UDINE, 4 luglio 2011 - Sanchez al momento è “solo” un nome capace di tenere in scacco i dirigenti del club campione d’Europa, incerti se scucire o meno i 50 milioni di euro richiesti da Pozzo, mentre Inler è impegnato nel rush finale di una trattativa da lungometraggio cinematografico con lo specialista della pellicola Aurelio De Laurentiis, lontano dal Friuli dove oggi l’Udinese ha ufficialmente cominciato la stagione 2011/2012, quella col preliminare di Champions in ballo nella seconda metà di agosto. Mancano anche Armero, Isla e Zapata, impegnati nella Copa Amèrica, e i riscattati D’Agostino, Candreva e Floro Flores non sono nemmeno stati chiamati perché destinati ad altre piazze. Insomma, a una prima impressione non sembra che l’Udinese appena radunatasi sia la quarta forza del campionato che cercherà di dare all’Italia la quarta squadra in Champions.

volti ignoti — Ci sono invece i volti dei “soliti” ignoti, dei vari Abdoul Sissoko, Doubai, Danilo e Fabbrini, giovani di belle speranze al momento più o meno sconosciuti, ma ambiziosi e coscienti di essere capitati nel posto giusto per lanciarsi nel grande calcio, contribuendo a far sì che l’Udinese possa restarci. E in fondo è proprio questa l’immagine che meglio rappresenta la società bianconera, che oggi ha deciso di presentarsi portando in conferenza stampa gli ultimi arrivati, fedele al “credo” che gli ultimi saranno i primi. I primi a darci dentro nel pre-ritiro che per tutta la settimana in corso vedrà 21 bianconeri affrontare i test atletici agli ordini dello staff tecnico, e magari anche i primi a sgomitare ad Arta Terme, sede del ritiro che porterà l’Udinese in alta montagna da domenica 10 al 30 luglio, dove “mastro” Guidolin sceglierà bene su chi puntare per cercare l’ingresso in Champions. Perché l’Udinese sa bene come rinnovarsi e solitamente trae linfa proprio dalla forza dei giovani vogliosi di imporsi e di arrivare costringendo chi c’è già a dare il massimo in allenamento per farsi scegliere. E questa competitività in seno al gruppo è un piccolo grande fattore che garantisce sempre il rendimento di base, tanto che per averne conferma basta ascoltare poche parole degli ultimi arrivati.

le voci — “Mio fratello Momo mi ha detto che l’Udinese è tra i club migliori d’Italia”, afferma Abdoul Sissoko, centrocampista mancino francese, classe 1990, che ha in Essien il modello ideale. “Inler e io? No, abbiamo caratteristiche differenti ma so giocare sia davanti alla difesa sia in posizione centrale in mezzo al campo”, spiega Thierry Doubai, fisicone d’ebano che la società bianconera ha prelevato dallo Young Boys dopo averlo seguito attentamente. Danilo Larangeria invece è più esperto (classe ’84), arriva dal Palmeiras e assicura “Posso giocare sia a tre che a quattro in difesa”, giusto per preannunciare che semmai Zapata dovesse partire ci penserebbe lui. Il tutto, mentre Diego Fabbrini avverte il peso dell’eredità della casa madre Empoli, dove è cresciuto un certo Di Natale. “Mi accontenterei di fare la metà di quanto fatto da Totò”, afferma il talento della Under 21. Tutti con le idee chiare, dunque, come la società che dimostra di non perdere la bussola anche quando la grande Europa è a portata e sembra così grande per una provinciale come l’Udinese.