Vuelta, nona tappa, da Antequera a Valdepenas de Jaén, 163,7 km: lo spagnolo Dani Moreno conquista tappa e maglia. All’arrivo, secondo Alejandro Valverde e terzo “Purito” Rodriguez a 4”, con Rinaldo Nocentini, sesto a 9”, primo degli italiani. In classifica, secondo Nicolas Roche a 1” e terzo Vincenzo Nibali a 20”.

LA CRONACA DELLA TAPPA

RINALDO IN CAMPO — Quando la strada diventa un muro, Rinaldo č in campo. Quando il finale č una pugnalata, Rinaldo č in campo. Quando ci sono mille metri verticali da pedalare in apnea, Rinaldo č in campo. Sarebbe in campo anche se ci fosse da salire le scale dell’Empire State Building, o se ci fosse da arrampicarsi su una sequoia nello Yosemite Park. Rinaldo Nocentini. “Noce”. Capelli biondi, occhi azzurri. Tatuaggi. Segno particolare: sorridente. Sorridente alla vita, alle bici, anche ai muri. Una vita di corsa: ha cominciato a correre da bambino, e non ha ancora smesso di correre dietro non solo agli spagnoli e ai colombiani, ma anche ai sogni e ai desideri. E’ salito sui podi mondiali prima fra gli juniores e poi fra gli Under 23, ha indossato la maglia azzurra fra i grandi e poi quella gialla del Tour de France, e oggi era lā davanti. Sesto. Quasi una vittoria. Il segreto di “Noce” sta nel sorriso. Non ha smesso di sorridere neanche quando precipitō in un burrone e ne riemerse con una gamba devastata: tibia, perone, malleolo e astragalo fratturati. Un caso di traumatologia ortopedica da lezione universitaria. Cento giorni di calvario, poi di nuovo in bici. In fondo, non era stato che un altro muro da scalare. Pių duro di quello belga di Huy, pių duro di questo spagnolo con un nome che č tutto un programma: Valdepenas. “Noce” ha 36 anni. Quasi. Li compirā mercoledė 25 settembre. Quattro giorni dopo, domenica 29, si correrā il Mondiale. Nella sua Toscana. Ci starebbe bene, anche lā, il suo sorriso.

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