Un gol simbolo: nel recupero di Juve-Catania Emanuele Giaccherini fa esplodere lo Stadium. Lapresse

Maturità è vincere le partite quando si decide di farlo. E’ leggere un incontro e trovare la soluzione al momento giusto. E’ non sprecare energie inutili se sai di poter restare a secco. La Juve sta maturando e se lo dice Antonio Conte è sicuramente vero. A Bologna, nell’ultima partita di campionato prima della sosta, i bianconeri hanno conquistato i tre punti seguendo un copione che sta diventando ormai abituale: primo tempo di studio, poi un’accelerata improvvisa e letale per risolvere la questione. Nei secondi tempi la Juve ha conquistato finora 19 punti in più di quelli maturati nei primi 45 minuti: un incremento notevole che ha proiettato i campioni d’Italia in fuga anche in questo campionato. All’intervallo la Juve sarebbe seconda insieme alla Lazio staccata di 8 punti dalla Fiorentina. Poi cambia tutto: Juve lontanissima, Milan secondo (12 punti in più nella ripresa), Napoli terzo (+11). Per quanto riguarda i gol, la squadra di Conte ne ha segnati 23 nel primo tempo e 34 nel secondo.

Gestione diversa — Anche l’anno scorso i bianconeri avevano questa caratteristica, ma decisamente meno accentuata: alla 29ª giornata, quindi nella stessa situazione attuale, la Juve aveva conquistato 11 punti in più dopo l’intervallo e a fine stagione il bilancio era salito a +17. Una differenza tattica comunque c’è. Nel 2011-12 i bianconeri avevano solo il campionato e affrontavano ogni partita a cento all’ora dal primo all’ultimo minuto. Gli avversari magari reggevano un tempo, ma poi venivano stroncati dal ritmo feroce. Quest’anno, invece, la Juve è impegnata anche in Champions e quindi deve gestire le forze. Così schiaccia sull’acceleratore solo quando serve: dieci minuti qua, un quarto d’ora là e poi controlla la situazione cercando soprattutto di concedere poco. Dopo un anno e mezzo di vittorie il gruppo di Conte ha acquisito autostima e consapevolezza, qualità che permettono una gestione migliore delle partite.

Il colpo del k.o. — Il pregio di riuscire a decidere gli incontri nel momento in cui ci si prova davvero va di pari passo con il vecchio limite di questa squadra: l’incapacità a sbloccare un certo tipo di partite, quelle in cui servirebbe più cattiveria in area e magari la giocata estemporanea del fuoriclasse. Il risvolto della medaglia è l’effetto tappo di champagne: appena sblocca la partita, la Juve rischia di dilagare. Un po’ per scelta, perché quando accelera cerca di chiudere definitivamente l’incontro; un po’ per motivazioni tattiche, visto che a quel punto gli avversari non possono piazzarsi in otto o nove dietro la linea della palla, soprattutto quando manca poco alla fine. Non è un caso se in questo campionato la Juve per tre volte ha segnato due gol nel giro di cinque minuti (Parma, Napoli e Cagliari), per altre due volte ne ha fatti due in dieci minuti (Genoa e Chievo) e addirittura per cinque volte ne ha festeggiati due in quindici minuti (Pescara, Torino, Atalanta, Fiorentina, Bologna). Ai bianconeri è capitato addirittura di realizzare tre gol in meno di dieci minuti (con la Roma di Zeman) o di fare una tripletta in un quarto d’ora o poco più (ancora Pescara e Udinese). Insomma, quando decide di partire la Juve non si ferma. E questo è il momento della stagione in cui non ci si può proprio fermare.

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