Quel numero è lì e non è che ce ne sia troppo da vantarsi. Quel numero è il sette: le vittorie (nessuna nel circuito World Tour) della Lampre nel 2012. Solo la francese Ag2r (4) ha fatto peggio tra le squadre di prima fascia. E in casa Lampre il bilancio è "appesantito" ancor di più dal confronto con il 2011, stagione da 29 successi (compreso il Giro d’Italia vinto a tavolino da Michele Scarponi). Al team manager Giuseppe Saronni non può star bene: il 20° anno di presenza nel marchio Lampre nel ciclismo — il 2013 — dovrà necessariamente avere un’altra faccia.

Saronni, come mai una stagione così negativa?
"Siamo mancati nei risultati, ma non solo. Se per esempio Ulissi perde la Milano-Torino da Contador, ci può stare. Il problema è che spesso si è perso senza essere protagonisti. La condizione generale non è stata all’altezza".

A Cunego e Petacchi è stata rinnovata la fiducia nonostante vengano da una stagione-no.
"Petacchi mi ha convinto a dargli un’altra possibilità. A 39 anni non mi aspetto che vada forte come a 29, ma lui è sicuro di poter fare meglio del 2012. Cunego nella prima parte dell’anno è stato anche sfortunato, come all’Amstel e alla Freccia. Nella seconda metà, non mi è piaciuto. Deve dire la sua nelle classiche, nelle tappe dei grandi giri, e nelle corse tipo Giro di Svizzera che nel 2011 aveva sfiorato".

Scarponi è nella bufera per la frequentazione con Ferrari. Era precedente al suo passaggio in Lampre, ma non trova che uno come lui, già squalificato per l’Operacion Puerto, a uno discusso come il medico ferrarese non dovesse, diciamo così, neppure avvicinarsi?
"Sì, è così. Per noi è un danno, perché ci troviamo indirettamente a dover rispondere di una situazione che non ci riguarda e che ignoravamo. In base al nostro regolamento, Michele è sospeso, vedremo come si evolverà il caso".

Diego Ulissi, toscano, una delle punte della nuova Lampre. Bettini

Il capitolo-giovani invece dà delle buone speranze per il futuro, non trova?
"Sì. A cominciare da Ulissi, da cui mi aspetto un ulteriore salto di qualità. Ma penso anche al colombiano Anacona, che alla Vuelta spesso è stato all’altezza dei migliori in salita. Oppure a due "azzurri" come Cattaneo e Wackermann. E a un acquisto come Elia Favilli. In questo senso ci ha spronato lo sponsor, Emanuele Galbusera, dicendoci che abbiamo il dovere di trovare giovani forti e di farli crescere nel migliore dei modi".

A proposito di arrivi, il nome grosso è quello di Filippo Pozzato. E dire che tra di voi gli attriti non erano mancati...
"Abbiamo discusso qualche volta di tattiche in corsa, e io resto convinto di avere ragione. Ma ben vengano questi confronti. Pozzato ci permetterà di essere molto competitivi al Nord. E’ un atleta di classe, un cavallo di razza".

Ci saranno delle novità nella struttura della squadra?
"Sì. Posso anticipare che ci avvarremo della professionalità di Angelo Zomegnan (ex direttore del Giro, ndr). Sarà un nostro "senior advisor" per marketing, supervisione della comunicazione, relazioni, posizionamento della società su scala mondiale".

Un’altra novità importante è l’accordo con le bici Merida, il secondo sponsor del team. E’ il preludio a una maggiore internazionalizzazione della squadra, che tra l’altro a gennaio correrà per la prima volta in Africa, nella Tropicale Amissa Bongo?
"E’ tutto il ciclismo ad essere più globale. Ma la nostra impronta rimarrà italiana, su questi siamo tutti d’accordo. Così come siamo d’accordo sul fatto che un’altra stagione così non si deve ripetere. Dobbiamo tornare ai vertici e abbiamo tutto per riuscirci".