La paura è passata: il Milan è ai quarti.

Adriano Galliani getta acqua sul fuoco, perché a caldo le forti emozioni hanno giocato un brutto scherzo. Dopo Arsenal-Milan il clima pareva da resa dei conti: Galliani che doveve chiarire con Allegri l'impostazione tattica della partita; Ibra arrabbiato perché impiegato fuori ruolo, per di più in una serata scellerata. Lo sfogo dello svedese alla fine è stato metabolizzato positivamente. Dice l'a.d. del Milan: "Più Ibra è arrabbiato e meglio vanno le cose. Lui è fatto così, altrimenti non sarebbe Ibrahimovic". Sulla decisione di schierare il tridente la spiegazione è semplice: "Ma non c'era nessun altro da mettere in campo. Noi abbiamo sempre giocato con la mezzapunta, purtroppo Boateng non c'era, Emanuelson ha dovuto giocare a centrocampo perché non avevamo mediani, si è fatto di necessità virtù. Se la Juve domenica gioca con Vidal centrale non si potrà dire che Conte ha sbagliato, non hanno altri difensori".

tutto come prima — E a proposito di Juve, l'1-1 di Bologna consente al Milan di rimanere in testa. Ma Gallini non si monta la testa: "Siamo lì, a due punti, non è cambiato niente. Ci sono 12 partite alla fine, 36 punti in palio". Dal campionato alla Champions: passato lo spavento ora si attende il sorteggio dei quarti di finale. Da evitare, possibilmente, il Barcellona di Lionel Messi, ieri autore di cinque gol nel 7-1 al Bayer Leverkusen. "Il Barca, quando gioca così, fa paura e non ho mai visto un giocatore come Messi, per me è il più grande giocatore mai esistito al mondo, il più grande di tutti i tempi. Se speriamo di trovare l'Apoel? Speriamo niente, magari Messi tra 20-25 giorni non è così in forma, non possiamo essere sempre così sfortunati. Sarebbe brutto incontrare un'italiana, non mi sembrerebbe la Champions, anche se nel 2003, semifinale con l'Inter e finale con la Juve, è stato bellissimo".

la maglia nera — E Galliani si congeda con una considerazione sulla maglia utilizzata all'Emirates. "Il Milan non indosserebbe più la terza divisa, quella tutta nera con cui la squadra ha perso 3-0. Ho provato qualunque cosa per non giocare con la maglia nera, ho urlato con Gandini (direttore organizzativo rossonero, ndr) ma non c'è stato nulla da fare. Abbiamo una maglia rossonera che si confondeva con quella dell'Arsenal, e quella bianca pure: o giocavamo nudi o in nero. Ma alla fine ci siamo qualificati...". In futuro la maglia tutta nera - con cui il Milan ha perso già un paio di partite prima di quella di Londra - potrebbe essere sostituita con una tonalità cara all'amministratore delegato milanista. "Per qualche anno abbiamo avuto una maglia gialla e - ha anticipato - torneremo ad averla".

Rino Gattuso in tribuna al Barbera con Adriano Galliani. Ansa

Gattuso ha ancora voglia — L’umore, insomma, è quello buono. Lo è tanto anche per Rino Gattuso che è finalmente tornato in gioco. “A Palermo era in tribuna per stare vicino al gruppo – ha raccontato il totem rossonero a Milan Channel -; l’ho fatto con tanta passione perché la partita era importante”. E torna a parlare del suo dramma, della diplopia che gli faceva vedere doppio. “E’ la fine di un incubo. Ora tutto è cambiato. Sto mettendo minuti sulle gambe; 25/30 li ho; l’importante è stare con la squadra e allenarmi con i compagni”. Gattuso sottolinea quanto sia importante questo momento. “Non dobbiamo cadere nelle trappole dei media. Come la storia della litigata tra Ibra e Allegri; le discussioni ci sono sempre, in tutte le squadre. Tranquilli tifosi, Ibra è fatto così, quando deve dire qualcosa la dice in faccia”. Il pari della Juve? “Dobbiamo stare con i piedi per terra. Non dobbiamo farci condizionare da nessuno, il nostro è un gruppo compatto. Dobbiamo giocare partita per partita e non cadere nelle provocazioni. La Champions? Tutto è possibile” aggiunge. E conclude così: “E’ da un po’ di mesi che sogno di entrare in campo con il boato dei tifosi. Ho tantissima voglia. Voglio godermi tutto giorno dopo giorno; per me adesso è come rinascere. Forse questa esperienza mi ha fatto bene. Mi è tornata la voglia di giocare al calcio”.