Tesoro Pogba, il baby che fa ricca la Juve
Preso a parametro zero, vale già 20 milioni
Milano, 21 gennaio 2013
Piace ai grandi per come gioca e tira, piace ai piccoli per come si pettina e balla. E Conte lo mette sotto controllo
- Antonio Conte con Paul Pogba, nuovo gioiello Juve. Ansa
Mentre Paul Pogba raccontava la sua notte magica nella pancia dello Juventus Stadium, Antonio Conte è passato furtivo alle sue spalle e gli ha detto: "Stai ancora parlando? Basta, basta". Il tono era ovviamente scherzoso, ma anche con una battuta l'allenatore è riuscito a mandare un messaggio al giovane francese. L'obiettivo abbastanza chiaro della Juve e del suo tecnico è la protezione a 360 gradi di Pogba: in campo, all'ombra di Pirlo, Vidal e Marchisio, incaricati di farlo crescere e di insegnargli tutto quanto serva a fare il salto di qualità definitivo; e fuori dal campo, per evitare che certi atteggiamenti e l'esuberanza giovanile possano generare errori di comportamento che in casa Juve nessuno accetta. Non a caso Conte decise di escludere Pogba dalla trasferta di Pescara a novembre per due ritardi agli allenamenti. Le regole valgono per tutti, ma per i giovani un po' di più e per quelli di talento ancora di più, perché il rischio di montarsi la testa è alto.
L'investitura — In realtà Paul è uno che impara in fretta e che vive i suoi 19 anni con una discreta maturità. L'abbraccio prolungato che gli ha riservato Gigi Buffon sabato sera è molto più di un plateale complimento dopo una grande partita: è quasi l'investitura a un rango superiore, quello dei giocatori che fanno la differenza, e Gigi non è il tipo da concedere un simile onore a chi non lo merita o lascia dei dubbi per il suo comportamento. Pogba resterà sempre sotto lo stretto controllo di Conte, ma la Juve è convinta di avere tra le mani un giocatore che potrà diventare uno dei più forti centrocampisti del mondo nel giro di poco tempo. La scelta di un procuratore come Mino Raiola fa inevitabilmente pensare a rinnovi complicati, anche perché la quotazione di Pogba (arrivato a parametro zero, poi la Juve versò un milione al Manchester United) è ormai di 20 miloni, ma adesso il presente conta molto più del futuro.
Nella storia —
A 19 anni e 10 mesi e in sole 13 presenze con la maglia bianconera in Serie A, Pogba ha già segnato quattro gol. Nella storia della Juve non sono in molti ad aver fatto meglio: Galderisi era a quota 6 gol dopo 13 partite e a 19 anni appena compiuti; Del Piero era a quota 5. Discorso a parte per Renato Buso (autore del gol juventino più giovane a 16 anni e 10 mesi e ceduto poi a 19 anni e mezzo con 10 reti all'attivo) e per i campioni del passato (Felice Borel: 9 gol nelle prime 13 gare, bilancio stratosferico all'età di Pogba con 52 reti in 49 incontri. E poi Giampiero Boniperti: 9 centri in 13 partite all'età di 19 anni e 3 mesi). Pogba ha dimostrato in fretta di essere un protagonista, adesso deve crescere nell'uso dell'italiano: "Ormai capisco tutto, va sempre meglio - racconta il francese -. Quella contro l'Udinese è stata la serata più bella della mia carriera. Ho fatto due gol, abbiamo vinto e i tre punti ci servivano dopo la sconfitta con la Sampdoria e il pareggio con il Parma. Io a Vinovo alleno sempre il tiro da lontano, Conte me lo chiede. E adesso sono pronto a tornare in panchina, io faccio del mio meglio ma nel centrocampo della Juve ci sono campioni come Pirlo, Vidal e Marchisio". Grazie alla doppietta di Pogba la Juve ha battuto l'Udinese e ha anche allungato nuovamente in classifica prendendo due punti a Lazio, Napoli, Inter, Fiorentina e Roma. E adesso il vantaggio sulle prime due inseguitrici (le squadre di Petkovic e Mazzarri) è nuovamente di cinque punti.
Il numero 6 —
Pogba piace ai grandi per come gioca, per come tira, per la personalità che dimostra, per la serenità con la quale calcia a 100 all'ora o fa il dribbling con la suola. E poi piace ai piccoli per come si pettina con quell'improbabile cresta ("Balotelli si è fatto biondo per copiarmi...", scherza), per come esulta (ballando, magari con la faccia fintamente arrabbiata: "Mi sono rivolto ai miei amici in tribuna: gli avevo detto che avrei segnato"), per quell'aria da duro col cuore tenero. Qualcuno gli avrà detto di sicuro che la maglia numero 6 è una responsabilità in più. Sono passati quasi 25 anni dall'ultima partita di Gaetano Scirea in bianconero e poco meno dalla sua tragica morte. Da allora con quella maglia, mai ritirata dalla Juve, hanno giocato solo dei comprimari (Dimas, Fresi, Legrottaglie, Kovac e altri), un paio di registi (Paulo Sousa, Cristiano Zanetti), un campione del mondo a fine carriera (Grosso), un talento disperso (O'Neill), un giovane attaccante che divenne grande altrove (Henry). A una prima occhiata Pogba sembra quanto di più diverso ci possa essere da Scirea: per approccio, carattere, pettinatura, esuberanza. Ma ci piace ipotizzare che da lassù Gaetano segua con un sorriso divertito l'avventura del ragazzino francese. In fondo a 19 anni si può sbagliare, l'importante è capire gli errori e possibilmente non rifarli. E sotto questo punto di vista la migliore garanzia è Antonio Conte: con le sue attenzioni è davvero difficile che Pogba possa sprecare il notevole talento.
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