SABATO 12 FEBBRAIO Finalmente è finita; fino a lunedì non si pensa al lavoro: famiglia e bici (non necessariamente nell’ordine). E’ già mezzogiorno; all’una mi aspetta Massimo per un’uscita di 2.30-3.00 ore. Era anche lui con noi e MICHELE Bartoli sabato mattina a Montecarlo ma il brutto incidente che ha avuto a settembre e la conseguente attuale precaria condizione non gli hanno permesso di restare attaccato al gruppo. Perché, va detto, già sulla prima salita verso Gragnano e poi San Gennaro i “magrolini” davanti tiravano veramente forte e a restare attaccati si faceva una gran fatica. Una corsa dal mio amico Luca Franceschi a comprare il borsone per portare la bici in aereo e via a casa a cambiarsi.
E’ l’una si parte! Il sole di sabato scorso ha lasciato il posto ad una pioggia fine, fredda e leggera: tempo da Fiandre. Io lo conosco bene mia moglie è fiamminga, di Sint Niklaas, da dove fino a pochi anni fa partiva la Ronde Van Vlaaderen, poi la potenza del denaro l’ha fatta spostare nella più ricca e conosciuta Bruges, Brugge per i fiamminghi. Mi sono pesato e i 16 chili che ho perso in questi mesi, in una settimana sono diventati 17,5. Troppo 1.5 kg in una settimana, anche se giustificato dall’allenamentone con MICHELE e i 105 km del giorno dopo, per non risentirne. Mezzora di pianura per riscaldarsi e poi la salita di Balbano, poco meno di 2 Km con pendenze del 3-4%.
Da venerdì ho nella testa Leone e suo test al centro Mapei, mi è dispiaciuto sentirlo così giù. Eravamo insieme con Matteo di Firenze e Paolo di Cesena, sabato in fondo al gruppo, a sudare sulla salita di Ciapino, noi, quelli che amano la pianura e che sudano anzi “schiumano” (come dice Matteo) sulle salite ma che in cima ci arrivano: sempre! Ci siamo parlati e l’ho guardato negli occhi mentre pigiava sui pedali, faceva una gran fatica, come del resto la facevamo anche noi ma sono sicuro: Leone non è uno che molla e al Fiandre ce lo farà vedere. Anche Massimo ha un gran cuore ma come detto gli manca la condizione, di solito, nonostante il mio peso, in salita lo stacco ma oggi no. Le gambe non girano sono pesanti, nemmeno l’uscita che mi sono concesso a metà settimana, poco più di 1 ora 40 per 54 km, mi hanno tirato via le fatiche del fine settimana scorsa, così a 200 metri dalla fine della salita mi giro e lui è ancora lì a 10 metri, suda, lavora di spalle, tira sul manubrio ma non si stacca. Poi giù, sulla sponda del Lago di Massaciuccoli e poi fino a Camaiore una ventina di km di pianura a ritmo regolare, mangio qualcosa, una barretta, forse sarà per quello che non vado, mi manca la “benzina”?
Da Camaiore per tornare a Lucca, a casa, c’è una sola strada la SP 1 e in mezzo il Montemagno; 4,5 km di salita con pendenze del 3-5%. Una “bischerata” di salita è vero ma se la vuoi tirare “a tutta”, come tutte le salite, cavalcavia compresi, diventa impegnativa. Massimo sta davanti e anche se la strada sale leggermente tiene i 28/29. Mi è rimasta una pasticca di Enervit e la tiro giù quando manca un kilometro alla curva che segna per i “puristi” l’inizio della salita (3,5 km), salita che per quelli normali è già iniziata da quasi 1 km. Massimo mi dice di non aspettarlo e di andare su del mio passo ma gli rispondo che oggi non è cosa. Montemagno l’ho fatto la prima volta, agli inizi dicembre, in 10’20”, a metà gennaio, in gruppo, per non sfigurare troppo, l’ho tirato a tutta in 9’05” (i cicloamatori veri lo fanno in poco più di 7’), oggi non so se provo o sto con Massimo.
Enrico, era anche lui sabato con noi e MICHELE, ed il suo “aggeggio” che misura i Watt sviluppati mi dice che sono un mistero: in pianura sviluppo anche fino a 350 watt poi in salita raramente riesco a superare i 250 e mi ha spiegato che i watt sono watt è potenza, forza già depurata dal peso. Lui è ingegnere e agli ingegneri sulla fisica bisogna credergli! Mi ha detto: prova pedalare “rotondo”, non devi solo spingere, devi anche tirare, applicare la forza sui pedali con costanza senza soluzioni di continuità, sarà….. E intanto è arrivata la curva a destra; inizia la salita, giro il ciclocomputer da km/h a tempo/distanza. Leggo che è già passata 1 ora, 50’ 45” e abbiamo fatto 54 km. Massimo è davanti. Non so perché ma lo sorpasso e inizio a tirare; vado su stranamente bene, le gambe girano e nella testa mi ripeto “pedala rotondo, pedala rotondo”, non ho il riferimento della velocità (di solito vado su ai 16-17) solo il tempo e la distanza. Il primo km viene via bene battiti sopra soglia (168) ma costanti, al secondo la fatica cresce e anche i battiti siamo a già a 170, mi sforzo di pedalare rotondo e di non pensare alla fatica. Siamo al tornantone a destra che mi dice che sta per iniziare l’ultimo km! Mancano due curve un tornante un'altra curva e la parte più dura: il pezzo dritto che sta lì e ti guarda, 500 metri che sembra non finiscano mai. Il fiato comincia a mancare davvero e i battiti sono saliti a 175. Mi attacco al manubrio e tiro, “pedala rotondo” mi accompagna anzi mi assilla ancora quando vedo la fontana: ultimi 100 metri tutti in apnea (almeno mi pare di ricordarmi). Arrivato in cima; guardo il tempo 1 ora 59’ e 25”. Non riesco a capire, a calcolare il tempo, manca un po’ d’ossigeno anche al cervello, poi capisco 8’ e 40”! Quaranta secondi meglio del mio meglio!
L’allenamentone ed i consigli stanno dando i loro frutti. Ora giù per la discesa ed il lungo falsopiano che porta a Lucca, poco più di 20 km, lungo il torrente Freddana dove quelli pesanti come me e i passisti come si è dichiarato Paolo di Cesena danno il loro meglio; sempre tra i 38 e i 40 con pulsazioni oggi stranamente basse (145-148). Massimo sta li dietro e non molla poi vedo delle bandiere e capisco il perché delle pulsazioni basse, abbiamo il vento a favore, ogni tanto un aiutino non fa male! Mentre sto giù e spingo, anzi “rotondo” sui pedali mi viene in mente di portare Massimo a fare il muretto di Monte San Quirico, quello che abbiamo salito sabato con MICHELE, Leone e gli altri amici, 400 metri con fondo di pietre lisce e pendenze nella parte finale superiori al 15%. Glielo dico, lui mi maledice ma so che lo farà. Arrivati! Svolta a destra e su, i primi due tornanti vanno in archivio senza colpo ferire, lo sento che “bofonchia” dietro a me ma è un brontolare con evidente sottofondo di felicità. Inizia la rampa dritta, 150 mt al 15%, le pietre non sono quelle né del Koppenberg né quelle del Geraadsbergen ma si fa fatica lo stesso, arrivo sul piazzale della chiesa, i bimbi del catechismo sono lì che giocano a pallone (passano gli anni… lo facevo anch’io 35 anni fa), mi giro, Massimo e lì a 30 mt che tira di manubrio suda e spinge. Fatto anche per lui! Lo guardo ha un gran sorriso una faccia stanca ma soddisfatta. E ora a casa, Lucca è lì sotto con le sue Mura, l’arborato cerchio come lo definiva D’Annunzio, che ci aspetta assieme ad una bella doccia calda. Ci guardiamo e mi dice: “quest’anno non ce la faccio a venire al “Fiandre” ma guarda che l’anno prossimo sarò io che ti porto alla Parigi-Roubaix”. Due ore e mezza, 75 km e domani si vedrà. Grazie Leone, grazie MICHELE (le maiuscole sono d’obbligo), grazie alla bicicletta per le sensazioni che fa provare!
Marco Matteoni