Al Qaeda, minacce di morte, ripicche, allenamenti forzati. C'è di tutto e di più nell'agonia degli ultimi giorni di Gareth Bale al Tottenham.

Gareth Bale, gallese del Tottenham. Epa

al qaeda — Prima puntata, ieri si sparge la voce che nel suo blog, Ahmed Al Dossari capo della cellula San'a nello Yemen, avrebbe definito il presidente degli Spurs Daniel Levy un "mercante senza scrupoli. Un ebreo che sarà punito per la sua avidità"... Quindi, allarme terrorismo.

allenamento e minacce — Ma non basta perchè se oggi il gallese ormai ad un passo dal Real, domani è previsto il "sì" definitivo per circa 120 milioni di euro, è tornato ad allenarsi coi compagni del Tottenham - solo per evitare la multa promessa/minacciata dal club qualora non si fosse presentato - è uscita la notizia (fonte Daily Star) che domenica scorsa al centro di allenamento degli Spurs, a Enfield-Middlesex, sarebbe arrivata una telefonata all'ora del thè in cui sono state fatte minacce di morte nei confronti del calciatore, che comunque non era presente. La cosa - a quanto pare - è stata presa sul serio, al punto che sono state rinforzate le misure di sicurezza attorno alla squadra. La sensazione è che prima finisce questa storia (col trasferimento di Bale in Spagna) meglio è per tutti.

gli spurs gettano la spugna — E il Tottenham molla la presa: "Noi vorremmo che Bale restasse qui; ma se lui insiste per andare via noi non possiamo costringerlo a giocare con noi - dice alla stampa britannica Keith Mills, dirigente del Tottenham -. Quando un giocatore è fortemente intenzionato a cambiare aria è molto difficile convincerlo a rimanere. Lo abbiamo visto anche in altri club. Anche se lui ha un contratto, non è pensabile forzarlo e obbligarlo a restare a Londra".