Fernando Llorente è stato acquistato dall'Athletic Bilbao. Lapresse

Ci sono immagini che raccontano più di mille parole. Palo Alto, Stanford University, la mattina dopo l’amichevole della Juve contro l’Everton. Mentre la squadra completa l’allenamento prevalentemente atletico, Antonio Conte chiama Fernando Llorente, si allontana insieme a lui e comincia a parlargli. Impossibile ascoltare, ma la gestualità del tecnico è chiarissima: Conte sta ripassando con lo spagnolo gli errori commessi la sera prima. Non si tratta di errori tecnici, facilmente scusabili con le gambe pesanti e la condizione ovviamente insufficiente. Si tratta di errori tattici, anzi di incomprensioni, di mancate letture di situazioni di gioco. La lezione privata di Conte a Llorente è durata quasi mezz’ora: il tecnico parlava e gesticolava, il giocatore annuiva e ogni tanto interveniva per chiedere spiegazioni. Llorente è un ragazzo serio, sta davvero facendo il possibile per entrare nei meccanismi bianconeri, ma è tutt’altro che semplice. Anche Tevez, sebbene facilitato da un bagaglio tecnico-tattico più ampio e da un ruolo più adatto al raccordo con i centrocampisti, sta faticando. Inoltre Llorente ha un problema in più, che Conte ha già fatto notare: è come se non giocasse da un anno a causa dei rapporti burrascosi con l’Athletic Bilbao. Ed è un aspetto che incide parecchio sia sulla condizione atletica sia sui tempi di gioco.

Il segnale Conte aveva deciso di far giocare gran parte delle amichevoli alla coppia Tevez-Llorente per aiutare i nuovi acquisti a smaltire i carichi di lavoro (meno digeribili per chi è appena arrivato) e per favorire il loro inserimento in squadra. Ma avvicinandosi il debutto ufficiale in Supercoppa è un po’ cambiata la strategia dell’allenatore che contro la Lazio vuole assolutamente conquistare il primo trofeo stagionale e non intende derogare dalla regola in base alla quale gioca sempre chi dà maggiori garanzie. Nelle tre partite dell’International Champions Cup il minutaggio di Llorente è diminuito (70’ contro l’Everton, 45’ contro i Galaxy, 20’ contro l’Inter), mentre quello di Tevez è rimasto costante (70’ nel primo incontro, 83’ nel terzo, aveva saltato il secondo per una botta alla schiena) e quello di Vucinic è aumentato (20’ con gli inglesi, 21’ con gli americani, 70’ con i nerazzurri). Mirko, sia in allenamento sia nelle tre sfide, ha dimostrato di essere l’attaccante più in forma e con Tevez può comporre una coppia affidabile e completa.

Llorente in azione contro i Galaxy. Afp

Le difficoltà Il valore di Llorente (che oggi non sarà a Villar Perosa perché raggiunge anticipatamente la Spagna, esattamente come fanno Vucinic col Montenegro, Caceres con l’Uruguay e Lichtsteiner con la Svizzera) non è in discussione, ma il suo inserimento nel gioco di Conte sì. Mai nella sua carriera il tecnico ha avuto e soprattutto ha schierato una punta così alta e con quelle caratteristiche. Fernando è un centravanti e Antonio ricorda sempre che per lui non esiste la coppia composta da un centravanti e una seconda punta, ma quella composta da due attaccanti intercambiabili per posizione e compiti. È vero, come ha ammesso l’allenatore, che Llorente garantisce alla Juve un’importante opzione in più: il gioco aereo, soprattutto in un certo tipo di partite che non si sbloccano o si devono recuperare, può essere molto utile. Però per essere titolari nella Juve serve una partecipazione alla manovra e un’intesa con i compagni che per adesso Llorente fatica a garantire. Non si può parlare già di bocciatura perché allo spagnolo va concesso il tempo necessario per inserirsi. Però Conte solitamente va di corsa e Fernando dovrà accelerare: per conquistare l’allenatore, prendersi la Juve e giustificare l’investimento. È arrivato gratis, ma guadagna 4,5 milioni all’anno.