Ivan Basso è tornato a Cassano Magnago. Ansa

Strana questa partenza della 15a tappa della Vuelta senza Ivan Basso che invece di essere qui con il 71 sulla schiena è già a Cassano Magnago. Strana perché fino a venerdì il varesino aveva evidenziato una grandissima condizione, tanto da fare pensare che uno dei gradini del podio di Madrid sarebbe stato suo. Invece ieri il cedimento repentino lungo la discesa del Port de Envalira. Ipotermia, ha sentenziato il dottor Emilio Magni. Eppure Basso era ben coperto, aveva mangiato. Certo si sono ritirati anche altri corridori per le stesse cause (Kreuziger, Luisle Sanchez, Zubeldia), ma questi atleti già non erano in grandi condizioni, al contrario di Ivan. Pioveva e faceva freddo. Giornata durissima, ma non impossibile basti dire che Ratto, il vincitore, in salita era in maniche corte. Strano vedere Basso salire in macchina quando non lo ha fatto neppure in giornate nerissime come quelle sulle Alpi al Giro 2005. Fatto sta che questo stop, a 36 anni e dopo una stagione nerissima, mette un grosso punto interrogativo sul prosieguo della carriera di Basso.

A destra Vincenzo Nibali, leader della corsa. Bettini

tappa tremenda — Intanto nuvole nere minacciano il gruppo che con Vincenzo Nibali leader si è messo in moto in direzione del Peyragudes, Pirenei francesi. Una tappa che si annuncia tremenda (8° gradi e nebbia al via) con 225 km di corsa, più 22 di trasferimento, con 4 gpm di 1a categoria per un totale di quasi 5.500 metri di dislivello. Si comincia con il Puerto del Cantò (24,4 km al 4,2%), poi la Bonaigua (20 km al 5,5%), il Bales (19,2 km al 6,2%) per finire sul Peyrgudes, ovvero 16,7 km al 4,7%. Se sul Bales menano viene fuori uno sparpaglio, anche perché i corridori hanno nelle gambe la frazione di ieri.

Nebbia sulla cima de La bonaigua.

allarme meteo — E se piovesse? Sarebbero guai, infatti Eusebio Unzue, team manager della Movistar di Valverde, al raduno di partenza si stava organizzando con tutte le altre squadre per avere i 22 bus dietro la corsa e non lungo il percorso alternativo. Sì, perché le previsioni meteo indicano un peggioramento della situazione. Può succedere di tutto, ma è difficile che gli organizzatori anche in caso di condizioni estreme alzino il piede dall’acceleratore di una Vuelta esageratamente, e inutilmente, dura. Eh sì, perché aumentando tutti i giorni le difficoltà sfinisci i corridori, gli togli le possibilità di scattare, di cambiare ritmo, di inventarsi un’azione, di infiammare la corsa. E lo spettacolo ne soffre.