“A volte si toccano azioni con risultati francamente ridicoli, come un recente episodio che ricorda quello della Fontana di Trevi di Totò”. È il concetto che si sostiene ormai da qualche settimana nei bar di Roma, nelle radio e sui social network, riferendosi al contratto preliminare che avrebbe dovuto portare nel club giallorosso lo sceicco-due-camere-e-cucina-vicino-Perugia Adnan Adel Aref al Qaddumi al Shtewi. Solo che stavolta lo ha detto Giuseppe Vegas, il presidente della Consob, per esteso Commissione Nazionale per le Società e la Borsa, ovvero l'ente che dovrà capire – insieme alla Procura di Roma, che ha aperto un fascicolo al riguardo– se tutta l'operazione era finalizzata solamente a un aumento di prezzo delle azioni del club.

Francesco Totti è nato il 27 settembre 1976. Ansa

aggiotaggio — In una parola, aggiotaggio, articolo 501 del Codice Penale: “Chiunque, al fine di turbare il mercato interno dei valori o delle merci, pubblica o altrimenti divulga notizie false, esagerate o tendenziose o adopera altri artifizi atti a cagionare un aumento o una diminuzione del prezzo delle merci, ovvero dei valori ammessi nelle liste di borsa o negoziabili nel pubblico mercato, è punito con la reclusione fino a tre anni...”. Il reato per cui Vinicio Fioranelli patteggiò un anno e otto mesi, per il tentativo di scalata dell'aprile del 2009, insieme – almeno a suo dire – all'imprenditore Volker Flick, erede di una delle dinastie industriali più importanti della Germania, facoltosa quanto discussa, tra le forniture di armi al Terzo Reich e il controllo del pacchetto di maggioranza della Mercedes Benz. I tifosi sognarono, ancor di più chi approfittò dell'intervento della strana coppia per vendere le azioni: erano salite del 124% da aprile a luglio del 2009.

proprietà gelata — C'era ancora Rosella Sensi al timone ai tempi del bluff Fioranelli-Flick, c'era perché un anno prima era saltato il sogno di ogni tifoso, la cessione al fondo d'investimento di George Soros, uno in grado, con le sue speculazioni valutarie, di mettere in ginocchio l'intero Sud Est Asiatico, o di far uscire la sterlina dal Sistema Monetario Europeo. Uno che in pratica poteva comprarsi pure Berlusconi: Rosella Sensi provò a metterlo nel sacco, lui la prese quasi come una cosa personale, e non ne volle più sapere. Mesi di trattative, coinvolgendo una banca d'affari americana (la Inner Circle Sport) e un noto studio legale, qualcosa come 80.000 mail, tutte finite al vaglio della Consob, per arrivare a fissare una valutazione di 283 milioni di euro. Poi, al momento di chiudere, la dirigenza giallorossa fece sapere che c'era un arabo – che non viveva alla periferia di Perugia e non era amico di Michele Padovano – disposto a pagarne 420, sperando che Soros rispondesse: va bene, rilancio e pareggio l'offerta. Va bene, vendetela a lui, replicò il magnate ungherese con passaporto statunitense, gelando una proprietà che sperava di ripianare i conti della holding di famiglia Italpetroli, a prescindere dal valore di una Roma piena di debiti, che si era venduta persino Trigoria e il marchio.

rimpianto egiziano — Trattativa Soros spesso smentita ufficialmente. Salvo poi essere confermata dal presidente James Pallotta: “L'operazione Roma mi era stata suggerita da George Soros che era stato molto vicino a comprare la squadra”. Dagli stessi ambienti rimbalza spesso il rimpianto per il mancato ingresso in società del magnate egiziano Naguib Sawiris, uno che i soldi nella Roma ce li ha messi sul serio: nel 2006 comprò la compagnia telefonica Wind dall'Enel, l'anno dopo diventò main sponsor del club giallorosso, contratto annuale, rinnovato più volte. Provò a diventare anche presidente: Unicredit sostiene che l'offerta non era adeguata – anche per una documentazione non particolarmente approfondita – e gli preferì il gruppo americano, all'epoca presieduto da Tom DiBenedetto.

i russi — Anni prima dello zio d'America, c'era stata la ritirata di Russia, della Nafta Mosvka di Sulejman Kerimov. Era il 2004, al timone non c'era ancora Rosella ma papà Franco: trattativa lunga, seria, di dominio pubblico, saltata quando sembrava ormai a un passo la conclusione positiva. Negli ultimi giorni, la Finanza venne a fare una lunga ispezione a Trigoria (ma anche in altri club di serie A), che qualcuno interpretò come una sorta di avvertimento da parte della politica italiana. Di certo non hanno aiutato i continui giochi al rialzo di Franco Sensi, che puntava, con la cessione della Roma, a dare una robusta sistemata ai conti del gruppo Italpetroli. Kerimov i soldi li aveva sul serio. Lo dimostrò, dopo aver rischiato di morire centrando un albero sul lungomare di Nizza con la sua Ferrari, comprandosi l'Anzhi, e versando 22 milioni di euro l'anno a Samuel Eto'o per giocare in Daghestan, un posto dove hanno paura ad andare persino i militari russi.

oriente — Il tifoso romanista ora teme quello che potrà succedere in futuro: lo sceicco senza soldi è già parte del passato, ma la ricerca di nuovi soci, nonostante l'accordo decennale di sponsorizzazione appena siglato con la Nike, è tutt'altro che passata d'attualità. In attesa, magari, di qualche collega dei cinesi presentatisi all'Inter per un accordo non ancora raggiunto: nell'Atlante dei possibili investitori nella Roma, l'Oriente è ancora terra inesplorata.

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