Ciclismo
CICLISMO
Ciclismo, Bettiol: "Nel 2017 ero in sedia a rotelle, ringrazio la core stability"
Quando abbiamo chiesto ad Alberto Bettiol se praticasse qualche sport fuori stagione, ¨¨ venuto fuori un retroscena inedito: “Purtroppo ho avuto un problema abbastanza serio alla schiena, che ¨¨ esploso a fine 2017. Dopo il circuito di Saitama, in Giappone, ero in sedia a rotelle. Non camminavo pi¨´. E’ una cosa che pochissime persone sanno. Ho un problema alla colonna vertebrale, in zona sacrale. In pratica, ho poco sviluppati i muscoli che stabilizzano il bacino, e questo si “torceva”. Mi era stata diagnosticata una sacroileite. Abbiamo dovuto anche chiamare l’Alitalia per predisporre un volo di rientro ad hoc. Abbiamo trovato la chiave per guarire con esercizi specifici che di base sono di “core stability”. La squadra mi ha messo a disposizione degli specialisti e all’incontro a Manchester io ho portato anche il mio fisioterapista per studiare un piano di recupero”.
L’allenatore di Alberto ¨¨ Leonardo Piepoli. “Mi segue dal 2016. Gli allenamenti variano a seconda del momento della stagione. Se ¨¨ una fase in cui non ci sono gare e faccio altura, mi alleno anche un giorno s¨¬ e uno no. Mi piace cos¨¬. Un giorno ad alta intensit¨¤ e grande volume, molto forte, e uno me lo prendo proprio di riposo. Diciamo che non c’¨¨ un piano a lunga scadenza. Tra noi per gioco diciamo che Leonardo ¨¨ uno ‘stalker’. Non fa mai un programma che supera i tre giorni, perch¨¦ se ti svegli alla mattina che ti senti stanco magari non puoi fare le ore che hai in programma. Si cambia?. E all’osservazione secondo la quale non tutti i corridori si troverebbero bene con un tecnico cos¨¬ ?presente?, il toscano risponde cos¨¬: ?Io invece ne ho bisogno. A volte non lo sopporto neanch’io, per¨° ne ho bisogno. Anche la mia ragazza non dico che sia gelosa, ma quasi. Per valutare il mio stato di salute, io e Leo andiamo a sensazioni per¨° la squadra ci ha fornito di un “anello”. Prima di andare a dormire, lo infilo al dito per rilevare tutti i parametri vitali. Poi, tramite un’app, i dati si sincronizzano sul mio telefono e su quello dello staff medico del team. Loro cos¨¬ mi monitorano 365 giorni all’anno”.
Anche i numeri fanno risaltare l’impresa. Non capitava da quasi 8 anni che la prima vittoria di un corridore fosse un Monumento: successe a Zaugg al Lombardia 2011. E un atleta cos¨¬ giovane non trionfava nella “Ronde” da Boonen nel 2005, quando il belga non aveva ancora 25 anni. Pensare che avevano chiesto alla vigilia a Wouter Vandenhaute, il patron del Fiandre, cosa avrebbe pensato se a vincere fosse stato un outsider come Langeveld o Bettiol. Risposta: “Non vinceranno mai”.
Ciro Scognamiglio-Claudio Ghisalberti
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