: frattura della 10a vertebra toracica e intervento chirurgico per ridurre i tempi di guarigione.
Vincenzo, come va?
“Bene. Gi¨¤ immediatamente dopo l’operazione ho avvertito sollievo. Al 6¡ã giorno ero un altro, anche se appena sono salito in bici non avevo pi¨´ forza. Mi ha staccato persino mio padre che mi ha chiesto se stavo bene”. Sorride.
La sua prima uscita in bici ¨¨ stata in Sicilia. Giorni particolari
“S¨¬. Era morto mio nonno, che come me si chiamava Vincenzo Nibali, e non avevo voglia di pedalare. Per rispetto del lutto non ho voluto che se ne parlasse in quei giorni. Mio nonno era un uomo di poche parole, ma gli bastava un’occhiata per esprimere le sue emozioni. L’obiettivo da raggiungere, a volte, non ¨¨ la felicit¨¤”.
Adesso ha ricominciato ad allenarsi seriamente.
“Venerd¨¬ il primo vero sforzo. Tre ore con un test per capire i miei valori attuali (un incrementale su 1,5 km in salita partendo da 3,5 watt/kg, con step di 30 watt fino alla soglia). Sono arrivato morto. Ho una condizione come fossi a gennaio. Durante il test nessun fastidio. Per¨°, se sto molto tempo in una posizione fissa, sento un forte fastidio. Fa male. Faccio fatica a ruotare il busto verso destra, ma spero che la situazione migliori. Anche le manipolazioni post-allenamento devono essere blande e indirette”.
In salita, soprattutto su quelle importanti, voi correte tra tifosi scalmanati, molti ubriachi, fanatici, che vi tirano di tutto, compreso i fumogeni. E’ ancora accettabile questo format?
“No. In alcune circostanze ormai il ciclismo ¨¨ diventato un circo. Saranno anche tifosi, ma cos¨¬ non va bene. Il tasso alcolico ¨¨ troppo elevato, la gente pur di apparire in tv fa di tutto. Con la gente in mezzo alla strada, spesso con bandiere, noi pedaliamo alla cieca, senza vedere dove andiamo e pregando il cielo che la strada si apra davanti a noi. Per questa situazione io e la squadra, perch¨¦ il 70% della visibilit¨¤ un team l’ha al Tour, abbiamo pagato pesantemente. Oltre a quello alla salute, economicamente quanto vale il danno subito? Poi, lui non si lamenta mai, ma vi pare giusto che Froome venga preso a schiaffoni mentre fa il suo lavoro? Ne ha preso uno anche un attimo prima della mia caduta. Troppo spesso corriamo in situazioni folli”.
Un tifoso prende e la solleva, la ributta in bici.
“Se ci pensi ¨¨ una follia. Ero immobile a terra con un dolore tremendo. Sarebbe bastato un nulla in pi¨´ e magari ora sarei immobile. Al traguardo non riuscivo neppur a scendere dalla bici. I miei hanno capito subito che la situazione era brutta. Ma il momento peggiore ¨¨ stato quando mi hanno detto che sarei dovuto restare fermo tre mesi per guarire. Mi ¨¨ caduta la mascella, ma ¨¨ partita subito anche l’operazione “guarigione immediata””.
A parole non ¨¨ mai sembrato arrabbiato per quello che le ¨¨ successo.
“Con chi me la devo prendere? Cosa devo fare? Mi d¨¤ fastidio perch¨¦ al Tour non mi ero ancora espresso. Fino a quel momento ero andato a passeggio, non avevo preso rischi. E mancavano ancora le montagne”.
Veniamo alla Vuelta.
“So solo che comincia da Malaga con una crono di 8 km. Non so nemmeno in che condizioni ci arriver¨°. La cosa pi¨´ logica, vista la condizione e pensando al Mondiale, sarebbe interpretarla senza pensare alla classifica, come ventuno classiche. La Vuelta ¨¨ la strada migliore per Innsbruck. Sai che l¨¬ trovi la condizione giusta, che anche non volendo fai il ritmo che ti serve. Altrimenti, anche se ti concentri molto, ¨¨ molto difficile prepararsi al top. Non riesci mai a fare gli stessi sforzi. E ti vengono mille dubbi”.
Per¨° lei ha mai fatto una corsa senza pensare alla classifica?
Sorride ancora. “No”.
Il dottor Magni le ha preparato una dieta speciale per non mettere peso durante l’inattivit¨¤.
“Sostanzialmente dovevo ridurre i carboidrati. Ma Emilio non sa quante granite mi sono mangiato in Sicilia (Vincenzo ride, il medico ¨¨ l¨¬ che ascolta, ndr). Eppure il peso va bene. E’ quello del Tour”.
Alla Vuelta ci sar¨¤ il suo ex compagno Fabio Aru. Come lo vede?
“Non lo vedo proprio. Non so come stia. Ci siamo incrociati pochi minuti un giorno prima del Tour”.
A proposito di Mondiale: Gianni Moscon non potr¨¤ correre per squalifica fino al 12 settembre.
“Lui ¨¨ giovane, ha grinta. E corre per Sky. Si allena bene”.
Ha visto il percorso di Tokyo 2020?
“Bellissimo. Come una classica durissima. Forse la fortuna mi ha voluto dare una carta di riserva dopo Rio”.
La sua Bahrain-Merida ha messo a segno bei colpi per il 2019.
“Senza dubbio, e ne sono molto felice. Teuns ¨¨ un giovane interessante, Dennis un corridore molto forte. Poi sono felicissimo che sia arrivato Damiano (Caruso, ndr): pu¨° dare tantissimo. Anche Sieberg e Bauhaus sono interessanti, ma loro faranno un’altra attivit¨¤. Sono del gruppo velocisti. Magari per la salita servirebbe un altro bell’acquisto”.
Claudio Ghisalberti
© RIPRODUZIONE RISERVATA