Rudi Garcia, tecnico della Roma. Ansa

Quattro mesi fa, il 26 maggio, i tifosi della Roma aspettarono il pullman della squadra a Trigoria con i sassi in mano, dopo aver perso derby e Coppa Italia. Il 26 settembre c’è un centinaio di persone che si è diretto a Fiumicino per attendere il rientro del charter da Genova, all’una di notte. A bordo di quell’aereo, una squadra da record (mai i giallorossi avevano iniziato il campionato con cinque vittorie) e un allenatore, Rudi Garcia, che è già un idolo, ma che nelle gerarchie estive veniva dietro Allegri, Mazzarri e un altro paio di tecnici.

SECONDI TEMPI — E' un idolo perché la Roma vince, ma anche perché il suo calcio sfianca gli avversari: dodici gol in cinque partite, tutti nei secondi tempi, nove marcatori diversi (dieci se si aggiunge anche Maicon, che propiziò l’autogol di Cacciatore in Roma-Verona). Non può essere un caso: la squadra è brillante (i soli nove giorni di ritiro provocarono polemiche, neppure Garcia gradì), studia la preda, poi la azzanna. Grazie anche all’aiuto dall’alto: le “spie” si chiamano Frederic Bompard – unico, assieme a Claude Fichaux, arrivato dalla Francia, il resto dello staff è italiano – e Simone Beccaccioli, già tattico di Andreazzoli. I due (o anche uno solo) vedono il primo tempo in tribuna, poi raggiungono Garcia negli spogliatoi e studiano le mosse. Finora, tutte vincenti. A Livorno, Rudi fu “beccato” mentre parlava al cellulare con i suoi collaboratori: ieri, una volta espulso per proteste, è salito in tribuna e ha fatto lo stesso con la radiolina. Ma il risultato non è cambiato.

SFIDE VINTE — Era arrivato trovando una rosa piena di spine, le sta togliendo una per una. La difesa, innanzitutto, battuta 56 volte lo scorso anno: Garcia ha fatto a malapena in tempo a conoscere Marquinhos, ma con Castan e, soprattutto, Benatia, ha formato una coppia di ferro, con alle spalle un portiere come De Sanctis che in 450’ ha incassato un solo gol. Poi De Rossi: con un altro allenatore, ora non sarebbe a Roma. Garcia, invece, ha toccato le corde giuste, e De Rossi è tornato De Rossi.

SCELTE — Sua è stata l'ultima parola sul mercato: la Roma si è trovata costretta a cedere uno tra Pjanic e Lamela, Garcia ha messo il veto sul bosniaco e l’argentino è partito. In precedenza aveva chiesto Gervinho, con lui ai tempi d'oro del Lilla: l’ivoriano si sta rivelando risorsa preziosa e a Genova si è pure sbloccato. Infine Borriello: sembrava un ex romanista, Garcia lo ha fatto risentire importante. E non manca neppure la fortuna: la scelta di Marquinho contro la Samp non si è dimostrata azzeccata, ma la Roma ha vinto e tutto si dimentica.

COMUNICATORE — Ma Garcia ha conquistato tutti anche per i suoi modi di fare. Tutte le decisioni passano per la sua scrivania: vuole meno gente possibile con gli occhi sul campo di allenamento, ha più volte chiesto rinforzi di steward attorno a Trigoria per tenere lontani i curiosi. Ha preteso che tutti gli stranieri imparino l’italiano, lui stesso ogni giorno si mette sotto con Claudio Segagni, il traduttore che ormai nelle conferenze stampa (che Garcia, quando può, chiede di organizzare due giorni prima delle gare e non alla vigilia) quasi non serve più. Già, perché Garcia si presenta già sapendo cosa dover dire, ed è più volte capitato che le sue parole diventino slogan alla Mourinho, compreso il passo falso commesso in ritiro: "Chi contesta non è romanista, al massimo è della Lazio".

COMPILATION — Sabato si è preso il rischio di dire che “un derby non si gioca, ma si vince”. Dopo averlo vinto, si è sentito “un tifoso romanista” e ha detto di “aver riportato la chiesa al centro del villaggio”. Martedì, aveva detto che “l’appetito vien mangiando”, nessuno a Marassi si è dimostrato sazio; ha negato di sapere della scazzottata Delio Rossi-Ljajic e fatto intuire che non ci sarebbe stato turnover, salvo poi tenere fuori Totti e Florenzi. L’ultima, ieri sera: “Il record? Spero di entrare nella storia, ma a fine stagione”. I tifosi, nel giorno dell'Open Day, lo avevano accolto con uno striscione: "Non saper rimediare a una sconfitta è peggiore della sconfitta stessa". Il sergente Garcia è diventato soldato, e sta eseguendo.