Gian Piero Gasperini, 53 anni. Ansa

MILANO , 24 giugno 2011 - Cominciamo dal nome, Gian Piero. Non una ma due parole, e staccate. In mezzo c'è una pausa, come quelle che ogni tanto lo stesso Gasperini si regala prima di rispondere. Non è uomo di poche parole, ma sa sceglierle perché ama essere chiaro. Sotto quell'aria mite e dietro il sorriso, che non è di facciata, nasconde il carattere di chi non ha paura di niente e di nessuno, anche nello spogliatoio. Alcuni giocatori raccontano ancora delle epiche incazzature nell'intervallo di partite che i suoi non avevano giocato come lui aveva spiegato. Le pause e il coraggio di guardarti diritto negli occhi sono pronti anche all'Inter.

FAMIGLIA — L'uomo nel destino nerazzurro è così normale che ha sposato una ragazza conosciuta al liceo, Cristina, e con lei ha messo su famiglia alternando vacanze al mare a qualche giorno in montagna. Davide e Andrea, i figli, hanno anche giocato a pallone ma lui è felice per la loro carriera scolastica: il primo ha una laurea in Economia e Commercio, il secondo gioca tra i dilettanti e insegue la stessa laurea.

IN CAMPO — E' stato un bel centrocampista, intelligente e preciso. Sprecava poche energie, toccava il pallone con grazia, ma se c'era da usare le maniere forti non si è mai tirato indietro (ne sa qualcosa anche Diego Maradona, che uscì con un taglio al labbro da un Pescara-Napoli). Anche per questo era piaciuto a Trapattoni, che dopo la trafila nelle giovanili lo assaggiò in Coppa Italia (al posto di Causio) prima di aprirgli le porte di un'onesta carriera in provincia, dove ha lavorato anche con Galeone, qui forse ha imparato a miscelare palleggio, lanci lunghi e corsa.
In panchina Sui campi della Juve sarebbe tornato da tecnico (pur rifiutando sempre di entrare nella Gea), ripartendo dalle giovanili per rifare tutta la trafila. Imparando a vincere ma divertendosi in un lavoro che ha amato, insegnare calcio: fa parte di quei tecnici che hanno qualcosa da insegnare, che migliorano i calciatori che lavorano con loro. Con lui non si parla solo di diagonali, ma anche di palleggio, di tocco, di movimento e di un altro elemento che adora, il coraggio. Di tenere a volte la palla tra i piedi, di tentare una giocata speciale, di sperimentare.

ex juventino — Nell'estate 2009 e poi in quella 2010 lo si è accostato alla panchina della Juve, ci sono andati prima Ferrara e poi Delneri. Lui, che a nove anni, da bambino, vestiva di bianconero ci aveva sperato e ne ha sofferto. Poi forse ha pensato al vantaggio: gli era dolorosamente stata strappata di dosso l'etichetta di juventino, anche per questo forse Massimo Moratti ha pensato a lui.

In festa per la promozione del Crotone

DETTAGLI ALLA MOU — In una società che venererà a lungo l'uomo del Triplette, il Gasp sbarca con un bagaglio organizzativo che nasce da lontano: quando lavorava con gli Allievi ha imparato a usare i video per analizzare anche le giocate più semplici dei suoi, per correggerle. In quegli anni ha costruito il suo modello organizzativo e lo staff. Non sembra, ma è abituato a vincere al primo colpo, con i ragazzi e con gli adulti: a Crotone salì in B all'esordio (2003-04), con il Genoa ha raggiunto subito la A (2006-07). E ora?