Esoneri, risse e incubo D, paradosso Triestina: ultima in classifica, ma gli "americani" ci credono

Anche se non in maniera indolore – tre giornate a testa di squalifica – almeno il caso che ha visto protagonista Pep Clotet e Raimonds Krollis è rientrato. Quando tornerà dagli impegni con la Nazionale lettone di Paolo Nicolato, l’attaccante di proprietà dello Spezia potrà sentirsi ancora un giocatore della Triestina (l’allenatore catalano ha fatto un passo indietro rispetto a quel “non vedrà più il campo” del momento di massima tensione). Bene così, perché onestamente dalle parti del Nereo Rocco non si sentiva il bisogno di altre criticità irrisolte. In questo momento la Triestina è la nobile decaduta per eccellenza della Serie C, inchiodata all’ultimo posto del girone A con appena sei punti. I valori tecnici della rosa sono tali da considerare possibile la rimonta, ma chiaramente non si può più sbagliare.?

troppi stranieri

A partire dalla necessità di rendere al più presto il gruppo di Clotet adatto a combattere nella categoria. Il direttore generale statunitense Alex Menta ama pescare sui mercati esteri sin dai tempi di Venezia, quando ha firmato i colpi Pohjanpalo e Busio ma ha pure portato in Laguna diversi stranieri che (eufemismo) non hanno lasciato il segno. La sua politica non è cambiata anche a Trieste, accentuata nell’ultima estate dalla costruzione di una rosa italiana solo per metà, con la scommessa di affidare la panchina a un allenatore come Michele Santoni reduce dalla seconda serie olandese (e perfettamente in grado di gestire le diverse lingue nello spogliatoio). Non è andata bene, considerando l’esonero arrivato a fine settembre dopo cinque sconfitte consecutive. C’è stato l'interregno del tecnico della Primavera Geppino Marino, poi la scelta di Clotet che l’Italia la conosce bene, ma forse con la Serie C un po’ di pratica deve farla (in quattro partite il bottino è stato di soli due punti). Dall’allenatore catalano – chiamato comunque a cambiare subito marcia, altrimenti i problemi diventeranno irrimediabili - è arrivato l’input a rinforzare la squadra a gennaio con almeno tre giocatori collaudati per la categoria, nella speranza che gli stranieri – trascinati dal nucleo forte degli italiani (tra gli altri, gente di spessore come Bianconi, D’Urso, Germano e Olivieri) - prendano sempre più confidenza col nostro calcio. Serve come il pane un attaccante, perché i 27 gol totali di Lescano e Redan persi sul mercato estivo non sono stati rimpiazzati adeguatamente.

proprietà usa

Il paradosso è che fuori dal campo le cose funzionano, come è già accaduto altrove con proprietà straniere che faticano a connettere l’efficienza aziendale con i risultati. Il presidente è Ben Rosenzweig, rappresentante del fondo Lbk Capital con sede ad Atlanta. Si è visto approvare i piani preliminari per la costruzione di un nuovo centro sportivo a Muggia, sta lavorando per ottenere una concessione a lungo termine per il Nereo Rocco e investe sul settore giovanile e su quello femminile. L’unica pecca gestionale – che rischia di risultare rilevante, col senno di poi – è stata sanzionata con un punto di penalizzazione, quando non è stata presentata in tempo utile la fideiussione integrativa sul monte ingaggi (un po’ come avvenuto a Catania, caso in analogia per il ritardo dovuto al coinvolgimento di banche straniere). Nell’estate del 2023, preso il club dopo l’avventurosa salvezza ai playout contro il Sangiuliano City, Lbk Capital ereditò debiti per circa nove milioni di euro man mano smaltiti per riportare i conti in ordine. Il biglietto da visita è stato di primo piano anche sul fronte tecnico, con la panchina affidata al maestro di promozioni Attilio Tesser. Un matrimonio però non andato a buon fine, con l’esonero nel mese di febbraio e un mercato invernale in cui sono partiti giocatori come Adorante e Finotto, diventati determinanti rispettivamente per le promozioni di Juve Stabia e Carrarese. Qualcosa, chiaramente, non ha funzionato. Complici anche problematiche esterne come il dover giocare spesso in esilio a Fontanafredda per i guai al prato del Rocco, utilizzato per concerti non organizzati dal club. Questo è il recente passato. Il presente però diventa priorità, perché retrocedere di nuovo tra i dilettanti (incubo messo alle spalle nel 2017) sarebbe un doppio, serissimo guaio sportivo e gestionale difficilmente sostenibile. Per la città di Trieste e per gli americani.