Milano, Buenos Aires, Asunciòn, Buenos Aires, Milano in dieci giorni: 65’ in Paraguay-Argentina sulle spalle, atterrato ieri mattina e già domani pomeriggio sulle spalle avrà l’Inter.

Rodrigo Palacio dopo il gol realizzato contro il Catania. Afp

Rodrigo Palacio, è tornato più stanco o più gratificato?
"Giocare in nazionale fa sempre bene, sicuro. Certo, un po’ stanco sono, ma non devo pensarci: per Inter-Juve la stanchezza non esiste".

E pensando di poter giocare un Mondiale, otto anni dopo il primo, esiste ancora meno?
"Non so ancora se in Brasile ci sarò, ma di sicuro mi sento più completo e più esperto di allora".

Com’è giocare con Messi?
"Bellissimo se non ti distrai neanche un attimo, perché prima o poi la palla giusta ti arriva sempre, nello spazio. Oppure perché lo spazio te lo crea lui con una sua giocata".

Com’è giocare con Tevez non glielo possiamo chiedere: in nazionale il posto gliel’ha portato via lei...
"E però in Argentina lo vogliono ancora in tanti: non a caso lo chiamano il giocatore del popolo. E poi a un Mondiale ci sta che vadano anche sei attaccanti: Messi, Higuain e Aguero sono sicuri e io, Lavezzi e Tevez possiamo essere gli altri tre".

Sì, ma se verrà Tevez lei avrà meno possibilità di giocare.
"L’importante è esserci, poi se dovrò stare più spesso in panchina non sarà un problema".

Che consigli darà a Campagnaro, Ranocchia e Juan Jesus?
"Carlos è fantastico per come sa difendere la palla e poi girarsi come un fulmine. E lui sembra piccolo: in realtà è “grosso” e ha tanta forza. Ma queste cose Hugo le sa già bene".

Ecco, Campagnaro: che cosa ha portato alla difesa dell’Inter?
"Hugo ha una rapidità non comune, ma questo non gli fa perdere aggressività. Un attaccante contro di lui non gioca mai tranquillo: lo “sente” sempre, anche perché lui non gli dà respiro. Uno così dà sicurezza a chi gioca al suo fianco".

Palacio e Jonathan festeggiano l'ultima vittoria in campionato a Catania. LaPresse

Parliamo dell’altro suo compagno in nazionale, Alvarez: stupito di questo inizio di stagione?
"Ricky lo conosco da quando era ancora in Argentina, dunque sapevo cosa poteva dare. Lui aveva bisogno di due cose: fiducia e una buona condizione fisica. Ora fisicamente sta bene perché non si infortuna più e ha trovato anche fiducia: se hai quella dai il massimo, sono sicuro che crescerà ancora".

Se le diciamo «finto nueve»?
"Le rispondo che sono una seconda punta, ma che mi piace giocare anche così: purché sia davvero finto e non un centravanti classico. Mi piace perché mi stanco meno e stando più vicino alla porta posso segnare di più".

Handanovic ha detto: quest'anno abbiamo ricominciato dall'abc. Qual è l'abc di Palacio?
"Tanto lavoro sui movimenti giusti per adattarmi al sistema di gioco proposto dall'allenatore".

La cosa che Mazzarri le ripete più spesso?
"Se perdiamo la palla, di tornare il più velocemente possibile per andare a pressare chi ce l’ha rubata. E possibilmente di recuperarla".

E’ vero che il gioco di Mazzarri è il massimo per un attaccante?
"Mi piace quando si arriva in area in tanti: così si creano più situazioni pericolose e ci sono più possibilità di segnare".

Oggi tutti parlano dell’importanza di Mazzarri: ma quali sono le differenze più evidenti, rispetto all’anno scorso?
"Stramaccioni è un buon allenatore: ha pagato il fatto di aver giocato tantissimo da agosto a marzo e i troppi infortuni che ci sono stati, sia prima che dopo. Il problema è che quando si perde la colpa è sempre dell’allenatore, ma in realtà le colpe furono di tutti".

Un rimpianto?
"Aver giocato così poco con Milito, il classico compagno di reparto che ti aiuta a dare il massimo. Negli ultimi tempi l’ho visto molto bene, pronto: lo aspettiamo a braccia aperte".

Però alla domanda di prima non ha risposto... Giriamola: cosa l’ha colpita di Mazzarri?
"Nello spogliatoio si sente molto la sua personalità, in campo fa sentire la sua presenza, anche con la voce: non ti fa mai rilassare, vuole tutto fatto al massimo, sempre. E poi con lui c’è più rigore tattico, più attenzione ai movimenti: in questo Stramaccioni lasciava più libertà".

In una stagione difficile come quella passata lei segnò 22 gol: a quanti può arrivare, quest’anno?
"Preferisco farne meno e che l’Inter vinca di più. Però è anche vero che più segno e più è facile vincere, no?".

E’ vero che il miglior Palacio lo abbiamo visto tardi, a quasi trent’anni?
"Per me no. Ora ho più esperienza, gioco più tranquillo, ma in Argentina giocavo meglio: ero più rapido, più efficace nel dribbling, amavo fare assist. Adesso cerco di più l’area, cerco di più il gol".

Quanto è ancora distante l’Inter dalla Juventus?
"Ci sono diverse squadre più forti di noi, ovvero la Juve, il Napoli, il Milan: ci possiamo considerare più o meno sullo stesso livello di Roma e Fiorentina, ma alle spalle di quelle tre. Dunque vincere lo scudetto sarà molto, molto difficile, ma dobbiamo lottare e lavorare per quello. A un patto: pensare solo partita dopo partita e non dimenticare che dobbiamo ancora migliorare in tante cose, perché sbagliamo ancora tanto. Come Mazzarri ci dice in continuazione".

Cosa vorrebbe rivedere domani dell’Inter che lo scorso novembre vinse allo Juventus Stadium?
"Quel giorno fu tutto perfetto: sarebbe bello avere la stessa capacità di fare esattamente la partita che avevamo preparato".

E che partita servirà?
"Ce la dobbiamo giocare come se fosse l’ultima. Pressing e lotta, lotta e pressing. Bisogna riuscire a non farli mai giocare facile, a non farli pensare: soprattutto Pirlo, che è la “cabeza” della squadra. E poi massima concentrazione per 90’: quella è gente che ti punisce in un secondo".

E se segna ancora cosa fa?
"Boh: quello che mi verrà in mente in quel momento".